L’arte come luogo di mediazione tra corpo e anima. Rieducare la sensibilità estetica

L’arte come luogo di accoglienza. Nuovi occhi per guardarla

“Bisogna tornare alla rieducazione della nostra sensibilità estetica” dice il teologo Pierangelo Sequeri che nelle scorse settimane insieme con l’Architetto Mario Botta e l’artista Vangi, ha partecipato all’evento organizzato dalla Commissione Cultura e Comunicazioni Sociali della Conferenza Episcopale Toscana.

Si è parlato dell’arte come “luogo di accoglienza”.

Secondo l’architetto internazionale Mario Botta, “in crisi non è l’arte cristiana ma l’arte stessa. Manca un committente, una cultura di fondo, una produzione estetica che parta dal principio basilare. In questo la Chiesa, oggi, deve fare “mea culpa” per il tempo che a volte è andato sprecato e che è subito da recuperare”. 

L’arte come luogo di mediazione fra il “corpo” e  “anima”

Quando entriamo in una Chiesa, subito vorremmo cogliere il senso di Mistero, il silenzio, la pace, l’incanto.

E tutte le manifestazioni artistiche vecchie e nuove presenti sono catechesi “viventi” lette con il cuore e la sensibilità dell’artista e possono aiutarci ad entrare in queste dimensioni.

A volte le opere rimangono nascoste nella penombra e nel buio, altre volte splendono in un gioco di luci e di ombre che aiutano la preghiera e la riflessione, la contemplazione. 

Rieducarci all’arte per rendere le comunità cristiane più ospitali e accoglienti.

Ecco allora una proposta uscita dal convegno, di dedicare in ogni Diocesi almeno una Chiesa per aiutare a riscoprire la nostra sensibilità estetica che aiuta la nostra “anima “ e il nostro “corpo” ad incontrare Dio.

Si, perchè l’arte non è, come spesso si ritiene, linguaggio per pochi specialisti; essa deve essere espressione di popolo a tal punto che quando si costruisce una nuova Chiesa è proprio dall’incontro dei suggerimenti di una comunità che celebra, con il suo Pastore, in collaborazione con i progettisti e gli artigiani/artisti impegnati nella costruzione, che si ottengono le migliori espressioni dell’arte e quindi del risultato finale, che manifesta a tutti credenti e non credenti, la nostra esperienza di Fede.

Fra la Terra e il Cielo: un esempio a Seriate

Un esempio del rapporto fra arte e Comunità che celebra è ben rappresentato dalla Chiesa dedicata a San Giovanni XXIII a Seriate.

Opera dell’arch. Botta, appare come un grande “cubo scavato” e con uno stupendo Cristo al suo interno realizzato dallo scultore Vangi.

Gli elementi che prevalgono sono la luce e le forme.

Una pianta quadrata alta 23 metri e lunga 25 metri che slanciandosi verso l’alto da forma ad una croce.

Nei bracci della croce la luce zenitale proveniente dall’alto penetra nella navata e colora nelle diverse stagioni la pietra rossa di Verona all’interno levigata mentre all’esterno è a spacco.

Infine all’interno il Cristo del Vangi che, investito di luce naturale, sembra uscire dalla pietra per entrare nella vita della comunità, rappresentata dai due campanili simbolo della storia di Fede dei seriatesi.

Nella nostra Diocesi potrebbe essere questa La Chiesa adatta per cogliere meglio la “sensibilità estetica” dove l’esperienza religiosa incontra l’arte e insieme aiutano ogni visitatore, nell’incontro con il Mistero.