Il divorzio breve. Troppo breve. Non c’è tempo per ripensare. Parola di parroco

La notizia è arrivata settimana scorsa. E forse è passata inosservata o è andata in secondo piano. In Italia sarà più facile ottenere il divorzio. Sei mesi se l’accordo è consensuale e un anno se si decide di ricorrere al giudice. Per chi non fa né il giudice né il politico, come il sottoscritto, ma semplicemente il parroco, non è proprio una bella notizia.

Infatti per chi, con una certa frequenza, ascolta storie di coppie che stanno vivendo momenti di difficoltà non è proprio una notizia esaltante. Non sto a dire tutte le motivazioni e le ragioni di ordine pastorale, etico, religioso, sociale…  Mi limito a dire solamente che in un arco di tempo così ristretto non c’è tempo di riflettere su ciò che sta accadendo nella vita di una coppia e di arrivare successivamente ad una decisone ponderata, qualsiasi essa sia.

Si rischia di chiudere una storia in fretta, senza guardare a ciò che umanamente è accaduto dentro la vita di due persone che ad un certo punto hanno deciso di “mettere su casa” insieme.

Non c’è il tempo necessario per fare un lavoro di accompagnamento e di ri-significazione di un vissuto che magari necessità di ri-appropriazione e di ri-motivazione.

Non c’è tempo perché all’interno della coppia s’impari ad accogliere la fragilità dell’altro, ad integrarla e “perdonarla.”

Non c’è il tempo necessario per farsi aiutare da un consultorio familiare per guardare un po’ bene, senza scappare, dentro le dinamiche della vita di una coppia e avviare un cammino ed un supporto anche psicologico.

Non c’è tempo perché la famiglia tutta, in particolare i figli, capiscano cosa stia accadendo ed essi stessi abbiamo il tempo necessario per rendersene conto e “attutire” una botta che comunque, soprattutto se minori, sarà un trauma non indifferente da gestire.

Non c’è il tempo per un confronto ed un discernimento anche spirituale su ciò che sta accadendo nella storia di due persone che si sono unite anche con motivazioni religiose profonde.

Mi fermo qui per esprimere, anche solo da questo parziale punto di osservazione, il mio parere contrario a queste legge che non credo faccia bene alla famiglia tanto osannata, tanto celebrata ma forse, anche in questo modo poco aiutata ed essere se stessa per il bene futuro delle persone, della società e della Chiesa.