L’ex-chiesina di San Rocco: una scoperta

Questa settimana a Bergamo scoppia la primavera dell’arte contemporanea con Artdate. Da oggi a domenica in città e in alcune località della provincia fioriscono mostre, laboratori, performance, incontri, installazioni. Ne presentiamo alcuni in questo nostro dossier.

L’ex chiesa di San Rocco è un pezzo dimenticato di città. Un piccolo gioiello offuscato dal tempo, eppure tanto affascinante. E’ lì, a due passi dalla stazione della funicolare in Città Alta, allo snodo tra via Rocca e Piazza Mercato delle Scarpe, e molti ci passano davanti senza saperlo. Per forza: è chiuso da ottant’anni. Anche per questo l’occasione offerta da Contemporary locus 6 in occasione di Artdate è così preziosa. Ma non è l’unico motivo.

L’esposizione che tutti potranno vedere da sabato 17 maggio, curata da Paola Tognon, offre molti altri interessanti spunti di riflessione. E’ intanto il frutto di un grande lavoro di squadra. Coinvolge prima di tutto due artiste: l’italiana Margherita Moscardini e la sound artist e compositrice inglese Jo Thomas, invitate entrambe dall’associazione Contemporary Locus a pensare un lavoro site specific per questo posto così speciale. Ma data la fragilità del luogo, che porta addosso i suoi anni di silenzio e oscurità, come una bella signora un po’ trascurata, per riuscire a realizzare questo lavoro ci volevano attenzioni speciali: uno studio accurato, una professionalità specifica, una serie di permessi: e così si sono create delle relazioni di collaborazione con l’ordine degli architetti, l’ordine degli ingegneri, il Patrimonio, l’amministrazione comunale, ognuno con la sua competenza.
L’esecuzione, delicatissima, del progetto di Margherita Moscardini è stata affidata all’impresa Poloni, che ha accolto una sfida professionale difficile e l’ha vinta, cogliendo l’occasione di “fare qualcosa di diverso, qualcosa che resti nella memoria della gente, a servizio di tutti”. L’ex chiesa di San Rocco dal momento in cui è sorta, nel ‘500, ha attraversato diverse vicende della storia della città, come tribunale mercantile nel Medioevo, quindi come chiesa, poi sconsacrata e a lungo inutilizzata, nonostante l’opera di sensibilizzazione sul recupero svolta per anni da un attivissimo comitato di cittadini della circoscrizione.
L’installazione di Margherita Moscardini è molto suggestiva. Consiste in una scala che parte dall’ingresso e taglia trasversalmente lo spazio interno, e man mano si assottiglia, finché esce da una delle finestre laterali. Una scala in legno protetta da una fitta griglia da cantiere, per rendere sicuro il passaggio per i visitatori, che ha il pregio di rispettare la struttura, il suo impianto, la sua atmosfera, e allo stesso tempo permette di guardarsi bene intorno, scoprendo insieme bellezze e fragilità. La finestra viene lasciata aperta, e così entra in scena anche la luce, con tutti i suoi sottili mutamenti. La luce pallida dell’alba, quella intensa di mezzogiorno, i tramonti rosati, la grigia penombra dei giorni piovosi, l’illuminazione notturna a led con dei fari da cantiere sono parte integrante dell’azione artistica. Un altro pezzo di memoria restituito ai bergamaschi nel delicato mosaico composto negli anni da Contemporary locus con il suo itinerario di scoperta di luoghi segreti e nascosti della città di Bergamo e del suo patrimonio culturale.

APPROFONDIMENTI

LE ARTISTE

Margherita Moscardini ha già realizzato diversi interventi legati all’”esistente costruito”, a lungo termine in Italia e all’estero. In questo caso la sua opera ha l’obiettivo di instaurare un nuovo legame tra San Rocco e la città, rendendolo spazio pubblico, spalancato e praticabile come una piazza. Jo Thomas interviene nel progetto con i suoi universi sonori legati alla composizione elettronica, realizzando un’opera site specific che percorre e dilata nella memoria l’intero spazio. Lunghe giornate dentro San Rocco le hanno permesso di costruire una traccia che elabora un inedito rapporto tra lo spazio, la sua storia e le passate funzioni. In un gioco di rimandi la composizione tiene conto della luce che penetra lo spazio e ne evidenzia i materiali, le evanescenze, la condizione di degrado e insieme ne illumina i percorsi sonori dilatati nel tempo della sua lunga storia.

