CL: grandi idee di politica e crisi di politici

Foto: Roberto Formigoni

PARTIRE DAL BASSO. LA CRISI DELLA POLITICA

“Partire dal basso” è il titolo, non brillantissimo, di un testo licenziato da Comunione e liberazione in questo mese di maggio, in occasione delle elezioni amministrative del 2015. Il sottotitolo è: “Implicarsi per il bene comune”. “Basso” ha molti significati: il popolo, le amministrazioni locali, la persona, il cuore dell’uomo… Il Documento muove dalla “crisi della politica”, anche e soprattutto di quella locale, caratterizzata da “scandali, sprechi, continui contrasti di tipo clientelare”. Le ragioni della crisi sono ricondotte, in ultima istanza, al “crollo di una tensione ideale”: “il venir meno di una esperienza integrale della persona ha svuotato dall’interno le grandi esperienze popolari, un tempo protagoniste della vita sociale e anche politica italiana”.  Come uscirne? Se la politica non può pretendere di essere “salvifica”, deve però ricongiungersi alle ragioni ideali del “servire il popolo”. Qui si offre una lunga citazione del dialogo intercorso il 30 aprile 2015 nell’Aula Paolo VI tra Papa Francesco e i membri della Comunità di vita cristiana (CVX) – Lega Missionaria Studenti d’Italia. Il papa, dopo aver ricordato la celebre definizione di politica di Paolo VI – è la forma più alta di carità – afferma che “fare politica è davvero un lavoro martiriale, perché bisogna andare tutto il giorno con quell’ideale di costruire il bene comune”.

IL BENE COMUNE

Secondo CL occorre pertanto muovere da “una rinnovata ricerca del bene comune per far ripartire la politica dal basso e per coinvolgere di nuovo il popolo intorno ad essa”.  Solo comprendendo che “l’altro è un bene” per la pienezza del nostro io e non un ostacolo da superare, solo se ciascuno mette a disposizione di tutti “la sua vita e il suo modo di vivere”, solo se si istituiscano luoghi che risveglino l’io di ciascuno e lo educhino a un rapporto adeguato con la realtà, sarà possibile rinnovare la politica.

SUSSIDIARIETÀ E ALTRO

Il Documento propone alcuni spunti di lavoro per le amministrazioni che usciranno dalle urne il 31 maggio: la sussidiarietà fiscale, vale a dire il principio secondo cui bisogna premiare chi è capace di fornire servizi di qualità migliore a costi sostenibili. Donde il no ai tagli orizzontali che premiano inevitabilmente i più irresponsabili. Il settore della sanità è preso ad esempio di questa nuova possibile politica differenziata da parte dello Stato centrale. E’ in questo settore che occorre riconoscere ai cittadini la libertà di scelta tra strutture sanitarie statali e non statali. La sussidiarietà orizzontale è il principio da applicare nella realizzazione di un welfare efficiente, che coinvolga il terzo settore nella gestione dei servizi, in un partenariato tra pubblico e provato sociale. Osserva il Documento che “un welfare più efficace e duraturo si ottiene solo investendo sul processo educativo, cioè arricchendo la capacità di conoscenza delle persone”. Di qui, tra le altre, anche la proposta di sostegno alla scuola paritaria, utilizzando tecniche quali il voucher e la dote-scuola.

Perché un movimento ecclesiale debba entrare nel merito di una campagna per le elezioni amministrative viene spiegato all’inizio, con una citazione da Don Giussani: “la comunità cristiana non può non tendere ad avere una sua idea e un suo metodo d’affronto dei problemi comuni, sia pratici che teorici, da offrire come sua specifica collaborazione a tutto il resto della società in cui è situata”.

INTANTO FORMIGONI, MAURO, LUPI…

Nulla di nuovo dunque. Anche la categorie di filosofia politica utilizzate sono le stesse da sempre. Centrale quella tradizionale di “popolo”, al posto di quella teoricamente più pertinente e più aggiornata di “società civile”. Ma non è questo il punto. CL ha sempre legittimamente preso posizione sulle scadenze, come del resto ha sempre ha fatto anche la Conferenza episcopale italiana. Ciò che segna una differenza rispetto alle occasioni precedenti non è tanto la crisi della politica, ma soprattutto la crisi dei politici espressi direttamente a CL: Formigoni, già (auto-)candidato a succedere a Berlusconi, un senatore tra i tanti; Mario Mauro, già Ministro della Difesa, corre di sigla in sigla; Maurizio Lupi, non più ministro, per le notissime ragioni, forse candidato, forse no a sindaco di Milano; in Regione Lombardia, dalla Formazione professionale alla Sanità, la caduta verticale dell’insediamento ciellino. Il “popolo” ciellino o quel che ne resta non ha più un personaggio di riferimento o ne ha troppi, schierati diversamente sullo scacchiere politico nazionale e locale.

Restano tutte da indagare le conseguenze sulla collocazione di CL rispetto alla politica. Una deriva spiritualistica di CL entrerebbe in contraddizione con le ragioni fondative del Movimento. Ma, intanto, una presenza diretta nell’agone politico sembra per ora sfumata.