Santa Lucia e la sfida più grande: portare a Giorgia un abbraccio dei suoi nonni

Come ogni anno a Bergamo si rinnova la tradizione di Santa Lucia: dall’inizio di dicembre ci sono lunghe code davanti alla chiesa della Madonna dello Spasimo in via XX Settembre, che è la “sua”casa, per portarle le letterine con i desideri dei bambini (ma non solo). In ogni famiglia si rinnova un piccolo rito domestico: l’attesa, la preparazione, il fieno per l’asinello, i biscotti e il latte, e poi la meraviglia e la gratitudine. A questo dedichiamo il nostro dossier che si apre con un racconto. Sarà vero o solo frutto della fantasia? Preferiamo non pronunciarci. La parola ai lettori.

Giorgia e la gara dei desideri per Santa Lucia

Bruto, l’asino di Santa Lucia, scuoteva la testa e raspava il terreno con gli zoccoli in segno di disapprovazione. “Lo sanno tutti – pensava tra sé – che non sta bene che una Santa passi tutto questo tempo grattandosi il mento. Con tutto quello che abbiamo da fare”.

Santa Lucia, però, era perplessa, e non poteva fare a meno di ripetere quel gesto poco raffinato. Si stava lambiccando da mezz’ora perché aveva davanti una ben strana letterina e non sapeva come rispondere. Dopo aver consumato il pavimento del suo magazzino camminando avanti e indietro decise di leggerla ad alta voce e di chiedere ai suoi aiutanti di darle una mano.

L’asino Bruto, il topolino Jonny e il gatto Zefiro, comprendendo che la situazione era seria, si misero in cerchio intorno a lei, pronti ad ascoltare con la massima attenzione.

“Cara Santa Lucia – diceva la letterina – mi chiamo Giorgia e quest’anno per la mia famiglia è stato molto difficile. La pandemia ha portato in cielo i miei nonni, Chiara e Gino, e mi mancano tanto. Nelle settimane prima di Natale facevamo sempre il gioco dei desideri. Era una gara per vedere chi avrebbe inventato i più bizzarri. Quest’anno io vorrei farlo ancora, scrivendoli a te. Lo so che la mia richiesta è  molto difficile da esaudire, me l’hanno detto la mamma e il papà, ma io vorrei che andassi a trovarli e me li salutassi tanto. Poi vorrei che mi portassi un abbraccio del nonno e una carezza della nonna. Vorrei anche una storia della buonanotte di quelle che mi leggevano loro la sera”.

Santa Lucia e il gatto Zefiro sulle colline del Paradiso

Santa Lucia guardò sconsolata l’alta pila di richieste e i sacchi pieni di scatole con le bambole, i trenini, i peluche e i videogiochi che aveva già preparato. Non era arrivata neanche a metà e ormai mancava poco alla notte della consegna. 

“Non possiamo deludere Giorgia – disse ai suoi amici – dobbiamo andare a cercare in cielo i suoi nonni”.

Bruto scrollò di nuovo la testa e ragliò forte: “Ma non possiamo! Non riusciremo mai a rispettare il programma!”

“Ti accompagnerà Zefiro – disse il topolino Jonny, che era piccolo ma molto saggio – mentre io resterò qui con Bruto a portare avanti il resto del nostro lavoro. Siamo una squadra”.

Santa Lucia sorrise soddisfatta: “Grazie, sapevo di poter contare su di voi”.

Zefiro era un gatto molto speciale, all’occorrenza poteva trasformarsi: diventava molto più grande e gli spuntavano bellissime ali piumate. Invitò Santa Lucia a salire sulla sua groppa per esplorare insieme le colline del Paradiso.

Era un posto misterioso che nessuno avrebbe potuto descrivere con precisione, ma una cosa era certa: c’era molta luce e non faceva mai freddo. Stare lì era molto piacevole, ci si sentiva proprio al posto giusto, come nella propria casa. Quando Santa Lucia se ne allontanava per occuparsi dei bambini poi sentiva sempre un po’ di nostalgia.

La sciarpa di lana celeste di nonna Chiara per Giorgia

“Nonna Chiara! – Chiamò Santa Lucia  – nonno Gino!”. Si girarono moltissime persone, tutte allegre e sorridenti, ma nessuna di loro aveva una nipote di nome Giorgia. Santa Lucia stava ormai per perdersi d’animo, quando vide una signora con i capelli grigi dall’aspetto gentile che gesticolava e agitava una sciarpa di lana. “Santa Lucia, sono qui!” 

Santa Lucia e Zefiro tirarono un sospiro di sollievo. Incredibile, ce l’avevano fatta!

C’era anche nonno Gino, come sempre stava leggendo il giornale sulla sedia a dondolo e fumava la pipa.

La nonna Chiara aveva preparato una sciarpa di lana celeste per la nipotina: “Ci manca tanto la nostra Giorgia, sono così contenta che tu sia venuta, cara Santa Lucia, così puoi portarle il mio regalo. Sei sempre così occupata, non sapevo se ne avresti avuto il tempo”.

Santa Lucia rimase per un po’ a chiacchierare con i nonni di Giorgia. Le avevano preparato la merenda: una cioccolata calda e i biscotti di pasta frolla. Le diedero anche un libro con una nuova storia della Buonanotte. Quando fu il momento di salutarla il nonno Gino l’abbracciò forte, e la nonna le accarezzò il viso con delicatezza. 

Una carezza e un abbraccio in una scatola di polvere di stelle

Santa Lucia risalì sulla groppa di Zefiro e tornò con lui nel suo magazzino. 

L’asino Bruto era di pessimo umore e ragliava come un matto: “Siamo in ritardo!”. Il topolino Jonny correva instancabile controllando le liste e preparando i sacchi.

Santa Lucia ripose in una scatola la sciarpa, il libro, la carezza e l’abbraccio, sotto forma di una sottile polvere di stelle che avrebbe cosparso su Giorgia mentre dormiva, in modo che potesse davvero vedere e sentire i suoi nonni, come se fossero di nuovo lì con lei. Sorrise felice di aver concluso bene quella strana avventura. Decise di scrivere a Giorgia un bigliettino: “I tuoi nonni sono simpaticissimi, e ti pensano sempre. Sono davvero contenta di averli conosciuti”, e alla fine firmò con uno svolazzo: “Santa Lucia”.