A Bergamo, botanica d’artista: in mostra i disegni di Manzù

Un affascinante itinerario botanico tra i disegni di Manzù e le riproduzioni di Guarnerino da Padova a Palazzo Creberg a Bergamo.

Trattasi dell’inedita esposizione «1944 -1441 OLTRE IL TEMPO. “Trenta studi di erbe e fiori” di Giacomo Manzù in dialogo con “Herbe Pincte” di Guarnerino da Padova» a cura della Fondazione Credito Bergamasco in collaborazione con la Fondazione Giacomo Manzù, per valorizzare l’artista bergamasco nella sua città, mettendo al centro sia “Manzù scultore” sia “Manzù disegnatore”.

«Questa mostra è stata pensata in occasione dell’anno di “Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023” e della ricorrente attività espositiva a Palazzo Creberg, recuperando il mecenatismo che ci impegnò nel 2003 ad acquisire i trenta disegni di Manzù che furono concessi in comodato d’uso gratuito al Comune di Bergamo per essere depositati alla GaMeC ed essere esposti nel 2004», interviene il dottor Angelo Piazzoli, Presidente di Fondazione Credito Bergamo. Passati vent’anni da quell’esposizione, continua il Presidente, «ricordiamo questo gesto di liberalità, esponendo le opere e promuovendo un catalogo semplice e approfondito».

Manzù (Bergamo 1908 – Ardea 1991) è tra i più noti artisti bergamaschi del Novecento che è stato capace di raggiungere una fama di livello internazionale grazie a una lunga serie di partecipazioni a mostre di rilievo, di numerose opere presenti nelle collezioni e nei musei di tutto il mondo. «Questa mostra che riguarda i disegni di Manzù ci ricorda quanto lo stesso era, al di fuori della scultura, un grande disegnatore e di questo bisogna tenerne conto», afferma entusiasta Giulia Manzù, Presidente Fondazione Giacomo Manzù.

«È stato un modo di lavorare di indagine perché non avevo mai visto queste carte assorbenti di Manzù e ringrazio la Fondazione Creberg per questa mostra sui disegni», dichiara Barbara Cinelli, Responsabile del Comitato Scientifico Fondazione Giacomo Manzù. «Questi materiali rari corrispondono – continua la professoressa Cinelli – alla personalità di Manzù stesso che ne era un appassionato ed è importante come questa mostra metta a confronto un artista del Novecento con un altro di tanti secoli prima e questo mi convince di quanto gli artisti lavorino con un patrimonio di immagini anche lontano nel tempo». Un altro aspetto è la data in cui sono stati realizzati gli studi di erbe da parte di Manzù: 1944. «Manzù li ha fatti sotto le bombe e si trova con il suo bambino Pio, dove studia, osserva e riproduce qualcosa di fragile quali le piante e i fiori», sottolinea la professoressa Cinelli.

I Trenta studi erbe e fiori (inchiostro su carta, mm. 235×150 ciascuno) vennero realizzati nel 1944 quando, a soli trentacinque anni, era ospite dell’industriale tessile Carlo De Angeli Frua nella sua villa di Laveno sul lago Maggiore, dove esercitava la sua vena creativa.
Quest’Erbario di Manzù è una ricostruzione dell’ambiente naturalistico, grazie a un’attenta osservazione “dal vero”. Infatti, Manzù analizza la caratteristica di ciascun vegetale sia essa la flessuosità o la rigidità, la trasparenza o la compattezza, l’effetto vellutato del fogliame o la sua struttura delicata. Di grande abilità poi l’utilizzo della penna su un supporto sensibile come la carta assorbente, in grado di consentire risultati di suadente tattilità a condizione che il tratto sia guidato da una mano rapida, sicura.

Asparago felice e magnolia , disegno di Manzù

Accanto a questi disegni vi sono delle riproduzioni di un altro erbario, una rara raccolta di epoca quattrocentesca tratti da Herbe Pincte (1441) dell’artista Guarnerino da Padova, patrimonio della Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo, che è stata concessa, alla Fondazione Credito Bergamasco, per la mostra.

Pannello sul Herbe Pincte di Guarnerino da Padova

«L’elemento coincidente, oltre a essere la realtà botanica, sia Manzù sia Guarnerino mettono dentro la firma di sé stessi, ovvero mettono al centro la realtà dell’essenza, dell’essere, quale sentimento più profondo dell’uomo», dice Fernando Noris, Storico dell’Arte e Curatore della Mostra.

Inoltre, ad accompagnare i trenta studi, sono state inserite altre opere molto significative di Manzù e provenienti da collezioni private: Natura morta sulla sedia (1965, bronzo, 126x 61 x 71,5 cm) ovvero un “trono” o “cattedra” recante un sedano, una pera, una mela, rami con foglie e bastone; Natura morta sulla sedia (1984, bronzo, 70,5 x 40 x 42 cm) affollata di scampoli e rami fogliati come espressione del quotidiano; Canestra (bronzo, 34 x 54 x 21 cm) con cesto intrecciato con frutta, peperone e foglie; Morte del Partigiano (1955, bronzo, 72x 52x 5 cm), altorilievo che documenta la costante attenzione di Manzù al tema della sofferenza umana e degli orrori della guerra; i Pannelli con decorazioni vegetali (1946, disegni a tecnica mista su tela, 270 x 130 cm) coevi con l’Erbario e impostati come due delicati trofei pendenti.

