Papa Francesco ai genitori separati: «Non usate i figli come ostaggi»

«Voglio darvi il benvenuto, perché ho visto tra di voi tante famiglie: buongiorno a tutte le famiglie!». Con queste parole il Papa ha aperto la catechesi dell’udienza generale di oggi, tenuta in gran parte a braccio, nella quale si è soffermato a riflettere «su una caratteristica essenziale della famiglia, ossia la sua naturale vocazione a educare i figli perché crescano nella responsabilità di sé e degli altri. Sembrerebbe una constatazione ovvia, eppure anche ai nostri tempi non mancano le difficoltà», ha esordito il Papa, che è partito dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi, letta poco prima, per commentare: «Quello che abbiamo sentito dell’apostolo Paolo, è tanto bello: ‘Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto, e voi padri non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino’».
«Questa è una regola sapiente», ha detto Francesco: «Il figlio che è educato ad ascoltare i genitori, e i genitori che non cercano di condurli in una maniera bruta». «I figli devono crescere senza scoraggiarsi, passo a passo», il consiglio del Papa, che ha spiegato: «Se voi dite ai figli: ‘saliamo’, e li prendete passo a passo e li fate salire, le cose andranno bene. Ma se voi dite: ‘Sali!’ e li lasciate soli, chiedete ai figli di fare cose che non sono capaci di fare». Il rapporto tra genitori e figli, secondo il Papa, è fatto «di saggezza, di un equilibrio tanto grande: figli, obbedite ai genitori, e voi genitori non esasperate i figli, non chiedete loro cose che non possono fare».
«È difficile educare per i genitori che vedono i figli solo la sera, quando ritornano a casa stanchi, quelli che hanno la fortuna di avere il lavoro. È ancora più difficile per i genitori separati, che sono appesantiti da questa loro condizione». Lo ha detto il Papa, che nella catechesi odierna è entrato nel dettaglio della condizione dei genitori separati: «È tanto difficile per loro educare i figli, hanno avuto difficoltà, si sono separati, e tante volte il figlio è preso come ostaggio. Il padre parla male della madre, e la madre parla male del padre, e si fa tanto male». «Nei matrimoni separati, mai prendere il figlio come ostaggio!», ha esclamato Francesco: «Voi vi siete separati per tante difficoltà e motivi, la vita vi ha dato questa prova: i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione». L’auspicio del Papa è «che i figli non siano come ostaggio dell’uno o dell’altro coniuge, che crescano sentendo che la mamma parla bene del papà e che il papà parla bene della mamma». «È molto difficile, ma potete farlo», ha detto rivolgendosi ai genitori separati per incoraggiarli.
«Il patto educativo oggi è diventato rotto -, perché – si è aperta una frattura tra famiglia e società, minando la fiducia reciproca, e così, l’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi». È l’analisi del Papa, che nell’udienza di oggi si è chiesto «come educare, quale tradizione abbiamo oggi da trasmettere ai nostri figli». «Intellettuali critici di ogni genere – ha denunciato – hanno zittito i genitori in mille modi, per difendere le giovani generazioni dai danni, veri o presunti, dell’educazione familiare. La famiglia è stata accusata, tra l’altro, di autoritarismo, di favoritismo, di conformismo, di repressione affettiva che genera conflitti». Tra i “sintomi” della rottura di questa alleanza, Francesco ha citato la scuola, dove «si sono intaccati i rapporti tra i genitori e gli insegnanti. A volte ci sono tensioni e sfiducia reciproca, e le conseguenze naturalmente ricadono sui figli». Per di più, «si sono moltiplicati i cosiddetti esperti, che hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione». «Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli esperti sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche», ha commentato il Papa: «E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi».
Oggi i genitori, «privati del loro ruolo, diventano spesso eccessivamente apprensivi e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli mai», ha denunciato il Papa nell’udienza di oggi: «Tendono ad affidarli sempre più agli esperti, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli, e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. E questo è gravissimo». A questo proposito, il Papa ha citato un aneddoto personale: «Quando ero in quarta elementare ho detto una brutta parola alla maestra, e la maestra, una buona donna, ha fatto chiamare mia mamma. Mia mamma è venuta il giorno dopo, hanno parlato tra di loro e poi sono stato chiamato, e mia madre davanti alla maestra mi ha spiegato che avevo fatto una cosa brutta, ma l’ha fatto con tanta dolcezza… Mi ha spiegato che era una cosa che non si doveva fare e mi ha chiesto di chiedere perdono alla maestra. Io l’ho fatto e sono rimasto contento, ma era solo il primo capitolo!».
«A casa è cominciato il secondo capitolo, immaginatevi voi…- ha proseguito il Papa sorridendo ai fedeli – Se questa cosa fosse successa oggi – ha detto attualizzando l’aneddoto – i genitori il giorno dopo avrebbero rimproverato la maestra, perché i tecnici dicono che non si deve rimproverare così. È evidente che questa impostazione non è buona: non è armonica, non è dialogica, e invece di favorire la collaborazione tra la famiglia e le altre agenzie educative, le contrappone», ha ammonito il Papa.

