Oratorio di Petosino: al Cre si sperimenta la cura e l’essere per l’altro con casa Amoris Laetitia

Una nuova esperienza per sperimentare la cura anche da altra prospettiva. All’oratorio di Petosino esiste un Cre fatto su misura per gli adolescenti con attività pensate per farli riflettere rispetto ad alcune tematiche legate alla cura. Tra le attività proposte in collaborazione con il territorio c’è anche l’esperienza alla casa Amoris Laetitia, una struttura che accoglie persone affette da disabilità.

Il CreAdo all’oratorio di Petosino

Ogni martedì mattina, gli animatori più giovani dell’oratorio di Petosino si dirigono presso la struttura dove vengono accolti per prendersi cura degli ospiti. La casa Amoris Laetitia è un progetto della fondazione Angelo Custode nato in risposta alle numerose fragilità riscontrate. Svolge il suo servizio dal 2017 e si pone come un servizio extra-ospedaliero per andare incontro ai bisogni di bambini e preadolescenti con patologie pediatriche attraverso un modello integrato medico, clinico, riabilitativo e sociale.

Per gli adolescenti dell’oratorio di Petosino, questo rappresenta un percorso suddiviso su quattro appuntamenti nell’arco del Cre. In queste quattro mattinate non solo condividono del tempo con i bambini ospitati dalla struttura, ma svolgono delle attività con e per loro. “Al Cre abbiamo la possibilità di esercitarci nella cura attraverso le attività di volontariato che svolgiamo il martedì mattina -racconta Giulia, un’adolescente dell’oratorio di Petosino-. Io svolgo volontario alla casa Amoris Laetitia con i bambini con disabilità fisiche. È un’esperienza molto personale perché apre i tuoi occhi sulla realtà e ti fa comprendere che non esiste solo il tuo piccolo mondo”.

Nel concreto, gli animatori dell’oratorio di Petosino svolgono un servizio semplice, ma decisivo per tutti i bambini della struttura: donano loro dei momenti di socialità. “La maggior parte di loro, nonostante le difficoltà, è abbastanza autonoma, ma hanno bisogno di una persona al loro fianco -spiegano Thomas e Maddalena, un altro adolescente-. In questo caso, a stargli accanto siamo stati propri noi animatori. Stiamo con loro, interagiamo e condividiamo alcuni momenti insieme. L’altro giorno, ad esempio, abbiamo giocato alla caccia al tesoro e abbiamo fatto squadra con loro. Aiutiamo i bambini e li facciamo giocare. Ci divertiamo con loro”. Dall’informalità si passa a dei momenti più costruiti, ma sempre vestendo i panni di un fratello o una sorella maggiore.

Crescere in un’esperienza di cura

Scegliere di vivere quest’esperienza, però, non è stato semplice. “Io non volevo andarci -confessa un’adolescente -. Non sono mai stata abituata a relazionarmi con persone con disabilità e posso dire che è stata una proposta davvero forte. La forza dell’esperienza si traduce in una nuova consapevolezza. Mi sta aiutando a non dare tutto per scontato: ciò che per me può essere un semplice gesto, per un altro può essere un grande traguardo”. Così la titubanza e la paura di non essere all’altezza vengono spazzate via dai sorrisi, gli abbracci e i volti dei bambini che “è uno dei ricordi più belli che ci portiamo a casa” come hanno raccontato i tanti adolescenti che hanno vissuto l’esperienza alla casa Amoris Laetitia.

Anche i bambini, con il loro modo di fare e il loro modo di essere, hanno lasciato il segno negli adolescenti di Petosino. “Io ho seguito per due mattinate una bambina di nome Febe. Ho imparato a conoscere le sue fragilità e anche ad apprezzarle”: un insegnamento che – ammette Monica – può davvero spronare a un cambiamento e un allenamento a guardare anche se stessi con occhi nuovi. Anche quando non è facile o non ci sentiamo all’altezza possiamo essere capaci di tendere la mano al prossimo.

“Non sapevo cosa aspettarmi da questa esperienza: ciò che mi ha spiazzato è la loro felicità e la loro gratuità quando compi un gesto nei loro confronti. Anche solo chiedendogli “Come stai?” si può iniziare a costruire un legame che, a lungo andare, li aiuta a relazionarsi e aiuta noi a crescere. È stata un’esperienza bella, ma difficile: non è facile stare accanto a qualcuno che soffre. Nonostante tutto, però, sono state quattro mattinate ricche di una felicità inaspettata. Questi bambini ti travolgo in un modo nuovo”. E a volte lasciarsi travolgere è anche un modo per accogliere a braccia tese la realtà. Siamo chiamati a vivere i nostri luoghi e i nostri tempi, ma possiamo scegliere di farlo con una nuova consapevolezza e con la certezza che valga la pena spendersi ed essere per l’altro.