Alcune riflessioni sulla dipendenza alla droga e alcol. L’importanza di educare alla responsabilità

Le riflessioni nascono da un incontro con don Chino Pezzoli.

Sostengo dopo tanti anni di studio e esperienza che l’uso e l’abuso di droghe sono presenti soprattutto in chi tenta di fronteggiare da solo livelli di sofferenza psichica percepiti come intollerabili. La droga servirebbe per affrontare un insieme di situazioni difficili. Classifico queste situazioni in quattro tipologie.

Prima tipologia. Si riscontrerebbe in chi viene a trovarsi in relazione ad un lutto, a un insuccesso ed è incapace di usare le difese sufficienti o di trovare, entro l’orizzonte relazionale, un interlocutore adatto e rassicurante. La sostanza si dimostra in grado di proteggere questo soggetto dallo stato di sofferenza acuta tramite lo stordimento mentale, (le persone lasciate sole)

La seconda tipologia. È presente nel soggetto ansiogeno, incapace di affrontare le difficoltà nell’adolescenza. La droga faciliterebbe da copertura di alcuni scompensi psichici: ansia elevata, sbalzi d’umore, incertezza, tendenza alla noia e all’insoddisfazione, drammatizzazione dei problemi.

La terza tipologia. Appartiene alla categoria chi ha un forte disturbo di personalità. Il fattore che predispone all’uso di sostanze sembra essere l’incompleta strutturazione della personalità, quindi un’incapacità di condurre investimenti affettivi stabili, di decidere relazioni reali affidabili fuori dalla famiglia. Tale soggetto ha molto bisogno della famiglia come punto di riferimento, una famiglia che spesso non c’è. Trova nel gruppo deviante una famiglia sostitutiva.

Quarta tipologia. Si riscontra in chi ha disturbi sociopatici della personalità. Si tratta di un soggetto che ha la tendenza a esprìmere i suoi conflitti attraverso comportamenti molto emotivi, conflittuali. Emerge in questo soggetto un rimarcato disadattamento nell’integrazione scolastica, un aperto scontro con le regole. La famiglia di questo dipendente spesso è “multiproblematica”, con disorganizzazione dei ruoli, scarsa definizione dei confini del nucleo famigliare, inadeguatezza e disfunzionalità.

Alcune osservazioni.

Le famiglie sono ormai assenti, credono che l’educazione dei figli sia solo della mamma o si debba delegare a altri. Spesso pensano che sia un risultato legato alla crescita, (crescerà e capirà ciò che è giusto o sbagliato). I papà sono ormai assenti. L’avere sta al primo posto, non la crescita dei figli. Emerge spesso nella diagnosi la tipologia di genitore materialista.

Inoltre avverto la mancanza di progetti educativi in scuola, nei nostri oratori e parrocchie. I nostri giovani e ormai anche gli adulti dovrebbero costantemente essere educati per essere responsabili della loro vita e di quella degli altri.

Esiste invece la carenza di luoghi educativi dove si educa la coscienza delle persone nelle scelte, nei comportamenti. La parrocchia nei paesi soprattutto è sempre stata maestra di vita, ora non lo è più.

Proposte.

Il prete è un educatore della vita e per la vita, la sua missione sta soprattutto nello stare con gli altri, non mollarli e se rifiutano i nostri ambienti pastorali, avvicinarli in famiglia, nei ritrovi ricreativi per recuperare il contatto umano dei lontani, ormai la maggioranza. Noi siamo importanti per la nostra gente se condividiamo le loro difficoltà e sofferenze.

Formare piccoli gruppi di giovani e giovanissimi per favorire incontri settimanali un’interazione comunicativa con la presenza di alcuni esperti, ma soprattutto ascoltando le loro paure e domande e far pervenire alcune risposte di cui hanno bisogno. Penso che sia urgente oggi favorire in loro maggiore sicurezza e serenità.

Non abbandonare i ragazzi e i giovani dipendenti da droga e alcol, gioco compulsivo perché da soli non ce la fanno a superate la dipendenza. I nostri servizi sanitari da un po’ di anni curano il disagio giovanile con gli psicofarmaci compromettendo gravemente la patologia di dipendenza in atto. Questo di Fiorano è un Centro di auto-aiuto competente per trattane il disagio compulsivo con l’aiuto anche della Comunità.

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