Romano: in mostra al Macs la devozione di San Defendente

Una piccola grande testimonianza di devozione della comunità romanese all’interno del Museo di Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia nei confronti del loro Santo Patrono. Si tratta della mostra «San Defendente. Notizie Storiche. Parte Prima» inaugurata sabato scorso nella Sala Tadini del museo.

Era il giovedì santo del 1424, quando, a seguito di una pestilenza, al signor Tolotto apparve San Defendente nell’oratorio dei confratelli della SS. Trinità e, per la grazia ricevuta, la comunità romanese fece erigere la Basilica dedicata al Martire tebano, da allora Patrono della città.

Da quella data, sono trascorsi quasi seicento anni e, dallo scorso 14 settembre 2023 al 14 settembre 2025, la comunità romanese si impegnerà a rileggere la vita del protettore per essere con il suo aiuto, donne e uomini sempre più decisi a riprendere l’esemplarità, come citato dal programma: «Con San Defendente testimoni del Vangelo».

«Questa serata vuole inaugurare la prima tappa di una mostra che vedrà il nostro museo attrezzarsi, nel corso dei due anni, di opere presenti all’interno della nostra parrocchia e del nostro stesso museo per poter dare una “rilettura” storica degli eventi o avvenimenti più importanti che hanno segnato la storia di San Defendente», introduce don Tarcisio Tironi, Direttore del Macs di Romano.

L’esposizione «San Defendente. Notizie Storiche. Parte Prima» si compone delle seguenti opere: la «Pace» (fine secolo XV); il «quadro» sul Patrono dipinto per il 1923 da Abramo Spinelli; l’«Incisione» e la corrispettiva lastra di rame (1711) con al centro l’Apparizione del Santo della legione tebea e attorniata da episodi della vita del Martire, realizzata da Paolo Bianchi; l’«altarolo» di San Defendente (seconda metà del XIX secolo) costruito da Defendente Perini, sacerdote romanese; l’«Ex-voto» (1761) con un morente che implora la guarigione di San Defendente.

«Le cosiddette paci od oscoulatorium erano oggetti che erano destinati a essere baciati ed erano composti da una placchetta in metallo prezioso o in legno elaborato», spiega don Tironi. Questa «Pace» è di fine Quattrocento e, prosegue don Tironi, «il soggetto è Gesù che esce dal sepolcro attorno a San Giovanni Battista e a Maddalena la quale ha come segno iconografico il vasetto che ha utilizzato per andare a ungere il corpo di Gesù; sopra, al centro, la Madonna con Gesù e ai lati incisi rispettivamente San Giacomo che porta il cappello del pellegrino, il bastone e il testo sacro e San Defendente con la palma che richiama l’essere martire e la mazza, tenuta dalla mano destra come segno iconografico».

Approfondimento della «Pace»

Il secondo è il quadro San Defendente realizzato da Abramo Alessandro Spinelli nel 1923. «Autore che ha fatto diversi ritratti dei nostri vescovi bergamaschi, i due cardinali Gusmini e Agliardi e il nostro don Rinaldo Rossi prevosto di Romano di Lombardia», sottolinea don Tironi. Questo quadro è in realtà un bozzetto in scala su cui l’artista ha contestualizzato l’apparizione di San Defendente nella città di Romano di Lombardia durante la pestilenza: sulla destra lo scorcio della Chiesa Prepositurale, sulla sinistra lo scorcio della Rocca con la nicchia per la campana.

Il quadro San Defendente realizzato da Abramo Alessandro Spinelli

Di simile raffigurazione, ci sono l’incisione in acquaforte e la corrispettiva lastra di rame.
«Nel 1711,  viene in visita il Cardinale Pietro Priuli, Vescovo di Bergamo, a Romano di Lombardia, in occasione della traslazione, ovvero quando sono state prese le reliquie di San Defendente nella Chiesa Matrice e sono state portate, con quelle di altri santi Adriano, Ippolito, Colomba, nella chiesa dedicata a San Defendente: queste reliquie vengono messi parte nella mensa dell’altare e parte nel Ciborio», sottolinea don Tironi.
A ricordo di quest’evento, “dei laici” pensarono di far realizzare un’incisione raffigurante la vita di San Defendente e la sua apparizione al signor Tolotto; questa venne eseguita da Paolo Bianchi su ordinazione della Deputazione della Basilica e dedicata poi al Vescovo Priuli. Per quanto riguarda la lastra di rame, predisposta e offerta al Vescovo, è rimasta custodita negli armadi nella sagrestia della chiesa prepositurale fino ad alcune decine di anni fa quando, «una studentessa di una città emiliana mi contattò dicendomi che aveva trovato in un antiquario questa lastra», ha ricordato don Tironi. E così, dopo varie verifiche, dal novembre del 2005, è ritornata a fare parte dei beni della Parrocchia di Santa Maria Assunta e San Giacomo Apostolo il Maggiore.

L’incisione di Paolo Bianchi su San Defendente e la sua agiografia

Il penultimo oggetto in mostra è un «altarolo» che è stato donato dalla signora Anna Pandolfi al Macs nel 2008. «Era in casa per un regalo da parte della zia Teresina, morta nel 1981; quest’ultima, infermiera, era richiesta dalle famiglie per le iniezioni e ricevette in dono quest’altarolo», ha ricordato don Tironi. In legno dorato, la statua del Santo è collocata in una struttura architettonica dorata e costellata da specchiature che riflettono l’immagine come se fosse posta in un caleidoscopio. Quest’altarolo caratterizza la devozione popolare nelle abitazioni simboleggiando la presenza del Santo.  Per quanto riguarda la datazione e la firma, quest’altarolo è della seconda metà del XIX secolo e nell’incavo al piede si legge, scritto a matita “Sac. Perini di Roman/ fece” e poco sotto “Sacerdote/Perini/Defendente/di Romano/ fece”.

Altarolo

L’ultimo oggetto è l’«Ex-voto» ed è una tavoletta che è stata ritrovata per terra, dietro il coro della Basilica di San Defendente in occasione del restauro dello stesso nel 2001. Realizzata nel 1761, questa tavoletta rappresenta un morente che implora la guarigione da San Defendente apparsogli su di una nuvola.

Ex-voto dedicato a San Defendente

Nella stessa serata sono stati presentati i numeri 7 e 8 della pubblicazione editoriale «I quaderni del Macs»: «Rubini e il Calice colmo di ebbrezza» di Chiara Spanio che descrive nel dettaglio il calice donato dal tenore Gian Battista Rubini per la parrocchia di Romano di Lombardia nel 1850 e «San Defendente. Notizie Storiche – Parte prima» di monsignor Tarcisio Tironi che approfondisce le opere dell’omonima mostra che rimarrà aperta fino al 22 ottobre 2023.

I numeri 7 e 8 della pubblicazione editoriale «I quaderni del Macs»: «Rubini e il Calice colmo di ebbrezza» di Chiara Spanio e «San Defendente. Notizie Storiche – Parte prima» di monsignor Tarcisio Tironi