I sentieri di Camilla

Camminare è un modo per conoscere se stessi, gli altri e il mondo che ci ospita. Un pellegrino dovrebbe saperlo bene.  Alla Casa del Pellegrino di Sotto il Monte, luogo di accoglienza per eccellenza, si sono incrociati alcuni passi particolari, quelli di sei giovani artisti, le cui ricerche si muovono nel confronto e nel dialogo con l’alterità, con la propria interiorità e con il mondo circostante.

Un’idea che prende avvio da “Sentieri creativi”, progetto che porta l’arte sulle cime delle Orobie, ad alta quota, vette raggiunte le quali il corpo si ristora e lo spirito si rinfranca.
Percorsi che si intrecciano ora all’interno della mostra Cammini, visibile fino al 31 gennaio, dove si ha l’occasione di osservare un viaggio tutto particolare, quello di Rut, attraverso il video di Camilla Marinoni, curatrice della mostra.

Terra – Rut è il racconto di una donna in cammino verso una terra straniera. Rut, di stirpe inospitale, deve farsi ospite in luoghi che non le appartengono. La fatica del cammino, spirituale prima che fisica, si coglie nel respiro e nell’incedere su suoli che non le hanno dato i natali. Una fatica ripagata nell’incontro con l’altro. “Per qual motivo ho trovato grazia ai tuoi occhi, così che tu ti interessi di me che sono una straniera?”.  Prostrata, trova casa anche in quella terra. Un racconto di speranza e tolleranza.

“Era la prima volta che mi rapportavo con il video.  Uno strumento che ha infinite possibilità per raccontare ed esprimersi. Ho scritto la sceneggiatura per questi brevi video, che poi sono stati girati e montati con l’aiuto di Luciana Andreani, per la Cappella dei Quattro Elementi a S. Paolo d’Argon, inaugurata nel 2011”, racconta l’artista.

CAMILLA E L’ARTE SACRA

Parlare di Dio attraverso gli strumenti dell’arte. Rivelare con la creatività umana, l’intimità tra Dio e il creato, “il legame stesso che unisce a Dio creatore gli uomini continuatori della sua opera nel mondo” (Gaudium et Spes). In questo campo Camilla si è addentrata a piccoli passi, prendendo avvio, con l’umiltà che riconosce l’inesperienza, quando a vent’anni l’amico don Cristiano Re le chiese di realizzare il calice per la sua prima messa. Entusiasmo, fede e convinzione che l’hanno poi spinta a continuare in un questo campo da subito riconosciuto come suo. Dopo aver studiato scultura all’Accademia di Brera, si è dedicata allo studio specialistico di arte sacra contemporanea, sempre in accademia.

“Ho vissuto per 7 anni a Milano. È stato un periodo molto intenso, ricco di incontri e conoscenze che hanno segnato la mia formazione, crescita e conoscenza. Ho potuto conoscere persone del calibro di Pierangelo Sequeri e Enrico Mazza, con alcune delle quali sono ancora in contatto…” racconta.

Un cammino che è proseguito sperimentando varie tecniche e vari materiali, come la ceramica e la cera, confrontandosi nel tempo con vari elementi della liturgia, dai calici alle croci, realizzate in varie occasioni per le prime comunioni, dai crocefissi alle casule, in particolare collaborando con Sirio Group.

Nel 2010 è il parroco di S. Paolo d’Argon a farle la proposta, durante un pranzo, che ha dato un inizio ad un nuovo passo della sua produzione: progettare, insieme a don Omar Valsecchi, la cappella del nuovo oratorio.

“È stato un lavoro lungo un anno. I vari elementi si sono precisati in momenti diversi, un poco per volta. Non è stato chiaro tutto da subito, sin dall’inizio, ma è stato bello così…. Mi sono fatta aiutare nel percorso da alcuni sacerdoti, in particolare don Lorenzo Flori, e ho cercato di inserire in questa creazione visioni differenti, ad esempio lasciando che amici, anche con una sensibilità religiosa diversa dalla mia, portassero a compimento, realizzassero i miei disegni, come è stato per esempio per le sedie”.

LA CAPPELLA DEI QUATTRO ELEMENTI

Togliti i sandali dai piedi. Come Mosè di fronte al roveto ardente, nella cappella dell’oratorio di S. Paolo d’Argon si entra senza scarpe.  I passi quotidiani si lasciano fuori,  in segno di rispetto. Un oratorio quadrato e una stanza quadrata, una forma che inequivocabilmente ordina. Quattro le ali dell’oratorio, quattro i lati della cappella, quattro elementi,  quattro personaggi, quattro metalli.

I sedili, di quattro tipologie diverse per il rapporto con il metallo che custodiscono e per la decorazione che li segna, abbracciano al centro una scultura di vetro, un cubo, “Custode dell’uno”. Custodisce quell’uno che è l’umano in rapporto con Dio. Su ogni lato prende spazio un quadrato metallico su cui si uniscono e confrontano simbolo e parola. In un dedalo di rimandi l’utero inciso nel ferro richiama Adamo, generato dalla terra cui il suo stesso nome fa risuonare, l’embrione che nasce nel rame ricorda Eva custode della vita,  il cervello sull’argento è soffio, ruah, spirito, il cuore pulsante nell’oro è fuoco di passione e purificazione.

Custode dell’uno, nella delicata trasparenza richiama alla luce delle vetrate. Tre. La Trinità prende forma in questo spazio, si compone nelle trame delle tende che velano le tre finestre. Una striscia verticale incarna l’Eterno nella storia, fatta di piccoli incontri, una linea orizzontale unisce cioè che è trino.

Quattro i video che invitano, in modo silenzioso e delicato, a riflettere intorno ai personaggi biblici. Mosè. Una danza rituale dove l’incontro con il fuoco, presente e altrove, si carica di meraviglia e sconcerto, certezza e paura. Nicodemo. Aria, soffio e alito di vita, origine a cui ritornare per “rinascere dall’alto”, dalla verità, da Dio. Maria. Acqua che genera e  purifica, che disseta e feconda. Rut. Legame con la terra, straniera e generosa.

DUE PASSI AVANTI

Il percorso di Camilla è ancora tutto in divenire, verso un futuro carico di progetti, attese e speranze. Due i progetti in cantiere, dei quali parla con passione e trasporto. Il 1 marzo, alla galleria Galgarte, inaugurerà una personale che darà la luce ad un lavoro, portato avanti da un po’ di tempo, sul tema dell’assenza e della presenza nell’assenza che si è cristallizzato ad esempio, ma non solo, nell’elaborazione in digitale di alcune crocifissioni note, dove la scomparsa del Cristo è segno di resurrezione, dove l’assenza è ancora più forte della presenza.

È con particolare entusiasmo e un pizzico di emozione che Camilla racconta un altro progetto al quale tiene molto: “Ho iniziato a disegnare e realizzare fedi nuziali che nascono da un incontro, il mio con i futuri sposi, con i quali progetto e creo a poco a poco gli anelli”. Simbolo di un amore eterno, nascono da quell’unione che verrà consacrata. “Mettimi come un sigillo sul tuo cuore, come un sigillo sul tuo braccio; perché l’amore è forte come la morte” (Cantico dei cantici 8, 6).