LA STORIA DEL LUOGO

L’ex Chiesa di San Rocco fu inizialmente dedicata alla Madonna durante l’epidemia di peste che colpì la citta nel 1513, l’originaria cappella fu edificata sopra una fontana trecentesca, in luogo di un preesistente e importante edificio adibito a Tribunale dei Mercanti. Rinnovata alla fine del Cinquecento e dedicata a San Rocco, l’ex chiesa subì un’ulteriore modifica nel Seicento e un ultimo sostanziale intervento di rifacimento interno nel corso dell’Ottocento. L’attuale impianto, comprensivo di una piccola cella campanaria a pianta quadrata, con quattro aperture ad arco, deriva dalla modifica apportata nel 1630, anno in cui si verificò a Bergamo un altro contagio di peste. Nel 1697 la chiesa fu sconsacrata e nel 1797 riaperta nuovamente al culto dalla famiglia Salvioni, nobile famiglia bergamasca. A causa probabilmente della successiva caduta in disgrazia della famiglia, San Rocco fu nuovamente abbandonata all’incuria e negli anni ‘50 del Novecento definitivamente sconsacrata. Un ultimo e limitato intervento di restauro risale al 1984. Attualmente San Rocco è di proprietà comunale. Tra i beni artistici della chiesa va ricordato il dipinto di Pietro Ronzelli del 1588 (La Vergine addolorata e i Santi Rocco e Sebastiano, olio su tela cm 160×120) attualmente nel deposito del Duomo. Databili al 1856 gli affreschi, ora non più identificabili, di Giacomo Gritti mentre dietro la parete di destra rispetto all’ingresso sono ancora visibili i resti di un organo di cui, come per le reliquie, si sono perse le tracce. All’esterno dell’edificio è collocata, nella sua posizione originaria, un’antica edicola lignea che accoglie un notevole affresco raffigurante una Madonna con Bambino circondata da angeli realizzata intorno al 1520 probabilmente da un pittore della cerchia dei Bembo.

COS’E’ CONTEMPORARY LOCUS

Contemporary locus è un’associazione culturale Onlus che progetta e realizza attività espositive, formative e di ricerca sul territorio e in rete, mediante nuove strategie artistiche. La progettualità di contemporary locus, fondata nel 2012 da Elisa Bernardoni, Paola Tognon e Paola Vischetti, si realizza attraverso la riapertura di luoghi segreti o dismessi del territorio di Bergamo, che ancora conservano un particolare interesse storico-artistico o economico, e artisti contemporanei che ne divengono liberi interpreti e portatori di antichi e nuovi significati. La riattivazione di luoghi storici, abbandonati o invisibili, e il coinvolgimento dell’arte contemporanea, che diviene chiave di riapertura, caratterizzano il concept espositivo di Contemporary locus. Gli artisti, stranieri e italiani, invitati a trovare echi e corrispondenze con i luoghi prescelti, con la loro storia e la loro condizione di segretezza o dismissione, intervengono con lavori site specific e opere appositamente scelte. Tra gli obiettivi dell’associazione, anche l’avvio di progetti di ricerca e innovazione, la formazione di nuovi operatori culturali, la costruzione di una rete attiva sul territorio e la promozione dell’arte contemporanea nella dimensione urbana e sociale. Le edizioni passate di Contemporary locus hanno visto, nel 2012, la riapertura del Luogo Pio Colleoni, residenza quattrocentesca nel cuore di Città Alta, con gli artisti Huma Bhabha e Francesco Carone; la Cannoniera San Giacomo, parte delle Mura Venete e una delle più importanti testimonianze italiane dell’architettura militare del Cinquecento, con Anna Franceschini e Steve Piccolo; l’ex Hotel Commercio, parte dell’antico complesso conventuale di S. Spirito del XIV secolo e più antico luogo di accoglienza della città, con Francesca Grilli e Vlad Nanca. Nel 2013 Contemporary locus è proseguito con un’installazione video site specific di Grazia Toderi nel Teatro Sociale di Bergamo Alta, ristrutturato in anni recenti. Nello stesso anno, l’artista Tony Fiorentino è stato invitato a lavorare negli spazi segreti della Domus Lucina di Casa Angelini, domus romana risalente al I – IV secolo d.C..   Contemporary locus è anche un’esperienza che si espande in rete attraverso le nuove piattaforme tecnologiche. Le app di Contemporary locus, tra le prime legate a un ciclo espositivo contemporaneo, sono una parte integrante dei progetti espositivi: l’obiettivo è sviluppare una piattaforma aperta e partecipata, capace di far dialogare, attraverso le nuove tecnologie, le diverse reti del territorio e del sistema dell’arte.