Sant’Alessandro, la festa del patrono è un’occasione per allenarsi alla fiducia

La festa di Sant’Alessandro Martire patrono della Diocesi e della città di Bergamo si avvicina. “Sant’Alessandro 2021. Iniziative a Bergamo. 19 – 29 agosto”, è un articolato programma nel segno della Cultura, di riflessioni religiose e di preghiere aventi tutti come tema comune: “La fiducia”. 

“Fiducia”, sostantivo femminile, parola positiva e piena di speranza, perché non c’è frase più carica di significato di “Mi fido di te”, o “Ho piena fiducia in te”. 

Ne parliamo con Monsignor Giovanni Carzaniga, dal 2007 parroco di Sant’Alessandro in Colonna (BG) e responsabile degli incontri religiosi delle iniziative inerenti alla festa di Sant’Alessandro.

Monsignor Carzaniga, la festa patronale di Sant’Alessandro è un’occasione per celebrare principi che, andando oltre i confini della fede, sono fondanti per il buon vivere della città? 

«Sì, nel senso che il Patrono è un santo non solo religioso, ma ha delle qualità civiche. Alessandro di Bergamo, forse nato a Tebe nel III secolo e morto a Bergamo il 26 agosto 303, è stato, secondo la tradizione, un soldato della legione tebea, che subì il martirio a Bergomum. Sant’Alessandro è certamente una figura che è di esempio ai cittadini, anche al cittadino laico. Anticamente i bergamaschi si chiamavano “Homini et Sancti Alexandri” e ciò spiega il fatto che anche a livello civile c’era un riferimento a Sant’Alessandro».

Ogni anno una virtù diversa, attorno alla quale la comunità religiosa e quella civile si riconoscono. Dopo Misericordia, Gratitudine, Coraggio, Speranza, Umiltà, Fraternità, Compassione, quest’anno è la volta della Fiducia. Ce ne vuole parlare?

«Quest’anno il tema della fiducia è legato alla situazione che stiamo vivendo di ripresa di tutte le attività, dal lavoro alla scuola. Ovviamente la fiducia è una virtù che diventa poi capace di aprirsi agli altri. Accanto alla fiducia c’è il germe della speranza e il tema del progetto. La fiducia può essere l’elemento di fondo sul quale si guarda con una prospettiva positiva senza dimenticare tutto quello che è stato drammatico nel recente passato. Quindi una fiducia motivata, rielaborando il vissuto».

Quale significato particolare assume vivere in una disposizione fiduciosa e quindi esercitare la fiducia in un momento come quello che stiamo vivendo, quando il Paese ha ricominciato la sua strada verso la normalità? 

«Faccio un esempio, certo allora c’era una situazione diversissima però qualche analogia c’è. Pensiamo alla peste del 1630, se si gira in città e in alcuni paesi della bergamasca, come Valverde, Boccola e Longuelo vi sono alcune cappelle con i teschi. Come a voler dire: “La peste è andata via, ma potrebbe tornare”. In questo caso parliamo di fiducia consapevole, motivata, perché si guarda al futuro con realismo, forti dell’esperienza vissuta». 

Tra gli incontri religiosi in programma è prevista giovedì 19 agosto, alle ore 20.45 presso la Chiesa di Sant’Alessandro in Captura, nel Convento dei Frati minori Cappuccini, via dei Cappuccini 8, la preghiera di compieta dal tema: “San Francesco e il lupo. La fiducia dell’uomo nell’uomo”. Qual è il  profondo significato di questo  episodio della vita del Poverello d’Assisi?

«Quella di Francesco è una fiducia consapevole, il Santo abbandona le ricchezze paterne per abbracciare la povertà. Nella sua ricerca Francesco incontra il Cristo crocefisso che è Dio e che si incontra solo nella povertà. Il Cristo è Dio che si fa povertà per incontrare la vera povertà. L’incontro vero è quello senza armi, disarmato, come avviene con il lupo. In questo senso l’episodio del lupo, ma potrebbe anche essere stato un brigante, il quale con la forza estorce i soldi ai viandanti, è emblematico. Il Poverello è capace di superare qualsiasi barriera, come noi spesso non siamo capaci di fare. Ecco quindi non solo la grande umanità del Poverello ma anche la fiducia dell’uomo Francesco nell’uomo, pensando anche quando, nel 1219, mentre era in corso da due anni la Quinta Crociata, il futuro Patrono d’Italia volle recarsi in Egitto per incontrare il sultano al-Kamil, nipote di Saladino». 

Martedì 24 agosto, alle ore 20.45 presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, in piazza Duomo, è prevista la preghiera di compieta e l’illustrazione dell’opera “La tela dei Santi Rocco e Sebastiano che intercedono per la città durante la peste del 1576-1578” opera di per parlare della “Fiducia nei santi invocati in tempo di pestilenza”.  Cosa ne pensa? 

«Questa tela, un dipinto straordinariamente attuale, è un voto fatto allora dal comune di Bergamo che fece costruire un altare all’interno della Basilica e commissionò la tela al pittore veneziano Giovan Paolo Olmo. Quindi la civitas di Bergamo si aprì alla fiducia e alla speranza, chiedendo l’intercessione dei Santi Rocco e Sebastiano». 

Il cammino orante verso la Cattedrale che si terrà mercoledì 25 agosto alle ore 19, è anche il simbolo della comunità coesa e fraterna di Bergamo, città martire del Covid che è tornata a vivere? 

«Sì, ogni anno facciamo questo percorso, partiamo dalla Basilica di Sant’Alessandro in Colonna, ma quest’anno il significato è ancor più particolare. Salire in alto è sempre faticoso, ma vuol dire anche salire verso una fiducia che ci aiuta a uscire da ciò che ci è capitato. È bello sapere che questo cammino si concluderà con l’incontro con il Vescovo in Cattedrale e con un omaggio alle reliquie di Sant’Alessandro. Quindi in questo caso è una fiducia che respira e che cerca di uscire da una vicenda drammatica, non ignorandola ma assumendola. Coscienti del fatto che stiamo andando verso la speranza e la ripresa del nostro cammino, tutti insieme, come comunità, laica e religiosa».