In viaggio nel Deep Web: il lato oscuro della rete. Fuorilegge, senza regole

“Tentare di acquisire conoscenze su internet è come provare a orientarsi in una stanza degli specchi” dice il filosofo americano Peter Ludlow . La rete, insomma, è piena di trappole, e c’è chi la utilizza per manipolare l’opinione pubblica, usando trucchi psicologici “Psyops” e “Sockpuppets” (calzini fantoccio, cioè account finti): ne parliamo in questo dossier. A partire da un altro “punto oscuro” della rete, il Deep web.

Il Deep Web, ossia la parte oscura di internet: un non-luogo virtuale dove tutto è possibile e dove non si può essere identificati. Fino a poco tempo di esclusivo dominio di utenti altamente specializzati a livello hacker, è balzata agli onori delle cronache dopo la pubblicazione dei dossier scottanti di Wikileaks. E nella celebre serie tv “House of Cards” (molto apprezzata anche da Obama e Renzi) un giornalista che vuole scoprire la verità sulla morte di una collega che stava indagando sul vicepresidente degli Stati Uniti (Kevin Spacey) decide di rivolgersi ad un hacker attraverso il Deep Web. E violare così i tabulati telefonici del vicepresidente Usa.

Abbiamo quindi voluto saperne di più su questa parte nascosta del mezzo di comunicazione più utilizzato al mondo: per questo ci siamo rivolti a Mario Leone Piccinni, ufficiale della Guardia di Finanza, quattro diverse lauree in altrettante materie giuridiche e con una profonda esperienza nella lotta alla criminalità e nei computer crimes. Collabora con le cattedre di “informatica giuridica” delle Università degli Studi di Milano Bicocca, Cagliari e Bergamo, insegna all’Accademia della Guardia di Finanza ed è autore del libro “Generazione web e mondi virtuali” (Editrice San Marco).

Ci può spiegare in dettaglio in cosa consiste il Deep Web?
«Si tratta della parte non conosciuta di internet, altrimenti definita “la parte nascosta”, una immensa rete parallela ed anonima dalle dimensioni impressionanti tali da sovrastare l’internet in chiaro. Di fatto una rete alternativa ad internet, una porzione del web che non viene indicizzata dai motori di ricerca, un enorme contenitore fatto di oltre 200000 siti, raggiungibili e fruibili solo da chi ne conosce l’allocazione e solo utilizzando particolari strumenti; una totale di oltre 500 terabytes di informazioni, contro i 19 terabytes di informazioni utilizzabili in chiaro sul web pubblico. Una stima recente riferisce di una quantità di dati disponibili nel deep web 500 volte superiore rispetto a quella presente sull’internet convenzionale. Il deep web conosce grande espansione all’indomani della chiusura da parte delle Autorità statunitensi di Megaupload, community frequentata da milioni di utenti che dal più noto tra i portali di file hosting scaricavano opere dell’ingegno tutelate dal copyright; dopo aver tratto in arresto i responsabili e gestori di Megaupload, l’FBI ha dichiarato di voler dare la caccia anche agli utenti, una situazione che ha causato una fuga di massa di net user e downloaders dal web pubblico. Spaventati dal pericolo identificazione in caso di azioni illecite, i web surfer si sono dedicati alla ricerca di ambienti in cui navigare in grado di garantire l’anonimia, fino a trovare nella dark net la risposta alle loro esigenze».

