Ai confini del mondo. La bellezza del creato e il futuro dell’uomo

Nordstjernen… la stella del nord … Questo è il nome della nave da esplorazione, rompighiaccio, che ci porterà verso l’ottantesimo parallelo. 

Atmosfera da anni cinquanta, essenziale, tutta in legno tek e rivisitata con le più moderne strumentazioni di sicurezza in una navigazione e un clima che può diventare ostile in cinque minuti. 


Ci accolgono otto guide e un capo spedizione molto giovani… Successivamente avremo modo di apprezzare che è possibile essere giovani professionali e ben preparati ad ogni evenienza. 

Le prime miglia verso l’uscita di Eisfjorden sono in un mare apparentemente liscio e sullo sfondo immensi ghiacciai con lingue di ghiaccio che sfociano in mare. 

 il primo impatto ci fa capire dove ci stiamo dirigendo, enormi azzurri iceberg che incontriamo qua e là…. e… In uno di questi a dieci metri da noi uno splendido “walrus” tricheco sonnecchia al sole facendosi cullare dal ghiaccio. I suoi denti sempre rivolti in alto… Quasi a dire sto riposando, ma in attimo sono pronto a lottare… 

Sul rompighiaccio gli orari e le attività sono rigidi e più impegnativi di quanto immaginato a causa del freddo e della mancanza di umidità, oppure dalla difficoltà di trovare approdi per i gommoni, oppure per la neve fresca che ci fa affondare fino alle ginocchia.

Il giorno dura 24h, il sole è sempre alto nel cielo e quindi sta a noi regolarci per riposare,  a qualsiasi ora è possibile stare sul ponte della nave ed è possibile avvistare animali.

 Qualcuno dei 50 passeggeri  ( 50 sono i membri dell’equipaggio sempre indaffarati quasi a tutte le ore con turni di lavoro intervallati da turni di riposo) sfruttando la luce accecante  24h rimane spesso sveglio sul ponte e nei punti più riparati della nave per 18/ 20  ore nel silenzio interrotto solo dal rumore del mare, o quando giungiamo nei pressi della banchisa, dallo scontro dei ghiacci, in attesa di scorgere dal binocolo una qualsiasi forma di vita animale. 

Intanto lentamente Nordstjernen dirige la prua sempre più a nord verso il Polo. 

Stranamente l’oceano appare non proibitivo, come da altri resoconti di viaggiatori precedenti e questo perché nonostante il freddo e il cielo plumbeo, non c’è molto vento. 

Il personale è filippino, gentile e servizievole pronto ad ogni evenienza e felice di esserti utile con un barista afroamericano che sembra uscito da un film degli anni ’60… assolutamente in piena sintonia con la nave.

Dopo la cena di venerdì 19 maggio …  ci avvisano che stiamo raggiungendo l’ottantesimo parallelo e come prevede la tradizione del mare… breve brindisi e scambio dei migliori auspici sul ponte di prua mentre un sole splendido ci dona un briciolo di tepore alle articolazioni e al viso cosparso di crema idratante. 

Circa alle 22.30 altro messaggio che stiamo incrociando finalmente la banchisa e il pack.

Subito dopo si sente in inglese il grido di un passeggero vedetta: ” Bear, the Bear” … che fa precipitare tutti i naviganti sul lato sinistro della Nordstjernen… Sulla banchisa a circa 500 metri da noi uno splendido orso polare sta curiosando fra i ghiacci, probabilmente alla ricerca di cibo. Sembra incurante della nostra presenza, assolutamente libero, solitario e felice.

Si siede proprio come gli umani, poi si gira e riprende il suo cammino. Ogni tanto corre, poi improvvisamente rallenta. Stiamo circa 20 minuti in contemplazione; intorno un silenzio assoluto rotto solo dagli scatti fotografici e dal vento pungente del pack. Apparentemente nessuna foca in circolazione, di cui è molto ghiotto. 

Di sicuro ha sentito l’odore umano In quanto possiede un olfatto capace di distinguere una foca da un essere umano a km di distanza. 

Davvero null’altro ripaga questi momenti di natura meravigliosa e libertà. 

Di fronte ad una distesa di ghiaccio che appare infinita e in questa distesa fredda apparentemente inospitale trovare un grosso mammifero solitario che ci vive e ci sta bene per 20 /30 anni, ci riporta alla nostra vita, alla tremenda bellezza della natura e alla grandezza del suo creatore. 

