Parmiggiani all’ex oratorio di San Lupo

Quando un artista incontra un luogo ne può nascere un’esposizione oppure un dialogo dove la voce dell’uno dà corpo a quella dell’altro. E quest’ultimo incontro è quello che è  felicemente accaduto nell’ex oratorio di San Lupo (Via S. Tomaso, 7), dove dal 17 maggio al 30 settembre l’installazione «Parmiggiani a San Lupo» mette in luce il dialogo tra un grande artista e un ambiente reso parlante.
Prima occasione per lasciarsi scuotere da quest’opera è l’inaugurazione, venerdì 16 maggio alle ore 18, che permette un ingresso libero alla mostra e sarà seguita da un aperitivo al Museo Bernareggi, a pochi passi. Tutte le info sono consultabili sul sito www.fondazionebernareggi.it

PARMIGGIANI, POLVERE E ANIMA

Un’occasione questa in cui a raggiungere Bergamo è uno dei più noti artisti italiani, della cui opera hanno scritto e parlato i più importanti critici e pensatori contemporanei, come Jean Clair.

Claudio Parmiggiani incontra uno dei luoghi suggestivi della nostra città e in esso lavora per andare a sollecitare e risvegliare alcune corde dimenticate dell’anima umana.

La sua arte è caratterizzata da un linguaggio personalissimo che diventa però universale grazie in primo luogo alla scelta di oggetti e materiali carichi delle tracce della loro vita fisica, assemblati per creare immagini insolite, liriche e suggestive.

Polvere e cenere, pietre, vetro e acciaio, marmo, campane e libri, barche sono le associazioni più facili con le sue creazioni. Una carriera lunga che inizia con l’innovatrice apparizione delle sue “pitture scolpite”, dove per la prima volta un calco in gesso viene esposto come opera e continua con opere che coinvolgono interamente lo spazio, come i labirinti di cristalli infranti le cui pareti sembrano devastate da una violenta esplosione.

Radicale e continua nel suo lavoro la riflessione sull’assenza, che ne risulta essere una linea portante in opere che hanno un forte impatto visivo ed emozionale. È il caso, solo per fare un esempio, delle sue sculture d’ombre dove questo tema si congiunge ad un’altra costante della sua ricerca: “L’immagine dell’ombra è una presenza frequente, forse una delle più insistenti nel mio lavoro, è come un dubbio suggerito all’occhio di chi guarda. All’ombra è legato il senso della nascita e della morte ed è il luogo occulto in cui immagini e idee prendono forma. E’ la prima immagine speculare dell’uomo, la metafora della fine, il nulla e il nulla è l’unica stella.”

Assenza, ombra, traccia del tempo che passa. Memoria. Anche a Bergamo Parmiggiani riflette sui segni della memoria, su quello che resta di visibile e tangibile, su forme spoglie e misere polveri. Tracce di qualcosa che è stato e che è perduto, ma forse non distrutto per sempre, evocabile dai meandri dell’anima in attesa.

SEGNI DELLA MEMORIA A SAN LUPO

Ristrutturato e riaperto nel 2007, l’ex oratorio di S. Lupo si presenta, col suo fronte scandito da tre colonne, maestoso alla sommità di Via San Tomaso. All’interno, un luogo silente e fortemente suggestivo, un’aula unica attorno alla quale ruotano matronei tra loro collegati. In questi anni, dalla riapertura ad oggi, ha avuto modo di ospitare al suo interno splendide installazioni di grandi dell’arte contemporanea: Vincenzo Castella, Jannis Kounellis, Gianriccardo Piccoli, Ferrario Frères, Andrea Mastrovito, Giovanni Frangi, Barbara Bartolone.

Luogo di riunione dei membri della Giovanile Confraternita della morte e poi cimitero e ossario della parrocchiale di Sant’Alessandro della Croce non può che essere luogo per eccellenza della memoria. Parmiggiani ha ascoltato il silenzio di questo spazio, ritrovando l’eco di un passato che ora non parla più.

E così l’artista ritrova il peso della campana, oggetto, tra gli altri simbolo della sua ricerca, che attraversa il tempo e lo spazio. Un carico di campane entra in San Lupo con tutta la sua ricchezza evocativa e la sua forza nostalgica. Voci silenziose che rievocano la memoria del sacro, resa ormai muta.