Da chi è frequentata questa rete parallela?
«Il deep web è nato come rete anonima utilizzata da dissidenti politici e religiosi oppressi e perseguiti da governi totalitari e dispotici, da chi non poteva far sentire la propria voce perché oppresso o censurato, o come veicolo di comunicazione di attivisti con il resto del mondo in occasione di moti rivoluzionari o disordini sociali come quelli avvenuti recentemente in Iran o in Siria. Oggi è però diventato, per l’appunto, una rete parallela, all’interno della quale non vigono regole e non trovano applicazioni leggi, un enorme bazar dell’illegale, una zona franca al cui interno chiunque può contrabbandare ed acquistare di tutto, dalle armi, alle sostanze stupefacenti, ai documenti falsi. Un mondo parallelo irrimediabilmente contagiato e infestato della presenza di mercenari, falsari, terroristi, criminali, pedofili, contrabbandieri, trafficanti. Il deep web rende i net user che vi accedono non tracciabili e quindi non individuabili, con tutte le conseguenze che ne derivano rispetto alla consequenziale non applicabilità di alcuna legge nazionale».

Cosa si può trovare all’interno del Deep Web?
«Il deep web è una rete creata dall’unione di molti computer privati ed all’interno della quale i dati vengono scambiati in forma criptata, ove, senza pericolo di essere individuato, l’utente può soddisfare ogni bisogno illecito e può facilmente trovare e procurarsi armi, documenti falsificati, droghe di ogni tipo, materiale pedo-pornografico. Nei bassifondi del web nulla è proibito, la dark net è stata concepita per essere libera e pirata, un bazar all’interno del quale possono muoversi indisturbati (e aprire vetrine multimediali) mercanti provenienti da ogni parte del mondo, senza scrupoli e pronti a negoziare su tutto. È però doveroso sottolineare che il deep web non è solo crimine e criminalità, ma una parte del web sommerso che ha conservato l’originaria finalità che ne ha determinato la nascita. E’ rimasto uno spazio virtuale all’interno del quale gli attivisti possono comunicare senza essere intercettati, un centro di ritrovo virtuale di militanti politici e religiosi, ma anche la rete utilizzata dai governi di mezzo mondo per monitorare le reti terroristiche e le aree in fermento del pianeta».

Nel Deep Web, infatti, sono stati clonati i documenti di Wikileaks sulle atrocità della guerra in Iraq e Afghanistan. E viene utilizzato anche da gruppo hacker Anonymous per le sue incursioni.

Cosa si rischia ad avventurarsi nel web sommerso?
«Utilizzare strumenti di anonimizzazione come TOR non costituisce di per sé reato, così come non rappresenta una violazione dell’ordinamento giuridico entrare e navigare nel deep web. È invece reato, variamente disciplinato e sanzionato a seconda della norma applicabile e della gravità del fatto, acquistare materiale illecito come armi, sostanze stupefacenti, prodotti contraffatti, documenti falsi. Se l’accesso alla dark net da un punto di vista giuridico di per sé non costituisce dunque reato, sotto un aspetto meramente preventivo l’utilizzo nel deep web è fortemente sconsigliato, anche per i pericoli di contagio da malware e da altre minacce informatiche cui vengono esposti i pc dei net user. Inoltre, acquistando materiale lecito da venditori con vetrine nel web sommerso, qualora l’utente venga truffato e non riceva i beni acquistati e pagati ovvero riceva prodotti non conformi a quanto sperato, per l’acquirente sarà pressoché inutile presentare querela presso le Autorità competenti, in quanto il venditore non sarà in alcun modo rintracciabile. Lo stesso discorso vale, a maggior ragione, nel caso in cui l’utente abbia acquistato materiale illegale (droga, materiale contraffatto, ecc)».

I giovani sono grandi utilizzatori di internet, dei social network: cosa consiglia loro per evitare brutte soprese?
«Innanzitutto è dovere dei genitori fare da guida ai propri figli nel cammino di conoscenza di Internet: questo obbliga alla conoscenza concreta dello strumento e delle regole che ne sottendono l’utilizzo. Il consiglio che mi sento di dare, in particolar modo ai genitori, è di cercare di andare oltre al gap generazionale che li divide dai ragazzi dell’e-generation e puntare sul dialogo e sulla condivisione delle esperienze vissute on line dagli stessi ragazzi: mai come in questo caso, infatti, serve autorevolezza e non autorità».