Ragazzi, vi spiego la fame nel mondo. A proposito di Expo

Foto: il padiglione Italia all’Expo

L’EXPO, UN’OCCASIONE DI RIFLESSIONE DA NON PERDERE

L’ “Expo 2015” sul tema dell’alimentazione mondiale chiama tutte le agenzie culturali del mondo, laiche e confessionali, e tutte le formazioni politiche di ogni colore a studiare e promuovere le tradizioni alimentari tipiche di ogni paese, e qui è una festa allegra e pittoresca in cui il gareggiare è un vero piacere. Ma l’Expo chiama tutti (intellettuali, politici, associazioni e singoli cittadini) soprattutto a studiare i problemi che stanno a monte dell’alimentazione (come, dove, in che condizioni, a quale prezzo si produce ciò che finisce sulla tavola); il problema della filiera che i vari prodotti alimentari seguono per arrivare dai produttori ai consumatori; le cause dell’innegabile cattiva distribuzione dei prodotti, per cui alla fine c’è chi crepa di indigestione e chi muore di fame.
La Chiesa non si è sottratta alla sollecitazione che proviene dall’Expo. Il Papa, all’inaugurazione, ha parlato di opportunità da non sprecare. Gli hanno fatto coro unanimemente Vescovi, educatori, organi di stampa nostri, parrocchie, oratòri, famiglie… Gli oratòri lombardi, per esempio, quest’ anno incentreranno i frequentatissimi CRE (centri ricreativi estivi), ispirandosi al tema dell’Expo.

LA TORTA DEL PARROCO DI BELSITO

Parlando di queste cose il parroco di Belsito e io ci siam trovati d’accordo nella convinzione che anche i problemi mondiali più grossi esigono di essere conosciuti e affrontati a partire fin dal livello dei ragazzi. Che, se capiscono i ragazzi, possono ben capire anche “i grandi”.
E qui l’amico mi ha raccontato una sua trovata simpatica e… geniale. Durante un campo-scuola coi ragazzi della sua parrocchia, in uno degli incontri aveva messo a tema la fame nel mondo. Durante la discussione vennero fuori tutti i luoghi comuni che i ragazzi avevano assorbito nelle loro famiglie o nell’ambiente dei più adulti di loro. Per qualcuno la fame del mondo c’è perché in certi paesi la gente non lavora, non ha iniziativa. Per altri, nel terzo mondo fanno troppi figli. Per altri ancora, se Dio ci fosse e fosse buono come dicono i preti, non ci sarebbero bambini che muoiono di fame.
Il mio amico lì per lì non rispose nulla; disse semplicemente: Continueremo nel pomeriggio. Quel giorno era il compleanno di uno dei ragazzi e la mamma aveva fatto arrivare al campo una fantasmagorica megatorta. Al parroco venne un’idea. Diede ordine al cuoco di tagliarla in trenta fette (tanti erano i ragazzi) e di portare i vassoi nella sala riunioni che poi, dopo pranzo, i ragazzi si sarebbero serviti da soli. Per il cuoco non era una bella idea, perché poteva crearsi del disordine. “Faccia come le ho detto! – gli rispose il parroco – Siamo o non siamo a un campo-scuola? Si fidi”. Le cose andarono, manco a dirlo, come aveva previsto il cuoco. Alla fine dell’operazione tre ragazzi erano lì piagnucolosi perché non avevano avuto la fetta di torta che gli spettava.
Il parroco fece sedere i ragazzi e disse: “Ragazzi, prometto sul mio onore che non castigherò nessuno, ma voglio la verità. Voi siete in trenta, le fette di torta erano trenta; perché i vostri tre compagni sono rimasti senza la loro fetta? Chi ha barato? Non castigherò nessuno, ma voglio la verità”. E, dopo un breve attimo di silenzio, tre ragazzi alzarono la mano.
“Vedete ragazzi? Stamattina abbiamo riflettuto sulla causa della fame nel mondo. Alcuni ne davano la colpa al Signore? Ma il Signore è come la mamma. Non è colpa della mamma se la torta non è bastata alla gioia di tutti. La torta era così grande che sarebbe bastata anche se voi fosse stati più numerosi. Qualcuno ha detto che la fame del mondo è causata dalla pigrizia e dalla scarsa iniziativa di quella gente. Ma voi avete visto che contro la prepotenza non c’è intraprendenza che tenga. Ragazzi, la fame del mondo nasce così: dalla prepotenza e dalla avidità di qualcuno a scapito di altri”.

CHE FARE IN CONCRETO?

Qualcuno dirà che la trovata dell’amico di Belsito è semplicistica. Sarà, ma non è affatto fuori luogo e dà bene l’idea. Anzi, sarebbe bene che questa elementare scoperta fosse proposta ai ragazzi a scuola, all’oratorio, in famiglia. E (perché no?) anche nei CRE della prossima estate.
Se il 20% della popolazione del mondo accede all’80% delle risorse, l’80% della popolazione può
accedere solo al 20% delle risorse. O no? Elementare, Watson!
E allora cominciamo innanzi tutto ad abbandonare gli stolti luoghi comuni sulle cause della fame del mondo. Poi decidiamoci ad accettare senza tanti mugugni che gli Stati (compreso il nostro) impostino una politica economica meno dissennata al loro interno e più giusta nei rapporti con i paesi sfruttati. Infine, dopo aver riconosciuto che, al di là di tutto, siamo benestanti, e lo siamo, sia pure quasi senza colpa personale, a spese del terzo mondo, impariamo a condividere subito e di continuo ciò che abbiamo con i più poveri di noi. Pensate, attraverso, la Caritas e le Missioni, possiamo in brevissimo tempo far arrivare i nostri doni in capo al mondo, per riparare anche solo un po’ i danni che i poveri patiscono in conseguenza del nostro star bene a loro spese.