Il beato Albino Luciani e il ricordo di monsignor Bernareggi: tracce di un “incontro virtuale”

Tra i documenti del breve magistero del Beato Giovanni Paolo I vi sono anche dei messaggi pubblicati postumi; uno di questi è il testo che papa Luciani predispose per la registrazione su nastro magnetico in vista del convegno nel venticinquesimo anniversario della morte del vescovo di Bergamo, monsignor Adriano Bernareggi (1884-1953).

Il documento, che non venne mai registrato su supporto audio a causa dell’improvvisa morte di Albino Luciani, venne comunque recapitato, per cortesia, dall’allora sostituto della Segreteria di Stato, il vescovo Giuseppe Caprio, al vescovo di Bergamo Giulio Oggioni.

Papa Luciani, da patriarca di Venezia, era stato invitato dal vescovo Oggioni al convegno organizzato dalla diocesi di Bergamo, che si sarebbe dovuto celebrare nell’ottobre 1978, per ricordare la figura del Vescovo Adriano Bernareggi, personalmente conosciuto dal patriarca negli anni giovanili, nel venticinquesimo anniversario della morte (convegno che, a causa della morte del papa, si celebrò poi a fine novembre 1978).

“Noi cerchiamo di fare la volontà di Dio, senza sognare niente”

Il patriarca di Venezia “cedendo all’amabile insistenza del Vostro Vescovo”, come scrisse da papa, accettando l’invito, aveva anche preparato (o stava preparando) il suo intervento per il convegno durante i giorni trascorsi presso l’Istituto Stella Maris agli Alberoni di Venezia, dove aveva trascorso alcuni giorni prima di partire per il Conclave che, contro ogni sua previsione e desiderio, lo elesse sommo pontefice della Chiesa Cattolica.

Egli, infatti, il 5 agosto, durante la S. Messa celebrata prima di lasciare l’Istituto, così si rivolse alle suore nell’omelia: “Che cosa sarà di me, pensa qualche suora, mi faranno superiora? Non ve lo auguro, sapete. Ho appena letto il diario di Mons. Bernareggi, vescovo di Bergamo. Egli scrive: “Mi hanno fatto vescovo, ho detto di sì; mi aspettano oramai… Se me lo dicessero adesso, non direi più di sì”. Succede spesso così. Noi cerchiamo di fare la volontà di Dio, senza sognare niente: sarà quello che il Signore vuole”.

Il Papa, nel suo messaggio, dopo aver scritto della sua impossibilità a partecipare al convegno, occasione che gli avrebbe permesso di testimoniare “l’affetto singolare che mi lega alla Chiesa di Bergamo, patria dell’amato predecessore papa Giovanni XXIII e, come dice il Manzoni, già terra di San Marco”, ripercorre, seppur brevemente trattandosi di un audio messaggio, i tratti principali della figura di monsignor Bernareggi.

Una vita fondata su fede rocciosa e laboriosità

Luciani ne individua due in particolare. Il primo è “la coscienza viva di Dio come primo principio ed ultimo fine di ogni cosa ed in particolare di ogni persona”: tutta la vita del grande vescovo di Bergamo fu fondata su una fede rocciosa e una laboriosità per il bene della sua gente che raggiunse un grado di impegno straordinario (papa Luciani scrive che Bernareggi giunse ad un ritmo di lavoro di 18 ore al giorno, tanto che la sua morte prematura potrebbe essere stata dovuta al logorio legato a un’attività così logorante).

Sempre in merito alla dedizione apostolica, Giovanni Paolo I sottolinea come, nonostante i brillanti risultati conseguiti in saggi giovanili, Bernareggi non si sentiva realizzato nell’insegnamento, in quanto, come scriveva il Vescovo di Bergamo, “la vocazione sacerdotale si fa sentire in me e non è soddisfatta del puro insegnamento da una cattedra scolastica: esige la vita sacerdotale con l’insegnamento della dottrina di Cristo presentata ai cuori e alle anime, non solo alle menti degli scolari”.

“Bergamo ha bisogno più di redini che di frusta”

Dunque, come sottolinea Luciani, un vescovo davvero secondo il Concilio Vaticano II. Secondo aspetto sottolineato dal nuovo beato è il senso vivissimo del dovere che animava Adriano Bernareggi: ciò che per lui contava era la volontà di Dio e soltanto quella. 

Degna di nota, infine, è la bella citazione che Albino Luciani riporta in conclusione del suo messaggio, prima di concedere ai bergamaschi la sua Benedizione Apostolica. Egli scrive che Bernareggi così riportò in un testo poco prima di concludere la sua vita terrena: “La Diocesi di Bergamo ha bisogno più di redini per essere trattenuta che di frusta per essere stimolata. Beata diocesi!”.

Mi auguro di cuore, come se lo augurava papa Luciani, che questo possa essere detto ancora della nostra Diocesi oggi e domani: impegniamoci tutti per renderlo possibile, sicuri che non mancherà l’aiuto dal cielo dei nostri Vescovi e la benedizione del Beato papa Giovanni Paolo I.