Don Rubbi, il vescovo Francesco Beschi: “Ha guarito il corpo e l’anima di tante persone”

«Don Rubbi ha testimoniano la meraviglia del Vangelo. La sua santità è stata vissuta a livello personale e riconosciutagli già in vita e poi l’ha coniugata con la carità, con le benedizioni e le guarigioni. In pratica, ha guarito il corpo e l’anima di tante persone».

È il ritratto di don Giovanni Antonio Rubbi, parroco di Sorisole dal 1740 al 1786, tracciato dal vescovo Francesco Beschi, nella chiesa parrocchiale del paese martedì pomeriggio 28 giugno, nella Messa che ha preceduto la chiusura ufficiale del processo diocesano per la beatificazione del sacerdote bergamasco, noto come «ol preòst sant» in vita e anche oggi, nonostante siano passati oltre due secoli. 

Don Rubbi nacque a Padronecco, frazione di Zogno, il 29 settembre 1693. Ordinato sacerdote il 2 luglio 1718, fu coadiutore parrocchiale alle Tre Fontane di Zogno (1718-27), parroco di Monte di Nese (1727-40) e infine parroco di Sorisole per 45 anni, dal 1740, dove si distinse per santità di vita, impegno pastorale, vicinanza al popolo, cura degli ammalati, fedeltà ai suoi doveri di pastore e assiduità al confessionale, frequentato da folle di persone provenienti da numerose località. Viene ricordato anche per la sua intensa attività taumaturgica grazie alle sue benedizioni che guarivano uomini e animali.

Il 19 gennaio 2019 il vescovo Beschi aveva aperto ufficialmente il processo diocesano di beatificazione.

“Un prete eroico. La sua testimonianza ci incoraggia”

«Ci piace immaginare don Rubbi — ha detto all’inizio della Messa il parroco don Stefano Ravasio — che percorre ancora le nostre vie. La sua testimonianza ci incoraggia nel cammino della vita e della fede».

«Con tanta gioia stiamo vivendo un grande momento, nell’attesa che un giorno sia riconosciuta la sua santità — ha esordito il vescovo nell’omelia —. Ogni cristiano e in particolare i santi testimoniano in modo eroico il dono della fede ricevuta e sono capaci di offrire il loro sguardo e la loro mano per sollevare gli altri. Don Rubbi guariva perché prima è stato guarito dal Signore. Oggi ci sono molte più potenzialità di guarigione rispetto alla sua epoca, ma ancora oggi dobbiamo disporci a lasciarci guarire anche le anime. Non possiamo separare la vita quotidiana dall’anima, altrimenti si cade nello smarrimento, nella insensatezza e nella stanchezza».

“L’umiltà lo ha avvicinato a ricchi e poveri”

Oltre all’eroicità di vita sacerdotale, il vescovo ha parlato di un’altra caratteristica eroica di don Rubbi. «È l’umiltà, che lo ha avvicinato a ricchi e poveri. Un’umiltà eroica che lo ha portato al totale distacco dai beni e all’ubbidienza eroica al vescovo».

Infatti, l’allora vescovo Antonio Redetti gli aveva proibito di continuare le sue benedizioni, divieto che poi tolse tre mesi dopo. «I sei faldoni — ha concluso monsignor Beschi — raccontano la sua storia, che testimonia la presenza di Dio nella storia umana». Erano presenti anche sei sindaci dei paesi in cui don Rubbi aveva operato, fra qui quello di Sorisole Stefano Vivi.

L’iter del processo in 32 sessioni e 6 faldoni

Monsignor Eugenio Zanetti, delegato del vescovo per la commissione della beatificazione, ha poi parlato dell’iter del processo diocesano, che ha visto 32 sessioni. I sei faldoni raccolgono i documenti delle commissioni storica e giuridica, 600 scritti, 104 immagini e 22 testimonianze. Il tutto è confluito in 3.500 pagine, che saranno trasmesse alla Congregazione vaticana per le Cause dei santi. Postulatore della causa è il religioso cappuccino fra Carlo Calloni.

Fino a domenica 3 luglio, nella cripta dietro la chiesa, è allestita una mostra fotografica sul «preòst sant», visitabile ogni giorno dalle 21 alle 22, la domenica anche dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19. C’è anche un cento studi su di lui (www.centrostudirubbi.it).