Alla Gmg per riscoprire il senso dell’appartenenza

Prima di partire l’abbiamo chiesto spesso ai nostri pellegrini bergamaschi: “Ma chi te lo fa fare?”. Sì, perché la GMG è scomoda, faticosa e ti brucia anche un po’ la pelle se non stai attento e non ti metti la crema solare.

La domanda si fa ancora più pressante quando la GMG entra nel vivo. Il programma bergamasco è molto ricco e ha un ritmo incalzante (diciamocelo), ma i giovani non mollano un colpo.

Lasciando da parte il discorso della tempra bergamasca, torniamo alla domanda “Ma chi te lo fa fare?”. Basta vivere una giornata come quella di venerdì 4 agosto per comprendere il perché dell’intraprendenza dei giovani bergamaschi. Un giorno così ripaga ogni fatica.

Dopo la calorosissima accoglienza nella comunità di Sao Mamede della sera prima, i giovani si sono ritrovati al centro educativo della parrocchia per iniziare una nuova giornata insieme. Il primo impegno della giornata è la catechesi con il vescovo Francesco e il cardinale Matteo Zuppi (presidente CEI) con al centro il tema dell’amicizia sociale. Un argomento che calza a pennello con l’ospite d’onore impegnato ormai da tempo nella costruzione di un dialogo nel conflitto russo-ucraino. Come ormai da abitudine, i giovani si dividono in gruppi e iniziano i loro momenti di riflessione personale seguiti dal confronto. In ascolto, seduti in mezzo ai giovani, ci sono anche loro: il vescovo Francesco e il Cardinal Zuppi che, con l’orecchio attento, colgono tutte le provocazioni dei giovani.

Di fronte a una platea attenta, i due catechisti hanno rilanciato la posta perché -com’è stato ricordato poi nella Via Crucis a Parque Eduardo VII- non si viene alla GMG per sapere tutto, ma “per mettersi in ricerca e conoscere Dio da vicino”. Il discorso del vescovo Francesco, per l’appunto, si apre con un’ulteriore domanda: “Chi è per voi un amico vero?”. “L’amico è colui che con cui hai un rapporto speciale -prosegue monsignor Beschi-. Non è un legame semplice da costruire e con molte persone abbiamo solo dei rapporti amichevoli. Quindi cosa intendiamo quando parliamo di amicizia sociale? Non basta essere una squadra, occorre curare le relazioni per costruire un’amicizia sociale. È questione di appartenenza: se ti senti di qualcuno, non ti sentirai mai abbandonato”.

Alle parole di monsignor Beschi, sono seguite subito quelle del cardinal Zuppi accolto con un grande affetto dai bergamaschi. “Ve lo dico fuori dai denti, senza comunione si vive male – ha incalzato l’ospite della mattinata-. L’amicizia sociale è ciò che ci spinge a non stare tra di noi, ad accettare l’invio del Signore. Il Papa ce lo ricorda sempre: Dio ama tutti e anche noi possiamo riuscire in questa impresa. L’io senza un noi sta male. Abbiamo bisogno dell’appartenenza per vivere a pieno la vita”.

Il “sentirsi di qualcuno”, avere come dei fili che ti legano ad un altro (e anche ad un Altro), potrebbe già ricompensare quel “Chi te lo fa fare?”. Se dall’altra parte del legame, però, trovi Qualcuno che è disposto ad asciugare le tue lacrime allora il pellegrinaggio è totalmente ricompensato.

“Pensate a qualcosa che vi fa piangere -ha detto Papa Francesco provocando gli 800.000 giovani presenti a Parque Eduardo VII-. Non rispondete, tenetelo per voi nel vostro cuore. Lì Dio verrà a consolarvi in tutta la sua pienezza. Non chiudete la vostra anima nel momento del dolore, ma correte il rischio di amare e di lasciarvi amare perché solo così vi riscoprirete capaci di sorridere”.

In sintesi, si può dire che la giornata dei pellegrini bergamaschi è stata caratterizzata dall’appartenenza: all’altro, agli amici, a Dio. Scoperte o consapevolezze che hanno la forza del vento di Sao Mamede, il colore del terriccio di Parque Eduardo VII, il profumo della crema solare, i balli nel prato coordinati da una sponda all’altra, i cori lanciati in mezzo alla folla, i giochi fatti per passare il tempo con giovani sconosciuti e l’immancabile “Esta es la juventud del Papa”.

Occasioni come la GMG ti fanno buttare il cuore oltre l’ostacolo. È un’esperienza unica nel suo genere e non semplice da replicare, ma è giusto così. Ciò che ci possiamo portare a casa è quel salto oltre i propri confini. Quella sensazione può essere una nuova spinta verso nuovi orizzonti, anche quelli che suscitano un po’ di timore. Proviamoci anche a Campo do Gracia.