Le giovani vite di Suor Laura. Santa Scorese e il suo impegno per aiutare chi soffre

Studentessa e attivista cattolica, Santa Scorese è morta a solo 23 anni, sotto i fendenti mortali di un giovane con disturbi psichici. La morte della ragazza  è stata considerata ‘martirio’ dalla Chiesa cattolica, che ha avviato il processo di beatificazione, ed è stata proclamata serva di Dio. Per la sua fede appassionata, Santa aveva deciso che sarebbe diventata una missionaria.

Attingiamo elementi della sua storia dalla selezione delle “giovani vite” raccolte da Suor Laura Fontana e presentate sui suoi canali social, raccogliendo riflessioni e commenti. Suor Laura fa parte della congregazione delle Sacramentine, vive a Bergamo. 

È anche un’insegnante e nel tempo ha realizzato con impegno la sua vocazione educativa: non solo dal vivo accanto ai ragazzi delle scuole ma anche nel mondo dei social network. 

Ha vivaci profili social attraverso i quali offre quotidianamente agli “amici virtuali” spunti interessanti di riflessione, e raccoglie le reazioni e i commenti di chi legge come arricchimento per tutti. Ognuna delle sue “vite fiorite” porta scoperte interessanti che possono attecchire come semi nei cuori di chi legge. 

Così dice la sorella:  «Una mamma che perde la figlia, è una mamma che non vive più. Mio padre, credo, provasse un grande senso di colpa: un poliziotto, un 

servitore dello Stato che non era riuscito a salvare la propria figlia! Quest’angoscia se la porterà con sé fino alla morte! La nostra vita, comunque, è stata stravolta. Al tempo stesso Santa ci ha offerto anche un grande aiuto: intanto creando coesione in famiglia, poi facendo in modo che mio padre si riavvicinasse alla fede. Da noi si dice che “dal guasto è venuto l’aggiusto”. Tanto che oggi il motivo serio per continuare a vivere con impegno, è proprio lei, Santa. La giovane, nei suoi scritti, lancia messaggi di vita, di speranza, di tenacia, di amore, di bellezza, di coerenza, di dono agli altri.

Santa Scorese, nativa di Bari, passò attraverso varie spiritualità ed esperienze ecclesiali, intenta a capire come aiutare chi soffre e mettendo Dio come unico punto fermo della propria esistenza.

Al Genfest del 1985 avviene l’incontro con il Movimento dei focolari e da subito Santa vi aderisce, cominciando ad attuare la “rivoluzione d’amore” che il Movimento gen vuole portare nel mondo, cominciando da Bari.

Inizialmente intenzionata a sposarsi, si orientò verso la consacrazione secolare nelle Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe. Il suo desiderio venne però interrotto da un giovane, che già da tempo la perseguitava e arrivò a ucciderla la sera del 15 marzo 1991, mentre stava rincasando dalla riunione con il gruppo giovanile di Azione Cattolica.

La fama di martirio in difesa della virtù cristiana della castità da parte di Santa ha dato luogo all’apertura del suo processo di beatificazione negli anni 1998-1999 presso la Curia vescovile di Bari; la fase diocesana è stata convalidata il 14 aprile 2000.

È figlia di un poliziotto e di una casalinga, nata il 6 febbraio 1968 e la sua vita è uno straordinario mix di spiritualità, tante quante sono le “esperienze forti” che attraversa nella sua breve vita. 

Prima di tutto, in ordine cronologico, viene la spiritualità salesiana, che respira nella sua parrocchia di origine e che le trasmette una grande devozione mariana. Negli anni dell’adolescenza è plasmata poi dalla spiritualità focolarina e dalla forte personalità di Chiara Lubich, mentre nei suoi ultimi anni è affascinata da san Massimiliano Kolbe e s’avvicina alle Missionarie dell’Immacolata, ispirate alla spiritualità di quel francescano martire ad Auschwitz, senza dimenticare l’influenza ricevuta anche dall’Azione Cattolica. 

Tra un’esperienza e l’altra c’è la fatica di una ragazza con “la testa a posto”, che studia e riesce bene a scuola perché è consapevole dei sacrifici suoi genitori per farla studiare, ma che ha imparato anche a regalare il suo tempo agli altri. Per questo la si trova tra i Pionieri della Croce Rossa, al fianco di una giovane famiglia con problemi, nel coro Gen, tra i catechisti della parrocchia, sempre disponibile ad ascoltare, consigliare, confortare chiunque. 

Con tali e tanti impegni, resta davvero un mistero dove riesca a trovare ancora il tempo per studiare, eppure il libretto universitario parla chiaro. È solo passata da Medicina a Pedagogia, perché ha fretta di tuffarsi in una professione con la quale “esser d’aiuto a chi soffre”.

Ancora più brillante del suo curriculum scolastico è però il suo itinerario spirituale che la conduce verso una fede matura e coraggiosa.

All’insaputa di tutti comincia a scrivere il suo diario spirituale, trovato con sorpresa solo dopo la sua morte, dalle cui pagine si riesce a capire che per Santa “solo Dio è ciò che conta”, perché Lui soltanto “è veramente l’unico incrollabile punto fermo della vita di ognuno di noi”. 

Passa in mezzo agli amici e alle amiche dei suoi gruppi come “una ragazza dinamica, viva, allegra, piena di iniziative e di idee”. 

Nelle pagine del suo diario passa gradatamente dal sogno di “un uomo da amare, con il quale condividere tutta la vita”, ad un amore più alto e più grande per il suo Dio, al quale un giorno sussurra: “Io sono contenta di stare innamorandomi di Te”. Per qualche mese accarezza l’idea di aggregarsi alle Missionarie dell’Immacolata, poi rimanda la decisione a dopo la tesi, in attesa che “questo Dio, che si è innamorato di me senza sapere che si è andato a cercare un guaio”, faccia più luce sulla sua vocazione. 

Nel 1989 un giovane psicopatico, che casualmente l’ha sentita proclamare la Parola di Dio durante una celebrazione nella cattedrale di Bari, si invaghisce morbosamente di lei, seguendola ad ogni passo: la perseguita, la provoca, l’aggredisce persino. 

Il giovane riesce ad intercettare ogni suo spostamento e la minaccia: “Tu sarai mia o di nessuno”. Con lettere, telefonate, parole oscene, messaggi registrati giura di “farla secca” se non smette di frequentare le chiese e non inizia una relazione con lui: un caso di stalking in piena regola, all’epoca non perseguibile e che nessuno riesce ad arginare, né la scorta della polizia, né le varie diffide che gli vengono fatte. 

Per Santa è in gioco, oltre la sua dignità di donna, anche la sua fede. “Se dovesse capitarmi qualcosa, ricordati che io ho scelto Dio”, dice al suo padre spirituale; alcune sere dopo, il 15 marzo 1991, rincasando dalla riunione con il gruppo giovanile di Azione Cattolica, è aggredita alle spalle sulla porta di casa dal suo giovane persecutore con quattordici coltellate. Muore alcune ore dopo, in ospedale, e un medico testimonia che le sue ultime parole sono di perdono per il suo assassino. 

Santa Scorese “è la dimostrazione vivente che è possibile realizzare i grandi progetti di Dio senza rinunciare alle gioie della vita e vivendo con pienezza fino al sacrificio estremo i più importanti valori dell’esistenza”.

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