Corruzione e dintorni. Tutti rubano ma nessuno dice perché non si deve rubare

Foto: il commissario anticorruzione  Raffaele Cantone

Ormai di corruzione si parla ogni giorno, o perché ci sono nuovi casi o perché ci si chiede cosa fare per arginare il fenomeno, a cominciare dalla legge anticorruzione che è in discussione in Parlamento.

Da tutto questo gran discutere si possono tirar fuori un paio di considerazioni. Aumenta la corruzione, dunque, e aumento il parlare che se ne fa. Quest’ultimo può essere visto come un argine, fragile ma utile, che viene posto contro la corruzione stessa. È meglio che se ne parli, infatti. Non è detto che i delinquenti diminuiranno. Ma almeno sanno che rischiano di andare in piazza. E questo può un piccolo deterrente.

Una seconda considerazione è scontata. Si ruba o si traffica anche perché manca un minimo di senso morale. Per non rubare, infatti, bisognerebbe avere qualche motivo per non rubare. Ma se i motivi non ci sono, perché non rubare visto che questo permette di avere, in breve e facilmente, quello che per altra via costa tanta fatica e tanto tempo? Ecco: ci risiamo. Non si può costruire una società sul nulla: per stare bene insieme bisogna che le relazioni siano regolate, cioè soggette a delle regole. Anche le regole del codice, in fondo, senza una morale che le sostiene, senza qualcosa che li fonda – valori, ethos, morale: chiamateli come volete – non portano da nessuna parte e soprattutto rischiano di creare una società dove per poter stare insieme bisogna reprimere sempre di più. Ma reprimere indiscriminatamente è come usare una chemio per curare il raffreddore. Il raffreddore finisce, ma con il raffreddore rischia di finire anche il raffreddato.

Insomma: in mezzo a tanto gridare per i diritti, dove trovare chi parla di doveri e soprattutto dei motivi per osservare i doveri? Bella domanda. Che attende, comunque, prima o poi, una risposta.