Litanie e rosario. Tutto il corpo accoglie l’amore di Dio

Cara suor Chiara, ho parlato con una nonnina ultranovantenne, molto sveglia e molto dinamica in barba ai suoi anni. Mi ha sorpreso perché, dopo che il nostro discorso era andato sul tema della preghiera e del senso del pregare, mi ha detto che lei il rosario non lo recita mai, che le preghiere ripetute le fanno venire la noia e che le sembrano anche un po’ infantili. Curioso, non ti pare? Che cosa avresti da dire tu a una obiezione del genere? Grazie. Francesca.

L’obiettivo della preghiera vocale, cara Francesca, è aiutare a entrare in intimità con il Signore: la ripetitività che caratterizza certi stili di preghiera, infatti, è un prezioso aiuto affinché tutta la nostra persona viva una relazione abituale e stabile con Dio. Sono molte le religioni e le tradizioni cristiane che contemplano questa modalità orante! Come non ricordare, ad es., l’importanza della “preghiera del cuore” insegnata da San Serafino di Sarov? Attraverso la continua ripetizione di una piccola invocazione, tutta la persona, respiro compreso, si dispone ad accogliere l’amore di Dio.

RIPETERE, COME RESPIRARE

Purtroppo, molte volte e con superficialità, consideriamo le preghiere vocali ormai obsolete, sterili, pesanti, noiose e infantili, ma non è così! Esse, infatti, mettono sulle nostre labbra parole ricche di Parola di Dio, di storia e di spiritualità, risvegliano nella nostra mente i contenuti principali della nostra fede e riaccendono nel cuore il desiderio di Dio. Quante generazioni di cristiani si sono formate alla scuola di molte Ave Maria e di numerosi Padre nostro! Le biografie raccontano, ad es. come Marcello Candia, del quale è in corso il processo di beatificazione, pur considerando preziosa e ricca la liturgia delle ore, non volle mai abbandonare il suo piccolo e ormai sgualcito libretto di preghiere tradizionali e con quello percorse l’itinerario della santità.

Vi è una differenza sostanziale, tuttavia, tra pregare e recitare le preghiere: la prima consiste nel vivere ed alimentare una familiarità sempre più vera e fiduciosa con il Signore attraverso l’ascolto orante e la meditazione silenziosa della sua Parola in atteggiamento di umiltà, di disponibilità e di apertura; la seconda, invece, è una modalità, accanto ad altre, per manifestare a Lui i sentimenti e i desideri che più ci stanno a cuore. La preghiera, infatti, tocca le sfere intime del cuore e dell’interiorità, coinvolgendo tutte le dimensioni del nostro essere.

FRANCESCO: TUTTI AMIAMO CON TUTTO IL CUORE

Il nostro padre san Francesco scriveva ai suoi frati: «Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza, con tutta l’intelligenza, con tutte le forze, con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti i sentimenti più profondi, tutti i desideri e la volontà il Signore Iddio, il quale a tutti noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati, redenti, e ci salverà per sua sola misericordia» (Regola non bollata XXXIII).

L’incontro personale e intimo con il Signore nella preghiera non esclude proprio nulla di noi e della nostra storia quotidiana. Certamente l’obiezione della nonnina ultranovantenne contiene una preziosa verità: se non è il cuore a muovere le labbra, o se il muovere le labbra non risveglia il cuore, si perde il frutto dell’orazione. Che fare allora? L’invito che la Chiesa, nostra Madre, ci rivolge è quello di vivere una relazione con Dio sempre più vera, semplice e matura; a tal fine anche le preghiere tradizionali, come il rosario, possono rivelarsi gravide di vita e di freschezza. Provare per …credere!!!