I nuovi preti. Volti che parlano

Foto di Gianvittorio Frau

30 maggio, ore 17. Nel duomo di Bergamo vengono ordinati cinque nuovi preti. Si può rivivere l’evento raccontando, ma lo si può rivivere rivedendolo, con delle immagini che ci trasmettono alcune delle tantissime emozioni che un evento così porta sempre con sé.

Abbiamo pensato di rivedere soprattutto i volti e di indovinare attraverso quei tratti qualcosa di quello che ribolliva dentro. Gli occhi e il volto sono la finestra dell’anima. Lo dice anche il Vangelo.
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Il volto che dovrebbe parlare si nasconde e non parla. In fondo le parole più profonde sono quelle non dette. Nessuna parola, infatti, può dire il mistero di un giovane scelto da Dio per servire il suo popolo e a parlare agli uomini, nientemeno che delle inenarrabili ricchezze dell’amore di Dio.

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Anche quando il volto si offre, gli occhi si socchiudono. E’ nel cuore che avviene l’incontro. Quello è il santo dei santi dove Dio si fa vicino e dove l’uomo, questo uomo, lo incontra oggi, qui, per questo evento che cambia la sua vita.

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Volti diversi, diversamente “presi” dall’avvenimento. Ogni storia fa storia diversa anche oggi, qui, in questa chiesa, in questa celebrazione, con questi protagonisti…

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La tensione si scioglie e l’amico prete accoglie l’ultimo arrivato con la gioia straripante delle grandi occasioni. Forse prete perché amico ma certamente amico, ancora più amico, perché prete.

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Ora, vestito dei paramenti, sta celebrando. E’ la prima messa, la vera prima messa. E’ il rito per eccellenza, la  forma più solenne nella quale il popolo di Dio si riconosce. Ma proprio questo fa straripare l’emozione. Ci si accorge, si sente, che qualche cosa di grande ci tocca da vicino e, insieme, ci supera, immensamente.

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L’intensità dei sentimenti è anche dei parenti, degli amici. Un giovane che diventa prete è il punto focale di un’indefinita rete di attenzioni, di affetti, di servigi… Anche per questo il prete non è, non può mai essere solo. E’ per tutti perché tutti, in fondo, sono  per lui.

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Il prete è “presbitero”, anziano. Lo è anche quando è giovane. Perché non immaginare come sia vero anche il contrario? Che è giovane – dovrebbe restare giovane – anche quando è vecchio.

In fondo l’augurio più bello che si può fare loro è che si portino appresso, per tutta la vita, la freschezza giovanile di questa giornata.