“Caro papà, mi manchi tanto, veglia sempre su di noi”. Dal diario di Erica Villa

Erica Villa è una ragazza con disabilità che ha trovato nella scrittura uno strumento di espressione, resistenza e rinascita. Nei suoi articoli racconta alcuni aspetti della sua vita quotidiana, evidenziandone fatiche e conquiste. Qui di seguito in alcune lettere è riassunta la vicenda della malattia e della morte di suo padre, di cui alla fine di giugno ricorre l’anniversario, con un ricordo commosso.

6 dicembre 2005 – 30 giugno 2006

Caro Guen,

in questo periodo, mio papà si sentiva sempre stanco, ma una stanchezza diversa dal solito, quando facevo le scale mi sgridava sempre… allora mia mamma ha preparato il borsone e ha chiamato il medico e lui le ha consigliato di ricoverarlo subito in ospedale; appena i medici hanno visto mio papà hanno subito pensato che fosse una malattia grave e poi con l’aiuto degli esami eseguiti, hanno riscontrato una leucemia grave.

Il medico che lo seguiva, gli aveva promesso che a giugno sarebbe tornato a casa e avrebbe potuto ricominciare il suo hobby preferito: la caccia.

Il 2 gennaio 2006 è tornato ed è stato con noi fino al 22 febbraio… l’abbiamo viziato con i pranzetti che piacevano a lui… e grazie a questo si era ripreso molto bene.

È rientrato in ospedale il 22 febbraio fino al 17 marzo… durante questi giorni i medici l’hanno sempre rassicurato, tant’è vero che mio papà si è sottoposto a varie cure particolari perché aveva un forte senso del dovere verso la famiglia. 

Poi è ritornato a casa e nel frattempo si era ripreso benissimo, riuscendo, ancora per poco, a portarmi a scuola.

Rientrato per la terza volta dal 17 maggio al 30 giugno, facendo un esperimento più invasivo del solito, tanto è vero che sentiva un forte bruciore in tutto il corpo. 

L’equipe medica, dopo che il volontario che avrebbe dovuto donare il midollo osseo per il trapianto si è rifiutato per ben due volte, hanno chiesto a Bruna, la sua gemella, se si sentisse di donare il midollo osseo a mio papà. Il 31 maggio è stato sottoposto ad una trasfusione di sangue e, con il passare del tempo, sembrava che stesse migliorando e invece, dopo due settimane, la malattia si è ripresentata al venti per cento e il 30 giugno quando mia mamma, felice, è andata a prendere mio papà in ospedale le hanno detto che aveva pochi giorni di vita; mia mamma, incredula, non sentiva più il pavimento sotto i piedi.

Tornando dalla farmacia, prima di andare a prendere mio papà, ha voluto parlare con la dottoressa perché non le sembrava vera la notizia che medico le aveva appena comunicato.

La dottoressa, purtroppo, le confermava la diagnosi avuta precedentemente.

Erica

4 agosto 2006

Caro Guen,

stamattina alle 04.50 è deceduto mio papà.

Ecco la lettera che gli ho scritto e la canzone che gli ho dedicato:

Caro papà,

come stai? Noi qui stiamo bene, ma la tua assenza si fa sentire sempre più forte. Ormai sono quasi maggiorenne. La mamma è stanca, quindi torna da noi, abbiamo bisogno di te!

Laura ha avuto due bambine: Viola di un anno e mezzo, Greta di cinque giorni. Dacci una mano ad andare avanti!

Venerdì tu e la mamma avreste fatto trentanove anni di matrimonio! Proprio una grande festa, perché vi siete sempre voluti bene.

Noi siamo ad Andora, manchi solo tu! Veglia su di noi ogni giorno!

Ti ricordi quando ero piccola e mi portavi a girare in bicicletta?

Ti ricordi quante risate abbiamo fatto insieme? Sono momenti che non dimenticherò mai, perché sono indelebili nel mio cuore li ho trascorsi con te, la persona più importante della mia vita!

Ad Andora ti ricordano tutti con affetto per il tuo sorriso, per la tua simpatia.

Sono sempre migliorata nel cammino, tant’è vero che oggi sono riuscita a fare il bagno in mare perché era calmo e uscendo dall’acqua ho fatto qualche passo con una sola mano a sostenermi;. 

Ti ricordi la mucca di peluche che hai vinto al lunapark sparando con il fucile? È in camera mia sulla mensola. 

Verso metà agosto viene al mare lo zio Franco e sta con noi due settimane. Quando arriva, la mamma lo aspetta alla stazione, lo accompagna in appartamento e poi tutti e due vengono in spiaggia. Lo zio sta bene. Ogni due settimane va a casa nostra e taglia l’erba, in modo tale che cresce sempre più bella e ogni tanto da una potatura alle piante così il giardino rimane ordinato; finita la fatica si ferma a pranzo. 

La mamma, come sai già, cucina molto bene, preparando i suoi pranzetti che hai sempre mangiato con gran gusto e una volta a settimana usciamo a cena. Proprio ieri sera siamo state in un ristorante, dove si mangia tutto a base di pesce e mi ricordo che era uno dei tuoi piatti preferiti anche se, a dire la verità, mangiavi tutto quello che ti veniva preparato.

Ho quasi diciotto anni e la mamma quest’anno, anziché farmi frequentare la scuola, preferisce farmi aderire ad una associazione di Pedrengo, dove imparare le faccende quotidiane in perfetta autonomia, mentre nel pomeriggio vado in uno studio di Bergamo a fare l’impiegata.

In due anni di studio, ho frequentato uno stage scolastico, dove ho imparato il lavoro impiegatizio.

Ogni minuto, ora, giorno, mese, anno che passa sento il bisogno di vederti, abbracciarti… nel mio cuore c’è un vuoto enorme senza te e mai più nessuno lo riempirà di momenti felici come facevi tu.

Mi manchi, mi manchi, mi manchi…      tanti baci

Tua figlia Erica

  1. Ho avuto modo di conoscere Erica…siamo amiche…e’veramente tosta…tenace …caparbia…ma soprattutto se si fissa una meta….non molla…,L’ammiro X il coraggio e la voglia di vivere che ha..nonostante ..la sua vita…limitata ….ma X lei non e’un limite…anzi un puntodi partenza…verso nuove esperienze ed obiettivi👍😉

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