Don Pino Puglisi a Mezzoldo: testimone di un amore che cambia

Sono passati esattamente trent’anni. Trent’anni da quei tragici colpi di pistola che hanno messo fine alla vita del mitico 3P: Padre Pino Puglisi, un sacerdote che ha combattuto la mafia siciliana con il suo sorriso, il suo buon umore e i suoi giovani.

Nonostante siano passati tre decenni dalla sua scomparsa, la sua storia continua a vivere in chi l’ha conosciuto e grazie a chi l’ha raccontato ispirando tanti giovani che vogliono intraprendere il cammino dell’educazione. Anche i corsisti di Mezzoldo si sono ritrovati di fronte alla sua “testimonianza travolgente” durante il corso residenziale.

Com’è ormai consuetudine, a fine agosto circa una cinquantina di giovani dai 18 ai 25 anni scelgono di dedicare del tempo a se stessi in funzione del prossimo. È un pensiero un po’ contorto, ma il ragionamento fila se si pensa a cosa rappresenti nel profondo il corso residenziale per giovani d’oratorio messo in pista dell’Ufficio Pastorale per l’Età Evolutiva.

Scegliere di passare cinque giorni a Mezzoldo significa prendere la decisione di formarsi e mettersi al servizio della propria comunità. E in un mondo in cui i giovani vengono etichettati facilmente come svogliati ed egoisti, questo corso non può che far notizia.

La sua valenza, poi, si rafforza ancora di più se si pensa all’estate ricca di appuntamenti appena trascorsa. Nonostante tutto ciò sia molto lodevole, questo è solo il primo passo perché, una volta sotto il tendone, non si è più a Mezzoldo, ma a Brancaccio, il quartiere in cui è nato ed è stato parroco don Pino Puglisi.

Quest’anno a guidare i corsisti è stato proprio lui: il sacerdote che ha combattuto la mafia con l’oratorio. Sono ormai trent’anni che il Centro Pastorale “Padre Nostro” è in attività e il nome “oratorio” non gli sta neanche così stretto.

Don Pino Puglisi lo inaugura nel 1993 ed è un po’ il coronamento della sua lotta contro la mafia. A Brancaccio strappava i più giovani dalla sfera d’influenza mafiosa insegnando loro che “per essere rispettati non serve essere mafiosi”.

Nel suo quartiere, il Centro Pastorale diventa un punto di riferimento e di ritrovo per tanti giovanissimi che si trovano lì per giocare, pregare e svolgere diverse attività.

La figura di 3P, però, non può essere relegata tra quattro mura. La storia che lo precede parla chiaro: nasce e cresce Brancaccio per poi diventare sacerdote nel 1960. Da quel giorno la lotta alla mafia si intensifica giorno dopo giorno. Nel 1970, quando diventa parroco a Godrano, riappacifica due famiglie mafiose in conflitto da diverso tempo.

Tra i vari incarichi, don Pino sarà anche professore e seguirà l’Azione Cattolica e il Seminario. A Brancaccio si distinguerà per il suo coraggio mentre ammonisce i mafiosi dall’altare.

“La sua testimonianza è stravolgente, va oltre la logica umana” commenta Isabella Ferrari, un’animatrice UPEE che ha curato i momenti di spiritualità durante il corso di Mezzoldo.

“È il testimone di un sì incondizionato che ci fa interrogare sul cosa lo spinga a confermare ogni volta questa sua scelta. Pensare che dietro ci sia quel Qualcuno con la Q maiuscola ci provoca. Oggi dire di sì alla Chiesa, dire di sì alla fede è davvero difficile e avere come riferimento delle figure come quella di don Pino aiuta a ritrovare il senso delle proprie scelte. Spero che i corsisti si siano portati a casa la forza di questa testimonianza e che ciò infonda in loro un po’ di coraggio nel dire il proprio sì e nell’essere Chiesa viva che non ha paura di uscire”.

A Mezzoldo, la figura di don Pino ha provocato i giovani spingendoli a interrogarsi su quale educatore desiderino essere, sui loro sogni, sull’oratorio del futuro e sul loro legame con Dio. Guidati dalla parola del buon seminatore, i corsisti hanno potuto toccare con mano la forza di un seme che, per germogliare, deve necessariamente morire.

“Più che un insegnamento, don Pino consegna uno stile che esternamente si manifesta in un sorriso. Guardandolo è questo ciò che ti colpisce di più -conclude Isabella-. Si tratta di un sorriso di serenità, coraggio e accoglienza che sta alla base della vita di ogni cristiano”.

Don Pino Puglisi colpisce con la sua storia e il suo stile, ma non dimentichiamoci del contesto in cui ha esercitato il suo ministero. Apparentemente il quartiere di Brancaccio sembrava un terreno arido e ostile senza alcuna speranza di produrre frutto. Eppure, 3P smuove la terra e inizia la sua semina.

Lì in quel quartiere in cui la mafia sembrava avere l’ultima parola è nato il Centro Pastorale Padre Nostro. Sono gesta di un uomo caparbio e forse anche un po’ testardo, ma consapevole di avere Qualcuno sempre al suo fianco.

Spinto da un amore capace di trasformazione come racconta Alessandro d’Avenia, suo allevio, nel libro a lui dedicato. “Togli l’amore e avrai l’inferno, mi dicevi, don Pino. Metti l’amore e avrai ciò che inferno non è”. L’augurio è che ogni corsista porti sempre con sé quello stesso amore capace di andare incontro all’altro e di cambiare il mondo.