Se pensiamo poi che gli uomini nello stesso tempo fanno di tutto per combattersi e per distruggere la terra… questo unico bene che ci è stato affidato… Il cuore si smarrisce e dal viso una lacrima ghiacciata riga le guance. 

Mai avremmo immaginato di vedere “vis a vis” quello che normalmente si vede solo nei documentari… Mai avremmo immaginato un viaggio che si spingesse fino ai confini del vivere umano e animale. Eppure anche in questi luoghi si sperimenta il silenzio, il soffiare del vento gelido, l’immensità dei paesaggi che nemmeno il più grande pittore riuscirebbe a immortalare. 

Le sfumature di bianco e l’azzurro di alcuni blocchi di ghiaccio ti lasciano senza parole ” il naufragare me dolce in questo mare” direbbe Leopardi.

Un viaggio, un’esperienza che diventa uno scavare dentro la nostra vita, i nostri principi, le nostre frenesie e i nostri vissuti a confronto con un tricheco o alcune foche che si crogiolano al sole sugli iceberg, oppure si divertono con tuffi e guizzi velocissimi in acqua, mostrando l’agilità e l’apnea che sanno affrontare sottacqua. Proprio in quel momento ti accorgi di quanto effimere ed inutili sono le cose che riempiono i nostri giorni. 

Assistere al cambiamento climatico a queste latitudini significa non poter dire oggi che tempo fa perché il tempo cambia alla velocità della luce e in alcuni minuti si passa dal cielo sereno ad una bufera di neve ad un vento impetuoso e un correre delle nubi che appaiono a volte bianche cangianti altre viola plumbee quasi nere. 

Noi esseri umani entriamo in questo angolo di oceano e di terra solo in punta di piedi coscienti dei nostri limiti, prudenti per i mille imprevisti e consapevoli che questa terra e questo mare devono appartenere ad altri. 

Agli orsi polari alle volpi artiche, alle oche artiche alle foche e ai trichechi. 

A loro e solo a loro Dio ha dato di custodire questo paradiso. 

Si può credere o non credere all’esistenza di un’entità divina che ha creato il mondo ma è innegabile che la complessità della vita a queste latitudini, così come la straordinarietà delle sue manifestazioni dai licheni neri o arancio alla fauna presente… ti rimandino al mistero di come tutto questo possa essere capitato per caso… 

Personalmente preferisco pensare che tutto questo esiste per amore… solo per amore e il nostro esistere si manifesta compiutamente solo nell’amore. 

“I care” diceva Don Milani… “Mi sta a cuore”.. Così qui anche noi questa notte non possiamo che dire Grazie Signore… Ci sta a cuore la natura, il mondo animale e vegetale e tutti gli uomini che lo abitano.

E nella meraviglia un grido alto sale nel Cielo…. Donaci la Pace la tua pace, dona a questo mondo lacerato la pace del cuore. 

Nella piena notte risplendente di luce, diventa difficile prendere sonno perché l’immagine del pack è dell’orso ci hanno sopraffatto… poi lentamente pensando a dove sarà e cosa starà facendo il re dell’artico… Ci addormentiamo anche se fuori è sempre pieno giorno. 

L’indomani sabato si riprende la navigazione per nuove esplorazioni e nuovi incontri. 

Il mare inizia ad essere più mosso, i piatti a tintinnare, si cammina come ubriachi e quando prendiamo l’onda lunga la nave sembra affossarsi nel ventre dell’oceano e poi dopo alcuni secondi viene risputata in alto….  qualcuno preferisce tornare in cabina. 

Alle 10 siamo pronti per scendere ma i gommoni in avanscoperta fanno fatica ad individuare un approdo abbastanza sicuro. 

Quando danno l’ok qualcuno preferisce rinunciare… Noi siamo temerari e nonostante il freddo e le onde ci avventuriamo… 

La tenacia viene di nuovo premiata perché quasi alla fine del nostro cammino la nostra guida Amelie che da un po’ scrutava con il binocolo… Improvvisamente grida di nuovo “Bear”…. Ma questa volta non ci troviamo al sicuro sulla nave bensì a circa un km dall’animale. 

Subito cerchiamo di vedere dove sia e scorgiamo a circa un km una massa bianca che costeggia l’oceano e gli iceberg (proprio come noi) 

Cerchiamo di fotografarlo ma Amalie ci strattona e ci grida che dobbiamo allontanarci in fretta mentre manda con la radio l’allarme a tutte le altre guide. 

