La storia delle visite pastorali a Bergamo. Da Gianpaolo Dolfin a Gaetano Camillo Guindani

Prosegue il nostro cammino storico sulle visite pastorali dei vescovi di Bergamo alla diocesi nel corso dei secoli. In questo contributo affrontiamo l’episcopato di Gianpaolo Dolfin (1777-1819), l’ultimo della lunghissima serie di vescovi veneti che hanno guidato la nostra diocesi, fino a Gaetano Camillo Guindani (1879-1904). Grazie all’opera dei vescovi e del clero, a fine Settecento la terra bergamasca era una società cristiana che, stretta attorno al clero a cui professava massima stima e devozione, era solida e compatta, priva di punti deboli, pronta a sostenere il tremendo impatto con l’epoca completamente nuova e ostile inaugurata dalla Rivoluzione francese (1789).

GIAMPAOLO DOLFIN (1777-1819)

Al suo arrivo, Giampaolo Dolfin fu salutato con entusiasmo. A pochi giorni dal suo ingresso in diocesi, nel maggio del 1778 indisse la visita pastorale, che fu molto minuziosa, segnatamente nel controllo della scuola della dottrina cristiana e la cura della liturgia, abolendo tutte le solennità arbitrarie non raccomandate dalla Chiesa presenti in tante parrocchie, con riti esteriori e spese eccessive. Visitò i monasteri femminili, le parrocchie e le frazioni, raggiungendole a cavallo, oppure a piedi quelle in luoghi impervi. Introdusse la festa del Sacro Cuore, che però scatenò aspre polemiche, tanto da costringere il Doge di Venezia a imporre il silenzio alle opposte fazioni. Purtroppo la sua azione pastorale fu costellata da comportamenti sconcertanti e arrendevoli atti a giustificare le disposizioni più discutibili e anticlericali dei Francesi che allora dominavano la Bergamasca dopo la caduta di Venezia. Atteggiamenti momentanei di indietreggiamento si alternavano a precipitosi appoggi, salvo poi condannare il proprio operato al momentaneo ritorno degli Austriaci (1799) e a ritrattarlo a Venezia davanti a papa Pio VII appena eletto. Con il ritorno dei Francesi riemerse l’atteggiamento di eccessiva sottomissione, anche se meno plateale. Tutto ciò portò alla perdita di prestigio del vescovo, che nominò una commissione di otto sacerdoti per giudicare i confratelli che avevano gravemente deviato dalla disciplina ecclesiastica durante il periodo della Rivoluzione.

CARLO GRITTI MORLACCHI (1831-52)

Il vescovo Pietro Mola (1821-29), successore del Dolfin, non indisse la visita pastorale, che venne effettuata dal vescovo bergamasco Carlo Gritti Morlacchi (1831-52), il cui governo in stile filogiansenista edulcorato vide l’aperta frattura con il clero filogesuita. Nella sua tesi di laurea, il futuro vescovo Roberto Amadei definì l’episcopato del Morlacchi come scialbo, ordinario e pieno di inerzia, con l’allergia ai nuovi istituiti religiosi. Nonostante i ripetuti richiami della Santa Sede e le promesse, la sua visita pastorale su svelta e superficiale, limitata a Città Alta, Borgo Canale, Sant’Alessandro in Colonna e alle vicarie di Clusone, Vilminore e Selvino.

PIERLUIGI SPERANZA (1854-79)

La diocesi trovò una guida ferma e sicura con il bergamasco Pierluigi Speranza, interprete della tradizione bergamasca, messo in disparte dal Morlacchi. Uomo di carattere forte, indicava nel Papa la guida sicura e la roccia a cui aggrapparsi. Nella sua azione episcopale diede molto spazio alla visita pastorale (1857-67), finalmente completa e minuziosa, al termine della quale scrisse che «al male sovrabbonda il bene morale». Nei 275 quesiti del questionario (un numero eccezionale per l’epoca) il tratto giuridico, pur preponderante, era coniugato con quello pastorale. Ovunque venne accolto con grande calore perché era figlio del popolo e non di famiglia aristocratica. A Chiuduno fu costretto a sospenderla momentaneamente dalle locali autorità che, fingendosi premurosi per la sua incolumità a causa dello scoppio di mortaretti non permessi, consigliarono il vescovo di tornare in città. La sua netta chiusura di fronte al governo unitario gli causò notevoli problemi e tensioni, tanto che il 3 settembre 1859 una folla, manovrata ad arte, mise a soqquadro il palazzo vescovile, insultando e percuotendo il vescovo. 

GAETANO CAMILLO GUIDANI

Il governo del successore Guindani (1879-1904), che era transigente rispetto agli intransigenti più decisi, fu difficile a causa sia delle polemiche con i sacerdoti legati allo Speranza, sia per la malferma salute. Diede un notevolissimo impulso all’associazionismo cattolico e diede il via alle fondazione de L’Eco di Bergamo. Fu lui a benedire l’attuale cimitero civico, chiedendo di esservi sepolto per stare in mezzo alla gente. La sua diligente visita pastorale (1881-89) chiudeva un’epoca.

Continua…