I magi e la fede

UNA FESTA ESTROVERSA

La festa dell’Epifania è, da sempre, occasione di molte sfilate in diversi paesi e per diversi motivi. Il fiorire di iniziative in questa occasione si spiega. Delle feste cristiane questa è la più “vistosa”: i personaggi sono decisamente esotici, vengono dall’Oriente e portano con sé regali sontuosi. L’Epifania è una festa estroversa. Nella loro storia, poi, non mancano gli ingredienti che la rendono attraente: i magi sono i buoni che vincono contro il cattivo, Erode. E la vittoria è possibile per la provvidenziale – è proprio il caso di chiamarla così – intrusione del cielo che si allea con i buoni per sconfiggere il cattivo. Dio manda la stella: viaggia in cielo e porta un messaggio dal cielo. Appare e scompare a seconda delle vicende e degli incontri del viaggio. E poi Dio avvisa in sogno i magi, così racconta Matteo, perché tornino per un’altra via al loro paese.

LE VARIAZIONI DELLA FANTASIA

Su questa base “canonica” raccontata dal testo del Vangelo si sono inserite le trovate della tradizione. Anzitutto i magi, dal numero indefinito – “alcuni magi”, dice il testo del Vangelo – sono diventati tre. Poi i magi sono diventati re. Niente è più affascinante che immaginare i potenti della terra venire da lontano e adorare, proprio loro, il piccolo di Betlemme. E poi si sono trovati anche i nomi: Gaspare, Baldassarre e Melchiorre. Il fatto evangelico dei magi, dunque, già così affascinante con il suo esotismo, ha offerto i fianchi alla fantasia e questa si è data ampiamente da fare.

A questo punto si capisce che il racconto e le sue amplificazioni fantastiche si presti così bene alle sue riedizioni moderne, alle molte sfilate di questi giorni.

IL VICINO RISCHIA DI DIVENTARE LONTANO

Con un rischio per quanto riguarda il vangelo, la liturgia e la fede. Nelle rappresentazioni di strada e di piazza i magi appaiono immancabilmente con tanto di turbante, di vestiti dai colori sgargianti, di calvacature. Da qualche parte si è sentito parlare perfino di cammelli. Insomma: è il trionfo dell’esotismo. Nel Vangelo di Matteo, il fatto vuole semplicemente dire che il Bambino salva anche i lontani e l’adorazione che i Magi venuti da Oriente vuole precisamente segnalare questa consolante novità. I lontani diventano vicini. Nelle rappresentazioni di questi giorni, invece, con tutta questa profusione di esotismo, rischia di avvenire il contrario: il vicino diventa lontano. La celebrazione cristiana, che è sempre vicina sennò non è cristiana, diventa un favoloso evento di altri tempi e di altri luoghi.

Un piccola, ma importante, conclusione da trarre mi pare potrebbe essere questa: le rappresentazioni dell’Epifania vanno bene ma andrebbero accuratamente distinte dalla liturgia. Possono fare tutti i giri nel quartiere e tutte le rappresentazioni possibili ma, arrivati davanti alla porta della chiesa, dovrebbero fermarsi. Perché lì dentro si fa un’altra cosa. Finora il vicino è diventato lontano, adesso, in chiesa, il lontano diventa vicino. 

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