Verso il Natale, l’essenziale e il superfluo. Suor Chiara: “Occorre coraggio per essere credenti”

Ho visto nei giorni scorsi immagini di una celebrazione sulle rovine di una chiesa distrutta in Ucraina, in cui i fedeli si sono riuniti comunque in preghiera in un giorno di festa. Ammiro moltissimo il loro coraggio. Mi hanno fatto riflettere su un punto: forse la fede ha bisogno di poco, di questa volontà di riunirsi, mentre molte altre cose che ci sembrano necessarie non lo sono così tanto. Una riflessione che faccio anche su me stessa e i miei cari, in questi giorni di spese natalizie. Cosa ne pensa suor Chiara?
Michela

Cara Michela, nei giorni che precedono il Natale le strade delle nostre città sono popolate da un andirivieni di persone impegnate nell’acquisto dei regali. A Natale si riaccendono i buoni sentimenti e gli affetti che cercano le forme più semplici per esprimersi e comunicarsi, come ad esempio i doni.

Si diventa per un giorno più buoni e generosi, capaci di solidarietà e di vicinanza; si consolidano i legami familiari, e in tutti, credenti o non credenti, si riaccendono sentimenti di umanità e prossimità.

Il clima delle feste natalizie rischia però di farci deviare dal significato profondo che celebriamo, del mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Si è tutti indaffarati a preparare l’ambiente, la festa, dimenticando di accogliere il protagonista principale dell’evento: Gesù! La partecipazione alla messa di Natale potrà vedere ancora un buon numero di presenze che rivivranno l’evento della nascita di Gesù, ma quel Dio bambino non trasformerà la vita se non verrà accolto e tutto continuerà forse come prima.

Una società che crea bisogni da soddisfare

La nostra società consumista, anche se in un tempo di crisi, ci spinge a curare molto l’esteriorità, a creare bisogni da soddisfare, a rinchiuderci in ambienti ovattati e non a porsi domande sul senso di ciò che si sta vivendo o facendo.

Anche la situazione di difficoltà che stiamo attraversando, se non tocca veramente la nostra “carne”, rischia di essere qualcosa lontana da noi. Ci potremmo chiedere: come l’evento del Natale ci raggiunge e alimenta la nostra fede? Come ci lasciamo toccare dalla memoria, che ogni giorno si rinnova nell’Eucarestia, di un Dio che si fa carne, pane per raggiungerci per salvarci e stare con noi? E questo non solo personalmente, ma comunitariamente, come popolo.

Cara Michela, mi dici che sei stata ammirata nel vedere le immagini di persone riunite a pregare in Ucraina in una situazione di tensione e di guerra e di continua violenza, evidenziando il coraggio e la fede di quei fratelli che non si sono lasciati intimorire dalle condizioni drammatiche che stanno vivendo.

La forza del popolo ucraino unito nella preghiera

Radunarsi insieme per pregare e affidare la situazione difficile che stanno attraversando infonde in loro coraggio, li fa sentire uniti, popolo, Chiesa. Quando le situazioni contingenti ci costringono a una maggiore sobrietà e precarietà di vita, quando viviamo in un clima di tensione e di paura, diventiamo più capaci di essenzialità perché la vita ci spoglia di tutte le false sicurezze e ci fa ritrovare impotenti e nudi di fronte alla realtà.

Cadono le maschere e le illusioni, tutto ciò che abbiamo costruito sulla sabbia e ci ritroviamo indifesi e bisognosi degli altri, per non sentirci soli. Avvertiamo la necessità di unirci, di fare corpo tra noi e attorno al Signore datore di vita, principe della pace. Sì, la fede ha bisogno di poco, del nostro sentirci mancanti e non autosufficienti, perché la vita ci pone sempre di fronte a un limite, dai nomi diversi, che ci fa toccare con mano la nostra incompiutezza, il non essere Dio.

Occorre coraggio per essere credenti

Occorre coraggio per essere credenti, per continuare a testimoniare l’amore che salva dentro lo scorrere della storia così travagliata, dentro le nostre contraddizioni. Dai fratelli che vivono in contesti di violenza e persecuzione, di opposizione alla fede, ci giungono testimonianze di vita cristiana e di chiesa che ci devono far riflettere e ci possono essere di esempio.

Il Natale che è ormai alle porte doni a tutti di scorgere, nelle sembianze di un bambino, l’immagine del Dio invisibile che si fa carne per rimanere con noi, per essere il Dio con noi, Colui che ha unito il cielo alla terra e la terra al cielo. Ci doni di ritornare all’essenziale, di saper vedere nei volti di ogni fratello e sorella l’immagine del Figlio di Dio, di essere Chiesa in cammino per trasformare la nostra terra nel giardino che è scaturito dalle mani del Creatore: allora sarà veramente Natale!