Halloween e il ricordo dei morti: cosa fare se la festa cristiana perde l’antico monopolio

I credenti resistono di fronte all’avanzata di Halloween. Più sono credenti e più sono critici verso questa che sembra loro una strana americanata, uno sberleffo improprio dato alla morte e ai morti. Ma Halloween e il conflitto con la festa dei morti non è nuovo. Anzi, secondo alcuni, la festa di Ognissanti sarebbe stata istituita da Papa Gregorio IV, IX secolo, proprio in continuità con la festa celtica precedente che celebrava la fine dell’estate. La tesi è discussa. Ma, anche se la derivazione della festa cristiana dalla festa precedente non è vera, è comunque verosimile. Una festa pagana o precristiana legata a eventi della natura, quando viene «cristianizzata» o “ebraizzata” ricorda un momento di quella che si chiama “storia della salvezza”. La pasqua, ad esempio, era una festa legata alla transumanza. Quando viene assunta dagli ebrei diventa memoria della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Il 25 dicembre era la festa pagana del Natalis Solis Invicti, legata al solstizio d’inverno. La Chiesa colloca in quella data la festa della nascita di Gesù, il “nuovo Sole”, pare anche per tamponare il fenomeno di pagani prima convertiti al cristianesimo e poi tentati di tornare alla antica religione pagana.

L’oscillazione tra feste naturali e feste cristiane dunque non è cosa nuova. La cosa nuova con Halloween e la festa dei morti è che si sta abbozzando una qualche forma di tragitto inverso rispetto a quello tradizionale. E cioè: mentre, nel passato, la festa precristiana è diventata cristiana, oggi la festa cristiana sta ridiventando pagana o, per lo meno, la festa cristiana perde il suo antico monopolio. Non so se, dentro la Chiesa, si è tentato di promuovere una qualche riflessione su questo fenomeno. Ma l’evento non mi pare particolarmente stravagante. Basterebbe pensare a un solo elemento: la fede cristiana si sta indebolendo. Soprattutto si indebolisce l’influsso della cultura cristiana sulla società laica e sulla sua cultura. Niente di strano, allora, che Halloween con il fascino del suo lontano passato, impreziosito dalla sua adozione da parte della società nordamericana, possa influenzare la nostra cultura. L’influsso d’oltre oceano non è nuovo, come si sa. «Tu vuò fa l’ americano! tu vuoi vivere alla moda», cantava Renato Carosone, e non solo perché «bevi whisky and soda», ma anche perché si vuole festeggiare Halloween qui come lo si festeggia laggiù. Probabilmente, poi, non si tratta soltanto di una semplice, ovvia imitazione di una moda di oltreoceano, ma anche del fatto che la strana festa di fine ottobre permette di fare una risata di fronte alla morte, quella che si ricorda subito dopo, il 2 novembre, giorno dei morti. Così si prendono due piccioni con una fava: si fa festa per fare gli americani e, nello stesso tempo, si esorcizza la paura della morte.

A questo punto: che deve fare la comunità cristiana? Intanto ci giungono notizie che alcuni oratori hanno preso atto e organizzano la festa di Halloween, come si fa per il carnevale. È un po’ diverso, naturalmente: qui la sguaiataggine di Halloween avviene a ridosso di due feste, molto seriose, come santi e morti. È possibile che Halloween posso farla franca per il fatto che la festa si celebra la sera del 31 ottobre che, strettamente parlando, non è il giorno dei morti. Poi, fatta la mascherata, messo in atto lo sberleffo dello “dolcetto scherzetto” è possibile che si possa tornare rapidamente a più pensosi pensieri, con il giorno dei morti. Certo non è il massimo. Ma la comunità cristiana avrà a che fare sempre di più con queste docce scozzesi, tutte le volte che dovrà fare i conti con una società che va per conto suo e dovrà tentare di metterla d’accordo con le sue tradizioni che sono sensibilmente diverse. Ci risiamo: se la Chiesa vuole essere del mondo è un po’ meno se stessa; se vuole essere se stessa è un po’ meno del mondo.