Pane e noci 3.0: e se la crisi edilizia colpisce anche il calcio…

Torna Pane e noci, il nostro feuilleton in versione 3.0: ogni post un racconto. I testi sono dello scrittore bergamasco Alessio Mussinelli. Le illustrazioni di Matteo Gubellini. Nessuno costruiva, nessuno ristrutturava. Era la crisi edilizia. Ma se poi ci andava di mezzo anche il calcio…Il sindaco Foresti doveva pur fare qualcosa…

LaValletta Costruzioni era un’impresa edile a conduzione familiare nata negli anni Settanta, portata avanti per tre generazioni con passione altalenante e negli ultimi tempi in profonda crisi. Nessuno costruiva, nessuno comprava, nessuno ristrutturava. Tempo di ristrettezze del quale, nonostante annunci e promesse degli economisti, non si vedeva la fine.
A risentirne, oltre che LaValletta, fu la squadra di calcio in cui l’impresario giocava. Posizione stopper, davanti alla difesa, lento e efficace. Spingeva gli avversari come avessero carne di marzapane. Li sbilanciava, li tratteneva, li falciava. Metteva in atto tutto quello che serviva per impedire che s’avvicinassero alla porta, a costo di una media ammonizioni di 57 minuti.
Causa crisi, lo stopper non era più lo stesso. Gigioneggiava per il campo privo della cattiveria agonistica che l’aveva contraddistinto. Gli si leggeva negli occhi la paura di sfidare l’avversario, di farsi male, di cadere e non riuscire a rialzarsi.
-Santocielo- imprecò il sindaco Foresti al quinto gol subito nei primi ventitré minuti della gara d’esordio del campionato. A giocare a quel modo non avrebbero conquistato un punto in tutta la stagione. -Svegliamoci- incitò i compagni. Ma l’impresario non ce la faceva, non gli giravano le gambe, né tantomeno la testa. Nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo scoppiò in lacrime come un bambino, chiese il cambio, fece una doccia e tornò a casa.
-Diciotto a zero- lesse don Biagio il giorno dopo, mezzo binocolo, dal foglio appeso alla bacheca dell’unione sportiva. Una caporetto cui seguì una convocazione straordinaria dei vertici della società sportiva, e dell’impresario.
-Allora?- chiese il sindaco.
L’uomo scoppiò in un nuovo ruscello che infastidì il Foresti come uno spillo nello schienale. -Gli uomini non piangono- disse battendo il pugno sul tavolo.
L’impresario si ricompose e spiegò con calma. Non aveva lavoro, non aveva cantieri da avviare, né progetti cui dedicarsi. A vivere in quel modo, anche un uomo sano sarebbe andato via di testa.
-Qui si parla di calcio, non di lavoro-.
Proprio lì stava il problema.
Chi aveva voglia di giocare a quelle condizioni? Uno, il divertimento, se lo doveva pur guadagnare a forza di fatica. Se la fatica mancava, si procedeva per privazione, si rinunciava al divertimento.
-Stupidaggini- sventolò la mano il Foresti. Il sindaco aveva esperienza, aveva visto scorrere l’acqua sotto i ponti della crisi e del boom economico. E niente era stato d’intralcio all’attività sportiva.
-Beato te, io in questa situazione non me la sento di giocare-.
-Quattordici a uno- lesse don Biagio la settimana seguente, sempre mezzo binocolo, sempre sul foglio appeso alla bacheca dell’unione sportiva. Una caporetto bis.
Siccome il girone era breve, e il sindaco era impaziente di riportare la squadra sul giusto binario, in via del tutto straordinaria presentò un progetto per la ristrutturazione del viale che collegava la chiesa parrocchiale al camposanto. Duecento metri di selciato risalente agli anni cinquanta, su cui don Biagio aveva a suo tempo rivolto critiche per la sua pericolosità.
L’opera andava fatta, sì, ma vigeva il blocco governativo dei fondi per le opere pubbliche. -Al diavolo il blocco- decise il sindaco per conto proprio, al termine del consiglio comunale.
L’appalto venne assegnato alla LaValletta, suscitando un giro di fischi d’orecchie. Erano molte le imprese in crisi e una simile opera avrebbe reso felici tutti.
In meno di tre settimane il viale era rifatto. D’altra parte, l’impresario non aveva niente da fare e s’era buttato anima e corpo in quel progetto. A tenere le mani in mano, cresce la voglia d’usarle. Nuovo impianto d’illuminazione, nuovi cordoli in tufo, nuove aiuole irrigate, nuova pavimentazione. Nuovi anche i risultati dell’unione sportiva che giovando del morale alle stelle dello stopper, infilò quattro risultati utili consecutivi.
-Don Biagio spione- lesse don Biagio sulla bacheca dell’unione sportiva. Abbassò di scatto il binocolo nascondendosi dietro la tenda.
-Hanno vinto quattro a uno. Merito del viale- fece Angelo. -Bello è bello. Peccato scivoli più d’una buccia di banana-.
Pecca di cui s’accorsero per primi gli anziani i quali s’arrischiavano a camminare sulla carreggiata. Meglio perdere la vita in strada, che un femore sul marciapiede.
Il sindaco Foresti si grattò le mani. Causa pubblica sicurezza, il lavoro fu rifatto, costi a carico del progettista e tre settimane d’entusiamo per lo stopper da cui scaturirono altrettante vittorie sul campo da calcio, e conquista del secondo posto in classifica.