Ai confini del mondo, per scoprire l’ultima parrocchia più a nord prima del Polo

Sono mesi che analizziamo, leggiamo, studiamo le esperienze di chi è arrivato prima di noi.

Isole Svalbard, un’avventura, un viaggio sognato da lontano: raggiungere l’ultima presenza umana prima della lunga distesa di ghiaccio che porta al polo geografico (circa all’80 parallelo di latitudine).

Tutto è pronto… ma quando si parte nulla è mai pronto completamente.

Nelle avventure nel mondo sempre bisogna attrezzarsi con cura a cogliere ed accettare tanti piccoli e a volte grandi cambiamenti e imprevisti.

Ricordo quando atterrammo in piena notte a Reykjavik… L’aeroporto si apprestava a chiudere fino al mattino e noi unici passeggeri rimasti in attesa dell’autista che non arrivò mai. Non ci perdemmo d’animo e con l’aiuto di qualche samaritano islandese, riuscimmo comunque a raggiungere l’albergo. 

Questo viaggio fa scalo ad Oslo e poi, dopo una breve visita si riprende per LONGYEARBYEN, unico centro abitato, il più a nord del mondo, in mezzo a montagne ghiacciate e aguzze quali sono le Isole Svalbard. 

Nemmeno il tempo per ambientarsi e di nuovo via su un rompighiaccio verso l’Artico. 

Svalbard, isole con una densità abitativa per km quadrato di 0,04 abitanti. Scoperte 100 anni dopo le Americhe casualmente da Barents, un cacciatore di balene e orsi. Perennemente coperte dai ghiacci a parte la zona a sud libera per un breve periodo estivo. Il permafrost e il pack coprono 80 % dei suoi 62.000 kmq. 

Così si rende impossibile per gran parte dell’anno proseguire con navi verso il Polo nord e neppure seppellire i morti per l’impossibilità di scavare. Si dice infatti che alle Svalbard non si muore e nemmeno si nasce… in quanto il minuscolo ospedale è attrezzato solo per piccole emergenze. 

Quando l’aereo scende di quota sotto le nubi … ci troviamo in una bufera di nevischio fitto e imprevisto. 

Sembra di atterrare nella neve… Il chiarore e la luce riflessa è accecante… Le montagne intorno tutte imbiancate con piccole impalcature di legno, segno della grande attività mineraria per lo più del passato. 

Catapultati dai 16 gradi di Oslo a questo ultimo avamposto umano prima del polo nord è emozionante, anzi inebria a tal punto che vorresti cogliere con uno scatto tutti i particolari inesistenti in altre parti del mondo. 

Monopattini con gli sci, cartelli stradali che segnalano pericolo orsi; si entra in qualsiasi locale levandosi gli scarponi (durante il disgelo il manto stradale è una sconfinata fanghiglia). Cartelli di divieto di entrare con armi nei supermercati e negozietti. Parcheggi per motoslitte, o per le mute dei cani da slitta, al posto di parcheggi per auto (dogparking).  

Pochi i locali e i pub dove una moltitudine di giovani di 40 nazionalità diverse si rifugia dopo il lavoro o lo studio. 

Del resto in questo periodo dopo la lunga notte polare, la luce ci accompagna per 24 ore e il sole non scende mai all’orizzonte, alto nel cielo come in pieno giorno.
La luce è protagonista assoluta. Una luce accecante, penetrante, nitida, capace di farci scorgere ghiacciai e montagne a 100 km di distanza. 

E insieme al sole e alla luminosità straordinaria, l’aria, fredda pungente ma estremamente secca, 1% di umidità che ti obbliga a bere molto e a continuare ad idratare la pelle. 

Longyearbyen piccolo avamposto, dove le case non hanno fondamenta (impossibile scavare nel permafrost) e sono costruite  su palafitte per isolarle dalla terra fredda e glaciale. Tutto è organizzato in modo differente dal resto del mondo. 

Sulla montagna appare una chiesa, unica di tutte le Svalbard… Potremmo dire che è la parrocchia più a nord e più vasta del mondo.

In effetti Longyearbyen è il centro abitato più vicino al polo nord geografico. (circa 1.300 km). La chiesa delle Svalbard essendo l’unica presente è aperta 24 ore su 24 e tutti sono benvenuti, indipendentemente dalla nazionalità e dall’appartenenza religiosa.

Formalmente chiesa luterana, con ottimi rapporti con il mondo cattolico e ortodosso o di altre confessioni.

In posizione dominante rispetto al piccolo centro abitato si entra, (come in tutti i locali all’interno) togliendosi le scarpe.

Costruita negli anni 1956/1958 è un luogo di culto e anche di ritrovo. Durante la nostra visita abbiamo incontrato giovani studenti impegnati a prendere appunti davanti ad un PC.

La parte dedicata esclusivamente ai riti religiosi è semplice, con pochi ornamenti e rivestita tutta di legno. Nella parte conviviale e di ritrovo/studio/incontro ci sono sedie e tavoli con divanetti e poltrone e alcuni dolci a disposizione degli ospiti.

La domenica vi è la celebrazione principale della settimana.

Siamo al 78° parallelo e domani ci spingeremo a nord con una piccola nave da esplorazione/rompighiaccio oltre l’80° parallelo per raggiungere la banchisa nel mar glaciale artico a circa 700 km dal polo nord geografico  (il punto di  congiunzione di tutti i merdiani). E un’altra avventura ha inizio… (fine prima puntata)