Le Nature morte sulla sedia di Manzù

In parallelo ci sarà la presentazione del grande telero di Giuseppe Maria Crespi, Giosuè che ferma il sole (1738) proveniente dalla Cappella Colleoni di Bergamo e oggetto di recente ripristino nell’ambito del progetto «Grandi Restauri». Per questo restauro, Fondazione Credito Bergamasco ha collaborato con l’ente proprietario Fondazione Luogo Pio della Pietà Istituto Bartolomeo Colleoni, la restauratrice Delfina Fagnani e il suo staff, sotto la direzione di Angelo Loda, Responsabile settore storico-artistico Soprintendenza di Bergamo e Brescia. In più, il progetto «Grandi Restauri» ha coinvolto l’impresa Nettuno srl, cui Amministratrice Delegata è Marina Fratus, quale Vicepresidente di Fondazione Credito Bergamasco: «La nostra azienda nei confronti del territorio è sempre stata presente per attività solidali, ricerca scientifica, sport tra i giovani e giovanissimi e, qualche anno fa, anche con l’arte; nel mio ruolo di vicepresidente auspico che altre aziende del territorio creino un circolo virtuoso tra arte e cultura, facendo vivere emozioni verso una crescita personale per i giovani».

«È un piacere collaborare con Fondazione Credito Bergamasco che ha realizzato cento restauri nella nostra provincia e questo dipinto di Crespi era in una collocazione che lo rendeva poco godibile perché era a più di 6 metri dal suolo e il restauro ha portato una leggibilità e comprensibilità di questo pittore estremamente focoso, bizzarro ed estroverso che anticipa l’Ottocento romantico», spiega Angelo Loda.

Il dipinto Giosuè che ferma il sole (1738) di Giuseppe Maria Crespi esposto a Palazzo Creberg dal 2 ottobre al 24 novembre

«Il grado di difficile lettura del grande dipinto eseguito in età matura da G.M. Crespi per la Cappella Colleoni ha motivato l’attuale intervento di restauro su un’opera caratterizzata anche da una presenza rimasta un poco sottotono all’interno di una prestigiosa Cappella densa di capolavori, favorendone così una nuova occasione di studi approfonditi», introduce la restauratrice Delfina Fagnani.
«Questo dipinto fu realizzato  – prosegue la restauratrice Fagnani – da Crespi a Bologna e poi trasportato a Bergamo, adottando delle caratteristiche tecniche anche in funzione di questo trasporto. Una nutrita campagna di indagini scientifiche ha fornito informazioni a riguardo che hanno indirizzato verso scelte operative, sia strutturali sia estetiche, mirate al minimo impatto e che garantiscano, mediante metodologie all’avanguardia, l’efficacia conservativa nel corso del tempo».
«I risultati sorprendenti sono stati il riaffiorare di una resa pittorica modernissima dal punto di vista della stesura per l’epoca che il pittore lascia in evidenza e alterna a degli innalzamenti materici di colore spalmato che vanno a caratterizzare i particolari fisioniomici», termina la restauratrice Fagnani.

Per quanto riguarda l’inaugurazione, ci sarà sabato 30 settembre un’anteprima inedita in Palazzo Creberg.
Alle 16 si comincerà con «GIACOMO MANZÙ – Trenta Studi di erbe e fiori» in cui converseranno Maria Cristina Rodeschini (Direttrice Accademia Carrara) e Fernando Noris (Storico dell’Arte) a cui seguirà la visita libera alla mostra in Loggiato fino alle 17:25. Successivamente, alle 17:30, si svolgerà l’incontro «Il monumentale dipinto di Giuseppe M. Crespi della Cappella Colleoni» con l’intervento di Daniele Benati, professore ordinario del Dipartimento delle Arti, Università di Bologna e il dipinto sarà visibile nel Salone principale di Palazzo Creberg e alle 18:15 ci sarà il concerto «Estro Armonico» a cura di Interludio Duo sulle musiche di Vivaldi, Fiorillo, Glière e Johan Halvorsen.

Dal 2 ottobre al 24 novembre, saranno visitabili sia la mostra sia l’opera di Crespi nei giorni feriali dalle 9 alle 13, mentre nei sabati 7, 14 e 21 ottobre ci saranno delle aperture straordinarie, dalle 10 alle 19, con la possibilità di visite guidate gratuite. A tutti i visitatori verrà consegnato gratuitamente il catalogo della mostra edito da Fondazione Credito Bergamasco con testi di Giulio Orazio Bravi, Marcella Cattaneo, Fernando Noris, Mattia Patti e Angelo Piazzoli. La mostra «1944 -1441 OLTRE IL TEMPO. “Trenta studi di erbe e fiori” di Giacomo Manzù in dialogo con “Herbe Pincte” di Guarnerino da Padova» farà una successiva tappa al Museo d’Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia, dal 13 gennaio al 24 febbraio 2024.