“Un genio, punto”. Non c’è altro da dire per definire Vincent Van Gogh secondo Alessio Boni che lunedì, nell’ultima serata della rassegna “Le Città Invisibili. Maestri e culture in dialogo”, darà voce al grande pittore olandese. L’appuntamento, dal titolo “Vincent Van Gogh, stralci sulla fede e sul cristianesimo dalle lettere”, vedrà l’attore bergamasco sul palco insieme a Fulvio Ferrario, teologo evangelico. Proiezioni, spiegazioni e lettura di alcune selezionate missive tra le oltre 700 che Van Gogh scrisse al fratello Theo, in cui parla anche del suo rapporto col cristianesimo. “E’ un artista che mi ha sempre interessato, la cui arte tocca nel profondo – afferma Boni – Poi, per la sua storia, le vicende che ha vissuto: fa breccia nel tuo cuore. Altri grandi pittori, come Picasso o Dalì, sono stati apprezzati in vita, Van Gogh no: non è mai stato considerato un pittore. Eppure era un genio, era anacronistico, era molto più avanti del suo tempo con ciò che proponeva con la sua arte”. Anche se “non era compreso, era bistrattato, non aveva un soldo perché non riusciva a vendere i suoi quadri: non ha mai perso la meraviglia della puerilità, del bambino e di fare ciò che gli piaceva – spiega l’attore – Nonostante la difficoltà di sopravvivere, proseguiva e perseguiva nella sua arte. Questa era anche la sua grandezza: continuava nella sua ricerca personale. Non ha ceduto a realizzare opere che magari si sarebbe potute vendere: dipingeva quello che gli andava bene, soggetti che gli interessavano, come “I mangiatori di patate”, anche se a quei tempi non venivano compresi e probabilmente ripugnavano”. Il pittore – diventato tale negli ultimi 10 anni di vita – precedentemente aveva un desiderio, che ha segnato il suo modo di intendere la pittura ed è presente anche nelle lettere: “di predicare, di diventare pastore, emulando così il padre. In seguito, però, si era allontanato da questa ambizione: aveva messo in discussione i dogmi e i pastori, non la religione, non Dio e aveva iniziato a farsi domande, ad avere dei dubbi”. Le lettere mostrano un percorso che delinea “una visione personale che va di pari passo con l’arte”. Van Gogh, anche attraverso il carteggio, rivela di essere un uomo e un artista intenso e complesso, caratteristiche che si ritrovano in tanti altri personaggi di cui Alessio Boni ha vestito i panni. Ad esempio: Caravaggio, Heathcliff di Cime tempestose, Matteo Carati de La meglio Gioventù, Walter Chiari e, ultimo in ordine di tempo, Ulisse: “Quando mi hanno chiesto di leggere il carteggio di Van Gogh, ho accettato subito – racconta l’attore – mi piacciono questi personaggi forti, che ti arricchiscono personalmente. Quando ricevo queste proposte, aderisco: sono grandi sfide, da far tremare i polsi, ma mi piacciono. Apprezzo anche i personaggi delle commedie, ma la profondità e la dicotomia che caratterizzano certi personaggi, mi intrigano e mi interessano: sono come un pugno nello stomaco. E io sono istintivo: quando sento quel pugno, accetto”. “Vincent Van Gogh, stralci sulla fede e sul cristianesimo dalle lettere” si terrà lunedì alle 21 al Centro Congressi di Bergamo (viale Papa Giovanni XXIII, 106). Ingresso: 7 euro, (5 euro per gli studenti fino a 26 anni). Info: 035.248772, info@fondazionebernareggi.it e www.fondazionebernareggi.it.