8×1000 alla Chiesa cattolica. Suor Chiara: “Anche un non credente può condividere un’opera preziosa di promozione umana”

Buongiorno suor Chiara,
In questo periodo si vedono sui giornali e alla tv gli spot per promuovere la firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica. Ho sentito e letto tanti commenti velenosi: dicono che la Chiesa è ricca e non ha bisogno. Dal mio punto di vista di volontaria in parrocchia vedo invece che le necessità sono sempre tantissime e che spesso senza i nostri gruppi di volontariato tante persone in difficoltà non avrebbero nessuno a cui rivolgersi, e le risorse non bastano mai. Mi sento ferita da certi giudizi, come possiamo fare a far capire a queste persone che si sbagliano?

Luciana

Cara Luciana, l’8×1000, come sai, è la percentuale dell’imposta fissa sui redditi delle persone fisiche che è possibile destinare allo Stato o ad una confessione religiosa attraverso la dichiarazione dei redditi. Le somme raccolte dovranno essere utilizzate dai beneficiari (stato o confessioni religiose) per le finalità definite dalla legge.

Questa misura nasce a seguito del Concordato con la Chiesa Cattolica e delle Intese con le altre confessioni religiose. Grazie a queste donazioni, la Chiesa ha potuto realizzare migliaia di progetti che si distinguono per una forte rilevanza sociale, il sostegno attivo all’occupazione, la tutela del patrimonio artistico e culturale, la promozione dello sviluppo nei paesi più poveri. L’opera della Chiesa cattolica, attraverso i suoi vescovi, è di enorme portata perché ha la capacità di cogliere i bisogni, le situazioni e di intervenire portando un aiuto, un apporto per il bene delle persone. Per questi motivi si resta sconcertati dalle posizioni di molti che, per ideologie e fedi diverse, a volte anche per superficialità, esprimono giudizi affrettati senza conoscere la realtà.

Basta guardarsi intorno per cogliere l’impegno e la testimonianza del volontariato cattolico, di gruppi, associazioni e movimenti che operano a favore dei più poveri e fragili, bambini, adolescenti e giovani, adulti e anziani, per ridare loro dignità e valore. La Chiesa non tiene per sé, ma utilizza i beni e le offerte a favore di tutte le realtà che cerca di promuovere, ed è logico che abbia un patrimonio economico.

La questione non è se la Chiesa è ricca o povera, ma se si condivide o meno il suo impegno per la promozione umana e lo si sostiene anche attraverso il proprio contributo economico: quindi, anche un non credente, potrebbe condividere e sostenere la sua opera.

Cara Luciana, forse mostrare a queste persone esperienze concrete di sostegno e aiuto che la Chiesa compie può essere una opportunità perché riflettano, prendano consapevolezza che la realtà non è solo quella che pensano o presumono di conoscere. Anzi, si potrebbero anche invitare a unirsi ai tanti volontari, che in campi diversi, operano a favore dei piccoli e dei poveri, per vedere la vastità delle opere, l’impegno gratuito di tanti e le spese onerose che si rendono necessarie per portarle a compimento. Può essere una buona opportunità, sempre che le persone si lascino mettere in discussione da ciò che vedono e sperimentano, “sporcandosi” un po’ le mani.

Non dimentichiamo che, accanto ai contributi che possono essere donati, “sorella provvidenza” continua a essere presente, sostenendo silenziosamente il bene che, nel nascondimento, la Chiesa continua a compiere.