Ladri di quadri

È un’avventura da romanzo, con molti degli ingredienti tradizionali: telefonata anonima, il posto dislocato e strano per la refurtiva, il prete, don Massimo Maffioletti che presumibilmente non dovrebbe imbrogliare un ladro così ragionevolmente pentito.

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Ho provato a ripensare la cronaca dal punto di vista del contenuto dei quadri. Un quadro rappresenta il matrimonio mistico di Santa Caterina: Santa Caterina diventa mistica sposa del Bambino che si trova sulle ginocchia della Madonna. È un intreccio di misteri: Dio Bambino, che è già misterioso di suo, che sposa misticamente – misteriosamente – la Santa. E poi l’angelo annunciante e la Madonna annunciata.

Immaginare dei quadri che non saranno, forse, dei capolavori assoluti, ma che sono interessanti comunque, trattati come vecchi giornali, arrotolati nel cellofan, collocati in fondo a una strada sterrata, fa venire i brividi, anche a dei non esperti.

Poi i brividi, se possibile, diventano ancora più intensi se si pensa ai soggetti rappresentati: misteri della fede: angelo e Madonna e poi simbolismi austeri come quello del “matrimonio mistico”. Qui però i brividi non durano più di tanto. Perché appena si pensa ai temi cruciali del messaggio cristiano, quelli che ruotano attorno alla parola “incarnazione”, ci si accorge subito che il miscuglio tra l’altissimo e il bassissimo è parte essenziale di quel messaggio. In fondo il Verbo, da una parte, e la “carne” dall’altra sono i poli di attrazione di tutta la storia di Dio con l’uomo. È la storia che inizia con la celebre frase, fulminante, dei primi versetti del vangelo di Giovanni: “E il Verbo si fece carne”.

Insomma non vorremmo canonizzare dei ladri – che poi, se ladri sono, si sono poi pentiti: il che non è male – ma far notare semplicemente che questa cronaca, nel suo aspetto dimesso, ha qualcosa di evangelico: il sublime incartocciato nel cellofan, un po’, appunto, come il Verbo che, dai “cieli altissimi” scende sulla terra e si fa carne.