Papa Francesco ai giornalisti dei settimanali diocesani: “Comunicare è formare l’uomo e la società”

Papa Francesco incontra i giornalisti dei settimanali cattolici nella sala Clementina. Foto Vatican media Sir

Le parole con cui Papa Francesco si è rivolto il 23 novembre scorso ai giornalisti dei settimanali diocesani

“E vediamo dalle tristissime cronache di questi giorni, dalle terribili notizie di violenza contro le donne, quanto sia urgente educare al rispetto e alla cura: formare uomini capaci di relazioni sane. Comunicare è formare l’uomo. Comunicare è formare la società”.

Con queste parole Papa Francesco si è rivolto il 23 novembre scorso ai giornalisti dei settimanali diocesani. Giornalisti che consumano le suole delle scarpe, che ascoltano e raccontano le persone e la loro vita senza mettere in secondo piano le strade affollate del digitale.

Giornalisti per i quali il ritorno dei volti, auspicato dai filosofi Emmanuel Levinas e Italo Mancini, è da promuovere nel tempo in cui il video tenta di sostituire piuttosto che affiancare il volto mentre la lentezza della conoscenza e dell’approfondimento si scontra con la velocità del tutto e subito, mentre il frammento ha la meglio sull’insieme.

Papa Francesco indica loro tre sentieri: il primo è quello della formazione, questione vitale perché sono in gioco il futuro della società e il dialogo intergenerazionale; il secondo è quello della tutela che coincide con la protezione delle fasce più deboli sul piano comunicativo; il terzo è quello della testimonianza che è l’andare controcorrente nel parlare di fraternità in un mondo individualista.

Sono tre sentieri d’altura che non allontanano dalla complessità ma la attraversano senza esserne travolti. Sono percorsi da compiere con orecchie e occhi aperti per non venire risucchiati dal vortice delle parole vane e ostili ma per essere capaci di parole amichevoli e profetiche.

Sono i sentieri quotidiani della cultura, del dialogo tra Vangelo e vita e del dialogo tra la ragione e la fede. Sono i sentieri della coscienza che si ribella al male da cui deriva anche la violenza contro le donne che dall’inizio dell’anno a oggi ha fatto registrare in Italia 107 vittime. Lungo questi sentieri che attraversano la notte delle guerre risuonano le domande: “Dové l’uomo? Dov’è l’umanità?”

Sono sentieri d’altura, come tali richiedono un’adeguata attrezzatura culturale e spirituale.  Lo chiedono non solo ad alcuni alla luce di specifiche competenze, lo chiedono a tutti perché insieme si pensi e si costruisca un futuro umano.

Non basta allora fermarsi alle mancanze, alle inadempienze di una parte, non basta ricorrere alla delega di compiti e responsabilità ritenendosi esonerati o inadeguati di fronte al potere del male.

I sentieri d’altura portano agli orizzonti della pace e della giustizia. Si cammina insieme: giovani e adulti, giornalisti e insegnanti, genitori ed educatori, esponenti politici e rappresentanti delle istituzioni, in un’alleanza consapevole che “Comunicare è formare l’uomo. Comunicare è formare la società”.

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