La cresima e i soldati di Cristo. Appassionata discussione con il parroco di Belsito

Foto: don Primo Mazzolari

A CHE COSA SERVE LA CRESIMA?

Giorni fa, in questo tempo di Cresime, il parroco di Belsito e io discutevamo di questo sacramento e dei suoi effetti. Da parte mia, pur apprezzando sinceramente ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) al n. 268, non mi sono ancora deciso ad accantonare l’espressione del Catechismo di Pio X, per il quale la Cresima ci fa perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo. Mi piace troppo.
L’amico, nonostante tutto l’affetto che ha per me, mi ha mandato a quel paese: “Tu sei come quel soldato giapponese, trovato nel 1974 nella giungla filippina. Non aveva saputo che la guerra era finita e quindi insisteva nel suo atteggiamento bellicoso anacronistico e senza senso”.
L’amico mi ha fatto notare che il testo del citato n. 268 del CCC è meno guerresco, e infinitamente più ricco e più bello. “Senti – mi dice agitandomi il libro sotto il naso – ‘La Confermazione apporta una crescita e un approfondimento della grazia battesimale: ci radica più profondamente nella filiazione divina; ci unisce più saldamente a Cristo; aumenta in noi i doni dello Spirito Santo; rende più perfetto il nostro legame con la Chiesa; ci accorda una speciale forza dello Spirito Santo per diffondere e difendere con la parola e con l’azione la fede, come veri testimoni di Cristo’, per ‘confessare coraggiosamente il nome di Cristo’ e per non vergognarsi mai della sua croce“.
Chi potrebbe negare la ricchezza e la bellezza di questa definizione? Nessuno. Vorrei vedere! La mia nostalgia (imperitura!) per l’espressione soldati di Cristo ha un solo motivo: a mio parere, essa sintetizza in modo ottimo e sempre di grande attualità appunto la parte finale di ciò che dice il CCC.
Per “diffondere e difendere con la parola e con l’azione la fede, come veri testimoni di Cristo”, per “confessare coraggiosamente il nome di Cristo” e per non vergognarsi mai della sua croce”, come dice il CCC, bisogna davvero avere “una speciale forza dello Spirito Santo, perché è un andar controcorrente, un lottare, un resistere: tutti atteggiamenti innegabilmente battaglieri.

UN ESEMPIO DI CRISTIANO COMBATTENTE

Fin dal tempo del seminario, sono stato affascinato dalla figura di don Primo Mazzolari, del quale proprio in questi giorni è stata avviata la causa di beatificazione. Papa Giovanni XXIII lo definì “la tromba dello Spirito Santo nella Valle Padana”, benché con i suoi scritti e la sua predicazione egli disturbasse molto sia in campo politico, sia in ambito ecclesiale. Tra l’altro aveva fondato un quindicinale, che aveva come testata ADESSO e come sottotitolo la frase di Gesù in Luca 22, 35s: “Adesso,.. chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una“.
Pietro, forte di quel comando, quando vennero ad arrestare Gesù, sguainò la spada che aveva alla cintura e con un maldestro fendente… tagliò un orecchio a uno dei presenti. Gesù gli intimò: “Metti via quella spada, perché chi di spada ferisce, di spada perisce”. L’improvvido spadaccino, forse non subito, ma di sicuro più tardi capì che Gesù, quando incitava a procurarsi una spada, non pensava a spade di ferro, ma a quella che S.Paolo avrebbe chiamato “la spada dello Spirito, che è la parola di Dio” (Ef 6,17), che – si badi bene – non è una specie di pio e innocuo giocattolino, ma “è più tagliente di una spada a due tagli, e penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito” (Eb 4, 12).
A ulteriore precisazione del senso delle parole di Gesù, S.Paolo afferma che “la nostra battaglia non è contro creature in carne ed ossa, ma contro le forze negative che dominano questo mondo di tenebra” (Es 6,12) e quindi raccomanda energicamente: “Prendete l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State ben fermi, con ai fianchi il cinturone della verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio”.
Don Primo non era certo un guerrafondaio, ma era un lottatore, e, da vero discepolo di Gesù, incitava i cristiani a uscire dalla melassa della mediocrità e ad impegnarsi in una lotta coraggiosa, senza cedimenti, né tentennamenti; ricca di inventiva e perfino di furbizia, perché a lui, come a Gesù, spiaceva che i figli della luce fossero meno svegli dei figli delle tenebre (cfr Lc 16, 8).

VENIAMO A NOI!

All’amico di Belsito ho chiesto: “Non ti sembra che sempre, ma specialmente al giorni d’oggi, occorra armare il cuore dei cristiani. soprattutto dei giovani, in particolare dei cresimandi, perché possano ‘resistere nella fede a tutte le forze negative che imperversano nel mondo’? Per andare contro la corrente trascinante del conformismo, per saper rendere ragione della propria fede nei più diversi ambienti in cui ci si trova a vivere, per difendere con coraggio, senza vergognarsi, la propria appartenenza a Cristo e alla Chiesa, per non sprofondare nelle sabbie mobili del pensiero debole, che cosa serve se non la fortezza del soldato di Cristo, che è dono dello Spirito santo, infuso in modo speciale nella Cresima, dono da accogliere, da coltivare, da allenare per tutta la vita?”.
E l’amico, di tutta risposta, sapendo che sono uno dei sacerdoti a cui il Vescovo ha dato la facoltà di amministrare la Cresima, mi ha chiesto se ero disposto ad andare a celebrare da lui il sacramento…