Purtroppo noi siamo il gruppo in coda e pur arrivando velocissimi ai gommoni saliamo per ultimi. 

Nella concitazione per fare più posto a noi, le guide hanno lasciato tutto il materiale dj supporto sulla riva. 

I “boat driver” danno motore e velocissimi planano verso di noi…. Quando tutti sono sulla nave le guide con l’ultimo gommone tornano per prendere il materiale e con sorpresa trovano l’orso proprio lì quasi ad aspettarli. 

Mentre decidono il da farsi ad una decina di metri dall’animale, dalla nave assistiamo alla scena dell’orso che rovista fra gli zaini, poi riprende il cammino e poi si gira per un ultimo sguardo curioso. 

Nel frattempo decidono di sparare tre colpi in alto per farlo fuggire e poter scendere a recuperare il materiale in sicurezza. 

Altre emozioni altra adrenalina…. Altre immagini che rimarranno stampate nella mente e custodite nel cuore. 

Forse l’orso avrà pensato di noi quanto siamo bizzarri… Di certo Amelie sapeva che correndo, l’orso poteva arrivare fino a noi in dieci minuti e così è avvenuto… Prima di salutarci l’orso decide anche che è giunto il momento di un tuffo in acqua… E così ci saluta….alla ricerca di foche 

Ovvio che sulla nave tutti parlano solo di questa disavventura, non solo noi viaggiatori ma soprattutto le guide… perché non è usuale sparare.. e incontrare l’orso polare a piedi sui ghiacci. 

Il pomeriggio nuova discesa per fortuna senza incontri se non una piccola renna che risale la montagna per conquistare la sua prima vetta. 

L’ultimo giorno il tempo è di nuovo cambiato il vento soffia forte e il freddo si sente molto di più. Le guide decidono comunque di darvi scendere ma poi una volta vestiti, il mare peggiora nuovamente e gommoni già a mare, decidono di rientrare. 

Per oggi niente discese con gommone. 

Piano piano si riprende la strada di casa, ma prima di passare l’ultima lunga notte sul mar glaciale artico…  una breve sosta a Ny Ålesund.

Non è considerato un nucleo abitato ma è l’ultimo avamposto umano prima del polo nord dove risiedono a turno per tutto l’anno dei ricercatori mondiali tra cui alcuni italiani del CNR. 

Ci sono alcune casette in legno, un grande radiotelescopio e in ciascuna vive e lavora un gruppo di ricerca, diviso per Paese…. Cinesi, italiani, norvegesi, tedeschi inglesi americani svedesi ecc… 

Si, perché le isole Svalbard pur essendo territorio norvegese… per un accordo, possono essere sfruttate e studiate da quasi 50 paesi che proprio qui hanno una loro permanente presenza. 

Non osiamo nemmeno pensare come si viva qui durante la notte polare e il buio che dura 24 ore… Basti pensare che a maggio la neve copre alcune baracche colorate di legno fino al tetto ed esiste un unico luogo dove è possibile socializzare gli uni gli altri dopo il lavoro. 

Qui è anche il luogo dove è partito per il polo il dirigibile ITALIA di Nobile… Da cui non farà più ritorno. 

Pittoresco e colorato d’azzurro turchese è l’edificio delle poste più a nord del mondo dove è possibile mettere il timbro a testimonianza del nostro passaggio. 

A cena sulla nave di inizia a fare memoria di tutte le meraviglie incontrate e ci si racconta le emozioni e le impressioni vissute… poi il personale stranamente inizia a togliere tutti piatti e a legare le sedie con potenti corde. 

Poco dopo l’altoparlante annuncia di nuovo “rough sea” “mare mosso” . 

Fuori quel mare calmo e a volte liscio si è trasformato in un gigante arrabbiato e sbuffante. Il cielo è nero e gonfio di vento.

Inizia così  il nostro viaggio di ritorno sbattuti dal vento e dalla pioggia battente, siamo una “pallina” dentro una centrifuga. 

Tentiamo di dormire ma  la nave sbattuta sul fondo dell’oceano e poi respinta con violenza fuori …non dà tregua per molte ore….nessun timore….solo la certezza e la sicurezza che un rompighiaccio nella sua robusta stazza sa trasmettere …

350 Km di navigazione mancano a Longyearbyen e nella veglia ripenso ai grandi esploratori solitari…

(seconda parte – continua)

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