24 ore per la pace a Torre Boldone: un appello a mobilitarsi contro le guerre del clima

Anche quest’anno, la Diocesi di Bergamo si prepara ad accogliere quello che è diventato ormai un appuntamento fisso di sensibilizzazione al tema della pace: la 24 ore per la pace, che si svolgerà, per questa sua XII edizione, tra venerdì 24 e sabato 25 gennaio.

Nonostante la tradizione di questo momento, l’edizione del 2020 è stata pensata con non poche novità, prime fra tutte il fatto che si svolgerà fuori dalla città, nella parrocchia e sul territorio di Torre Boldone e che, per la prima volta, ha visto e vedrà la collaborazione e la partecipazione di una molteplicità di enti, alcuni invitati direttamente, altri spontaneamente offertisi, ma tutti accomunati dalla vicinanza al messaggio della 24 ore di quest’anno. La Diocesi di Bergamo, la Rete della Pace, il Coordinamento provinciale Bergamasco degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, il Centro dei Servizi per il Volontariato (CSV) di Bergamo, la Comunità di San Fermo e Fridays for Future Bergamo, solo per citarne alcuni, hanno scelto di riempire le strade per dare voce ad uno dei problemi più gravi e più grandi del nostro tempo e di quello futuro: le guerre climatiche, strettamente correlate alla questione climatica e a quella migratoria.

La 24 ore si comporrà dei consueti tre momenti: la marcia vera e propria del venerdì sera, l’adorazione notturna e la riflessione del sabato, che terminerà con la celebrazione della messa da parte del Vescovo Francesco.  La serata del venerdì si comporrà di tre momenti: una riflessione introduttiva di don Fabio Corazzina, sacerdote bresciano, membro del movimento Pax Christi e da sempre impegnato nella difesa della pace e nella lotta al disarmo; la marcia, suddivisa in tre tappe, rispettivamente all’oratorio, per le strade e nel cortile della Casa dei Ragazzi dell’Istituto Palazzolo di Torre Boldone, in cui si parlerà della questione amazzonica che affligge il Brasile, dell’impatto della produzione di coltan nelle miniere congolesi e della perenne crisi climatiche e migratoria che interessa il Bangladesh; dal mondo si passerà, poi, ad una realtà, seppur lontana, piuttosto e più vicina a noi, se non nello spazio, anche solo nel tempo, ovvero il conflitto israelo-palestinese, una guerra ormai senza tempo e che sembra destinata a durare per sempre e in cui, oggi, l’acqua si è trasformata in un’arma di ricatto, fino a raggiungere, poi, una dimensione locale, raccontando le conseguenze sociali bergamasche delle guerre climatiche, tutti temi dai quali i partecipanti potranno continuare a lasciarsi interrogare per tutta la giornata di sabato grazie alla mostra e al materiale messi a disposizione dall’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro sul sagrato della chiesa (o in oratorio, in caso di maltempo, ndr).  

La realizzazione della 24 ore, quest’anno, è passata attraverso un lavoro di dialogo, collaborazione e condivisione, di realtà anche molto diverse tra loro, tutte, però, ugualmente motivate ad offrire un tempo e uno spazio di riflessione su un tema che ci interroga tutti – spiega Aldo Lazzari, operatore di Caritas Diocesana Bergamasca presso l’Ufficio Pace e Mondialità, che continua – Il fatto che questo momento sia stato pensato e abbia visto collaborare una pluralità di realtà, a prescindere da quella che potrà essere la risposta della comunità bergamasca, riteniamo sia già di per sé un’opera segno, un momento implicitamente intriso di un impatto culturale forte, della convinzione che la pace passi necessariamente attraverso la cura della terra”.