L’anniversario della tragedia di Marcinelle: “Un’occasione per riflettere sui drammi del lavoro migrante di oggi”

L’anniversario della tragedia di Marcinelle è “occasione per una riflessione sull’attualità delle tragedie che segnano il mondo del lavoro migrante”. È quanto afferma don Gianni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes, a 61 anni dall’incendio che l’8 agosto 1956 riempì di fumo tutto il pozzo minerario di Bois du Cazier, causando la morte di 262 persone tra cui 136 italiani. Il ricordo di queste morti sul lavoro – dice oggi la Fondazione Migrantes che da sempre segue pastoralmente i tanti italiani emigrati in ogni parte del mondo – diventa opportunità per “non dimenticare chi, ancora oggi, muore sui luoghi di lavoro”, siano essi italiani all’estero che stranieri residenti nel nostro Paese. “Ecco perché – spiega De Robertis – il nostro sguardo e la nostra attenzione in questi giorni va proprio a Marcinelle come simbolo anche dei numerosi italiani morti durante il loro lavoro in diverse tragedie – non ultime quelle avvenute durante alcuni attentati terroristici e a Londra in un incendio in un grattacielo alla periferia della città – con la richiesta di un impegno maggiore per la sicurezza sul lavoro sempre più precaria”.
Ricordando la tragedia di Marcinelle “il nostro pensiero è rivolto sia ai pionieri della nostra emigrazione, sia ai loro discendenti, ma ugualmente ai nuovi emigrati, che espatriano oggi in condizioni diverse anche se, molti di loro, sono spinti dagli stessi desideri e speranze”. È quanto afferma il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, nel messaggio rivolto ai connazionali all’estero per la commemorazione della tragedia mineraria di Marcinelle avvenuta l’8 agosto 1956 e nella quale morirono 136 italiani. “La tragedia di Marcinelle – scrive Alfano – ci induce a riflettere sul tema del lavoro sotto il profilo della sua dimensione umana e sociale”. “Non dobbiamo dimenticare mai che il lavoro senza tutele uccide – osserva il ministro – anche laddove si svolge in luoghi che dovrebbero essere meno pericolosi delle viscere della terra”. “Va difeso, perché il lavoro è sinonimo di speranza e di futuro. È precondizione necessaria per la nascita di una famiglia e per la crescita individuale dei singoli nel loro rapporto con la comunità”. Alfano ricorda poi i connazionali morti recentemente all’estero, “come Fabrizia, Marco e Gloria che abbiamo perso a Berlino e a Londra, vittima la prima di un vile attacco di terrorismo, i secondi di una fatalità che forse si poteva evitare”. “La nostra vicinanza va allo stesso modo agli italiani che vivono all’estero in contesti particolarmente difficili, come in Venezuela, che seguiamo con attenzione per agevolare l’adozione di soluzioni per l’esito pacifico delle crisi che stanno vivendo”, conclude.