Social street

A Bergamo ci sono due “social street” nate da poco: via Moroni e via Pitentino. Su facebook stanno ancora muovendo i primi passi, nessuna delle due arriva a venti membri. Ma in Italia ci sono più di 150 gruppi così, solo a Bologna se ne contano almeno 30. È il buon vicinato che rinasce in una forma nuova su Internet.

Se non ci si incontra, difficile pensare a darsi una mano a vicenda, e allora ecco che in una città grande come Milano le Social Street nascono come funghi. Come sono nate queste piccole comunità su Internet? La storia è interessante: a partire è stato un gruppo tutto al femminile e giovane, tra i 30 e i 45 anni. Donne che non si conoscevano tra loro.

Molte sono partite dai social network, ancora prima di incontrarsi di persona, anche se abitavano solo qualche numero civico più in là, nella stessa via. La social street più numerosa è via Maiocchi a Milano con più di 400 membri. Via Dergano, sempre a Milano, nella zona Bovisa ha raccolto 150 iscritti in 48 ore. Che cosa vogliono i membri delle social street? Creare biblioteche in spazi inutilizzati, dare vita a un orto di quartiere, aiutarsi a turno per fare la spesa, scambiarsi consulenze, trovare aiuto per badare gli animali di casa, trovare persone fidate per darsi una mano anche con il babysitting, anche prestando i nonni, all’occorrenza. L’unico limite è la fantasia, e così ecco spuntare iniziative divertenti come “La cena degli avanzi natalizi” organizzata da una social street a Finale Ligure, in provincia di Savona, dove c’è anche un altro gruppo a Vernazzola, nel genovese. Alla cena hanno partecipato una ventina di persone e ognuno ha portato qualcosa: dai classici natalizi come cotechino, lenticchie, porchetta, focaccine ai dolci come torrone, biscotti, cioccolatini, krapfen e molto altro. A Tricase, 18 mila abitanti in provincia di Lecce, in Puglia, l’idea è partita da una giovane “migrante di ritorno”, che ha pensato così di reinserirsi in un contesto che ormai l’aveva “dimenticata”. Partito così per gioco, il gruppo di Tricase sta passando dall’amicizia virtuale ad attività molto concrete, come la produzione di olio social, dopo aver raccolto olive tutti insieme. Alla base, ci sembra, una grande voglia di comunità e di essere “vicini” agli altri che torna in maniere del tutto inaspettate: dai social network alla porta accanto.