Un asteroide per Malala. Così il suo sogno di pace lascia traccia anche in cielo

Cerere, 2Pallas, 4Vesta, ma anche 31Euphrosyne o 52Europa. Sono per lo più legati alla mitologia – a divinità del mondo pagano, a protagoniste di tragedie classiche, a eroine rese immortali da gesta epiche – i nomi femminili finora attribuiti agli asteroidi del sistema solare (ad oggi oltre 600mila quelli individuati e catalogati; secondo le stime almeno il doppio quelli ancora in attesa di essere scoperti). Finora, appunto, perché Amy Mainzer, astrofisica del Jet Prolpulsion Laboratory (Jpl) della Nasa in California, ha deciso di chiamare 316201Malala un asteroide scoperto tra le orbite di Marte e Giove. A dare l’annuncio della scelta caduta sulla diciassettenne pakistana Malala Yousafzai, coraggiosa studentessa paladina del diritto allo studio per tutti i ragazzi e le ragazze e Premio Nobel 2014 per la pace, è la stessa scienziata scopritrice del “pianetino”, in accordo con l’International Astronomical Union, l’unica organizzazione internazionale designata ad attribuire nomi ai corpi celesti.
“Pochissimi asteroidi – afferma – sono stati chiamati con un nome che onori l’impegno e il contributo delle donne. Se c’è qualcuno che merita di avere un asteroide dedicato, è proprio Malala!”. Il suo sogno, rivela l’astrofisica da dieci anni al Jpl, è stato da sempre quello di diventare una scienziata. Di qui l’incoraggiamento alle ragazze: “Scienza e ingegneria sono per tutti! Per risolvere i problemi più gravi dell’umanità abbiamo disperatamente bisogno del brainpower (capacità intellettuali, ndr) di tutte le persone intelligenti. Non possiamo permetterci di respingere metà della popolazione… E questo è un lavoro di cui ci si innamora ogni giorno di più”. Ne siamo assolutamente convinti; tuttavia, anche se la differenza di genere si sta gradualmente attenuando, per la maggior parte delle donne, nonostante preparazione, bravura e impegno siano pari a quelli dei colleghi maschi, il “soffitto di cristallo” rimane impenetrabile, soprattutto se si tratta di discipline scientifiche.
La recente ricerca “Why so Few?” attribuisce questa difficoltà al perdurare di pregiudizi e stereotipi culturali che ritengono la popolazione femminile poco portata a studi scientifici, tecnologici e matematici. E quando vengono colti orientamenti o ambizioni al riguardo, spesso sono proprio genitori o insegnanti a scoraggiarli, indirizzando le scelte altrove. Per questo vorremmo dire alle ragazze di tutto il mondo, e oggi siamo in buona compagnia: “Non lasciatevi tarpare le ali, abbiate fiducia in voi stesse e seguite la vostra passione”. Grazie, Amy!