“Anche nelle migliori famiglie bisogna sopportarsi, e ci vuole tanta pazienza! Ma è così la vita, la vita non si fa in laboratorio, si fa nella realtà”. Lo ha detto, ancora una volta a braccio, il Papa, ricordando che “le comunità cristiane sono chiamate a offrire sostegno alla missione educativa delle famiglie, e lo fanno anzitutto con la luce della Parola di Dio”. La visione è quella di san Paolo, che “ricorda la reciprocità dei doveri tra genitori e figli”, perché “alla base di tutto c’è l’amore, quello che Dio ci dona”. “Quanti esempi stupendi abbiamo di genitori cristiani pieni di saggezza umana!”, ha esclamato Francesco: “Mostrano che la buona educazione familiare è la colonna vertebrale dell’umanesimo. La sua irradiazione sociale è la risorsa che consente di compensare le lacune, le ferite, i vuoti di paternità e maternità che toccano i figli meno fortunati. Questa irradiazione può fare autentici miracoli. E nella Chiesa succedono ogni giorno questi miracoli!”.

“È ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio, perché si sono autoesiliati dall’educazione dei figli, e riassumano pienamente il loro ruolo educativo”. La catechesi di oggi si è conclusa con questo forte auspicio, pronunciato a braccio come gran parte dell’udienza: “Speriamo che il Signore ci dia questa grazia, di non autoesiliarsi nell’educazione dei figli, e questo soltanto lo può fare l’amore, la tenerezza e la pazienza”, ha aggiunto Francesco. “Il Signore doni alle famiglie cristiane la fede, la libertà e il coraggio necessari per la loro missione”, le parole finali del Papa: “Se l’educazione familiare ritrova la fierezza del suo protagonismo, molte cose cambieranno in meglio, per i genitori incerti e per i figli delusi”.

Un doppio appello: per i cattolici cinesi e per i cristiani perseguitati, che “sono martiri”. A rivolgerlo è stato il Papa, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’udienza del mercoledì. “Il 24 maggio, i cattolici in Cina pregheranno con devozione la beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, venerata nel santuario di Sheshan a Shanghai”, ha esordito il Papa: “Nella statua, che sovrasta il Santuario, Maria sorregge in alto il suo Figlio, presentandolo al mondo con le braccia spalancate in gesto di amore e di misericordia. Anche noi chiederemo a Maria di aiutare i cattolici in Cina ad essere sempre testimoni credibili di questo amore misericordioso in mezzo al loro Popolo e a vivere spiritualmente uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la Chiesa”. “La Conferenza Episcopale Italiana – ha proseguito il Papa – ha proposto che nelle diocesi, in occasione della Veglia di Pentecoste, si ricordino tanti fratelli e sorelle esiliati o uccisi per il solo fatto di essere cristiani”. “Sono martiri”!, ha esclamato a braccio. “Auspico – ha concluso – che tale momento di preghiera accresca la consapevolezza che la libertà religiosa è un diritto umano inalienabile, aumenti la sensibilizzazione sul dramma dei cristiani perseguitati nel nostro tempo e che si ponga fine a questo inaccettabile crimine”.