Nuove icone

Basta Che Guevara, adesso la protesta ha il volto di Guy Fawkes. Anche le icone passano di moda perché dopotutto il mondo gira e fare una manifestazione nel 2013 agitando il libro rosso di Mao risulterebbe un pochino fuori luogo.

Alla blindatissima manifestazione di sabato scorso, a Roma, non c’era più traccia alcuna delle cosiddette “icone”, un tempo care ai movimenti di protesta giovanile: sono ormai demodé ed ora affollano i banchetti di qualche mercatino dell’usato, per la gioia degli appassionati del vintage. Anche le magliette con la fotografia stilizzata del comandante Che Guevara, mito rivoluzionario per eccellenza, ormai sono passate di moda e sparite dalle variegate “coreografie” di piazza.

A Roma c’erano altre icone… I giovani che sabato han manifestato (pacificamente o no), non si riconoscono quasi più nei vecchi miti rivoluzionari. Ma qual è il loro modello? Ce ne sono molti, più o meno gettonati, ma tra i più interessanti c’è “Guy Fawkes”.

Per chi non lo conoscesse, Guy Fawkes, era il membro più noto di un gruppo di cospiratori cattolici inglesi che tentarono, con 36 barili di polvere da sparo, di far saltare per aria la Camera dei Lord per assassinare il re Giacomo I d’Inghilterra e tutti i membri del Parlamento inglese lì riuniti nel 1605 (http://it.wikipedia.org/wiki/Guy_Fawkes). In sostanza era un bombarolo cattolico che ricorse alla violenza per ottenere una politica di tolleranza per i cattolici e fermare le persecuzioni nei loro confronti.

Il personaggio ispirò la bellissima graphic novel “V for Vendetta” di Alan Moore (http://it.wikipedia.org/wiki/V_for_Vendetta ), dal quale è stato tratto l’omonimo celebre film (uno tra i miei film preferiti).

La maschera di Guy Fawkes (che si può comprare a pochi euro su internet) è diventata uno dei tanti simboli della protesta giovanile di questi anni: da OccupyWallStreet al movimento degli Indignados, da Anonymous ai NoTav, dalle primavere arabe fino ai piazza Taksim.

Questa maschera ha sostanzialmente rimpiazzato la maglietta del Comandante Guevara alle manifestazioni: oggi è il gadget fondamentale.

Ma che cosa nasconde? Lo stesso desiderio che animava i ragazzi che reggevano gli striscioni inneggianti al Che nei decenni addietro: il cambiamento.

I ragazzi in piazza a Roma, esasperati di non contare nulla e stanchi di non essere ascoltati, di fronte ad un futuro oscurato dalle incertezze e dalle ingiustizie, nascondono dietro la maschera di Guy Fawkes la voglia di rivoluzionare un sistema colpevole di non dare loro spazio. La rete è il loro (controverso) strumento di lotta primario, ma non si fa la rivoluzione stando davanti ad un monitor e la piazza è il luogo insostituibile dove i giovani cercano, come Guy Fawkes, di attirare l’attenzione e di svegliare le coscienze. Peccato che alla fine contino solo i pochi che lanciano bombe carta e provocano tafferugli e ci si dimentichi delle domande inascoltate dei giovani nascosti dietro le maschere.