Nello Scavo, reportage sull’Ucraina senza retorica: “La guerra fa schifo”

Non c’è retorica eroica, poesia o nostalgia che tenga. Nello Scavo, giornalista di Avvenire e reporter di guerra, definisce senza mezze misure la natura di ogni conflitto. “La guerra fa schifo” è l’espressione che utilizza per spiegare al pubblico della rassegna Molte Fedi Sotto lo Stesso Cielo il motivo che l’ha spinto a scrivere e pubblicare un libro sulla guerra in Ucraina.

“Kiev” è edito da Garzanti e ricostruisce passo per passo i primi venti giorni del conflitto che ha sconvolto il mondo nel 2022. Scavo è un testimone diretto e della prima ora: si trovava nella capitale Ucraina un paio di giorni prima che cadessero i missili russi. Era diretto in Donbas, la regione contesa dal 2014.

Tutti prevedevano che sarebbe stato quello lo scenario dove si sarebbe consumato il braccio di ferro militare tra due nazioni che una volta facevano parte dello stesso sistema geo-politico.

Nessuno immaginava che le bombe e i convogli militari avrebbero raggiungo la capitale. Un’indiscrezione suggerisce al cronista italiano di non allontanarsi dalla città: lì sarebbe successo qualcosa. Così è stato.

Non esistono parole giuste per raccontare una guerra. Ma di certo esiste il modo migliore: in presa diretta”

Nello Scavo

Scavo racconta la quotidianità di una terra e di un popolo travolti da eventi che si pensavano ormai sepolti sotto la coltre della storia, almeno in Europa.

Restituisce fatti ed emozioni di quegli istanti con parole intrise dalle emozioni di chi ha deciso di restare in prima linea, insieme alla popolazione locale.

In un conflitto la verità non sta solo da una delle due parti, eppure è evidente la distanza tra le azioni di chi aggredisce e di chi subisce.

Il giornalista testimonia la tenacia della popolazione della capitale ucraina che ha difeso la propria terra e ricorda l’ingegno con cui la guerriglia locale si è opposta all’avvicinamento dei blindati adattandosi alla situazione e ideando tecniche e strategie per non essere travolta dagli eventi.

La solidarietà della gente e la condivisione della paura

Nella Kiev inaspettatamente assediata dai carri armati dell’esercito russo Scavo non trova solo tragedie e dolore o la violenza delle azioni militari. Ricorda la solidarietà della gente, la condivisione della paura e il conseguente sostegno reciproco.

Cita il coraggio di alcune famiglie della campagna che hanno dato accoglienza e rifugio a giovanissimi soldati russi scappati dal fronte: nemici per gli ucraini e disertori per la madre patria ma ospiti in quelle case dove si è vista una persona prima che una divisa.

Attorno al conflitto in est Europa si è generata molta solidarietà internazionale. Anche dall’Italia sono partiti mezzi con aiuti umanitari, cibo, medicinali, generatori elettrici e molto altro.

Tuttavia, ricorda Nello Scavo, la guerra resta un male che lascia sempre conseguenze a lungo termine. La storia recente ci è maestra: laddove si è arrivati allo scontro violento non sono bastate le risoluzioni internazionali, gli accordi di pace, la ridefinizione dei confini e delle alleanze per portare pace e serenità.

La guerra “matrioska”: un male che ne contiene altri

La guerra è sempre una “matrioska”, è un male che ne contiene altri: “Una guerra non rende migliori. Le guerre radicalizzano, estremizzano le posizioni.

I rapporti tra i popoli e le persone si alternano definitivamente: non finisce mai quando si firma la pace”. Il fronte ucraino vede attivi tutti i soggetti delle “altre guerre” volute da Putin: ceceni, georgiani, siriani.

La rivalità e la vendetta sono semi che germogliano a lungo termine. E poi – suggerisce Nello Scavo – non va trascurato il vissuto di guerra nei bambini. Le vicende tragiche sperimentate sotto le bombe, nei campi profughi, nei viaggi della speranza emergono a distanza di tempo.

Il dramma della casa abbandonata negli occhi dei piccoli

I più piccoli che hanno meno strumenti di rielaborazione del vissuto interiorizzano il dramma della casa abbandonata, dell’allontanamento dei famigliari, della perdita di sicurezza. La loro sofferenza resta sopita per diverso tempo ma poi si fa viva anche in maniera pericolosa. 

Il libro di Nello Scavo è un monito a non abituarsi all’idea del conflitto, un invito a non assuefarsi alle immagini di distruzione che ogni giorno i notiziari portano alla nostra attenzione, a non ritenersi estranei ai drammi che si consumano sulla terra in un mondo profondamente interconnesso.

La nuvola di polvere che si alza dopo la caduta dei missili su case e palazzi avvolge l’esistenza di persone che dovranno prima o poi ricominciare a vivere. Su di loro grava un immenso peso fatto anche di ricordi e di paure: non è questo il mondo che si può desiderare. È necessaria una nuova solidarietà.