C’è una cosa di cui si sente la mancanza nella Chiesa: che venga riconosciuto alle donne il lavoro che fanno tutti i giorni con discrezione e generosità. L’apertura del Papa, l’impulso a valorizzare la presenza femminile, secondo Paola Massi, presidente diocesana di Azione Cattolica, è un tassello importante in un tema più ampio, “la corresponsabilità e l’impegno dei laici”, per cui “c’è ancora molta strada da fare”.
Nelle parrocchie la presenza femminile è preponderante: “Nelle schiere dei catechisti, nelle associazioni, nei gruppi caritativi spesso sono la maggioranza – continua Paola -. In passato forse si poteva dire che le donne avevano più tempo a disposizione, oggi però non è necessariamente così. Sicuramente hanno una sensibilità che viene loro riconosciuta da tutti, una capacità peculiare di fare spazio che si traduce in un’azione generosa in molti ambiti di servizio e di volontariato”.
Paola non ama le “quote rosa”: “Quando sono stata nominata presidente di Ac qualcuno mi ha detto bello che tu sia una donna e io mi sono detta che non era proprio corretto: un ruolo deve essere ricoperto da una figura femminile se ne ha le capacità e le caratteristiche, come avviene anche in ambito lavorativo”.
“Io faccio l’insegnante – prosegue la presidente di Ac -. Anche in questo ambiente la presenza femminile è maggioritaria ma negli anni mi è capitato comunque di vedere che spesso quando c’erano ruoli di responsabilità da ricoprire venivano scelti preferibilmente gli uomini. E’ vero che questo accade per molte ragioni, tenendo conto di molti fattori diversi. Le madri, per esempio, sono sicuramente impegnate anche in incombenze diverse che richiedono tempo ed energie”.
Molto importante l’affermazione del Papa secondo la quale bisogna fare spazio alla componente femminile anche in ruoli decisionali: “Allo stesso tempo, però – aggiunge Paola – deve essere riconosciuto il lavoro ordinario delle donne, con la loro capacità di mettere insieme lavoro, famiglia, figli e impegno nel volontariato e nella chiesa. E’ una bella maratona che spesso dall’esterno si fa fatica a capire e che non aiuta ad essere sempre al meglio. Bisognerebbe sempre dare il massimo in tutti gli ambiti ma siamo umane e il tempo è limitato. Penso poi che occorrerebbe una maggiore solidarietà tra le donne. A volte accade, in particolare in alcuni ambiti, che una volta giunte ai vertici della carriera si dimentichino chi sono e da dove vengono”.
Paola ha iniziato giovanissima a ricoprire ruoli all’interno di Azione Cattolica: “Fin dai tempi dell’Acr mi è capitato spesso di ricoprire ruoli di responsabilità e l’ho sempre fatto con piacere e con impegno: ero più giovane e non avevo ancora una famiglia mia, nel tempo poi le condizioni sono cambiate, ma ho continuato senza avere problemi e senza sentirmi mai preclusa alcuna esperienza. Anzi, l’esperienza di Ac mi ha insegnato che la scuola di santità non è fare qualcosa di straordinario ma vivere straordinariamente bene l’ordinario. Forse per una donna mettere insieme i pezzi del puzzle è un po’ più complicato ma considero quello che sto vivendo una grande ricchezza e un’opportunità
Spero che questa apertura di Papa Francesco a valorizzare il ruolo femminile possa aiutare la Chiesa in generale e quella di Bergamo in particolare a valorizzare la figura del laico perché in questo senso ritengo che ci sia sicuramente molto da fare. Ho riletto di recente alcuni documenti del Concilio Vaticano II e sembra che non siano mai stati letti né applicati. Il ruolo dei laici nelle comunità è fondamentale: “Senza il loro apporto è difficile che il Vangelo possa entrare nella vita degli uomini e delle donne nella nostra società di oggi. Certo per poter svolgere questo ruolo è necessaria una opportuna formazione che permetta di acquisire le capacità necessarie. A volte le persone si nascondono per paura o per ritrosia, non è semplice vivere il proprio essere cristiani, ma ognuno di noi fa da tramite per trasmettere la bellezza del Vangelo. Mi auguro che cresca la consapevolezza dei laici,che sempre più persone capiscano che per agire non occorre un’autorizzazione. Certo è necessario prepararsi per poter dialogare e confrontarsi in modo efficace. Ci vuole collaborazione tra tutte le componenti della Chiesa, il Vangelo è di tutti e tutti insieme dobbiamo annunciarlo”.