Le donne del Natale

Immagine: Giotto, la visitazione. Assisi, chiesa inferiore.

Cara suor Chiara, mi puoi parlare delle donne a Natale? Non solo Maria … Mi pare interessante nel complesso dell’annuncio evangelico. Anna

Cara Anna, tutto il tempo che dall’avvento porta al Natale è gravido di attesa, di silenzio, ma anche è popolato di volti, messaggeri e oracoli, che annunciano la nascita del Messia. In questo scenario, un profumo di donna attraversa il tempo, crea un clima spirituale che si fa grembo, introduce l’eterno nel tempo.

DAL TEMPIO ALLA CASA

Figure femminili si sono avvicendate e sono divenute protagoniste interrompendo una storia popolata solo di uomini. Esse preparano la via dell’incarnazione del Figlio di Dio, spostando il centro della sua manifestazione dal tempio alla casa, da Gerusalemme a Nazareth, dalle celebrazioni maestose alla ferialità del quotidiano dove si consuma la vita. Quando si parla di una nascita, non può che essere protagonista una donna chiamata a generare e portare nel suo corpo la vita nascente. La nascita del Salvatore è stata preparata da figure illustri, ma nella genealogia appaiono anche donne straniere: Tamar, Racab, Rut e Bestabea, che con la loro bellezza hanno intessuto un arazzo magnifico per il Messia. Eppure la loro è una bellezza che non eccelle in irreprensibilità, ma in audacia e coraggio: esse sono straniere o peccatrici, relegate ai margini dal giudizio dei pii del tempo, ma forse anche del nostro? La loro irregolarità per la scrittura, appare provvidenziale, poiché attraverso le loro vicende il Messia giunge a noi. Nel disordine delle vicende umane, Dio tesse l’ordine del suo disegno di salvezza. Esse sono al servizio del disegno di Dio nella storia anche quando non ne sono consapevoli, poiché l’opera divina della salvezza travalica i pensieri umani e procede non per vie legali, ma spirituali e affettive, dove il protagonista è il Dio della misericordia. Egli ricorre a vie insolite e lo fa in modo originale e inusuale tanto da non essere colto da occhi superficiali, poiché ciò che è debole o stolto agli occhi degli uomini è prezioso per Dio. Egli è il Dio dell’impossibile!

LA VECCHIA ELISABETTA

La sua opera risplende anche in Elisabetta, donna avanzata in età e sterile, che porta in sé l’umiliazione di non essere madre, ma anche la promessa di un compimento, di una gioia, di vita piena che assumerà il volto del figlio. Riempita e resa feconda di vita, Elisabetta si fa benedizione per Maria, sa riconoscere l’opera di Dio nell’altra; esse diventano voce di quel Dio che ora non abita più nel tempio, ma prende carne, dimora nel corpo dell’umanità, si fa incontro, prossimità, accoglienza e servizio dell’altro. Queste due donne ci insegnano che la vita nascente non appartiene che a Dio, ed esse sono come l’arca dell’alleanza che porta il santo dei santi e che viene posto nel tempio. Il destino dei loro figli percorrerà la via della nuova alleanza, la via della croce: perseguiranno la loro missione sino al dono della vita, poiché il figlio non appartiene alla madre, non è posseduto, ma è di Dio. Essa è totale gratuità, dono puro, collaboratrice nell’opera di Dio con la propria fecondità.

RACHELE E LE MADRI CHE PIANGONO

Ma un’altra figura femminile meno conosciuta, appare con una coloritura drammatica nei racconti dell’infanzia: Rachele. Moglie di Giacobbe, preferisce la morte alla sterilità, donando la vita a Beniamino. Essa è citata dopo la strage degli innocenti, è figura di Betlemme e di tutte le madri, cole di compassione e tenerezza, che, ieri come oggi, piangono la morte dei figli con un dolore inconsolabile e, con la loro sofferenza, fecondano la terra intrisa di sangue e violenza. E poi la figura di Anna, la profetessa, chiude il quadro dell’infanzia di Gesù. Essa abita nel tempio come il vegliardo Simeone. La sua attesa lunga ottantaquattro anni, la sua vedovanza, il suo ininterrotto servizio di digiuno e di preghiera al tempio indicano la perseveranza della fede che sa attendere il compimento delle promesse. Una fede purificata nel crogiolo della preghiera e dell’obbedienza alla vita, per poter riconoscere il desiderato delle genti, il Salvatore…

I VOLTI DELLE DONNE DEL VANGELO E I NOSTRI

Nei nomi delle donne che hanno preparato il Natale, possiamo ritrovare anche i nostri, il volto dell’umanità che attraversa il tempo, che passa continuamente dall’incredulità alla fede, dalla sterilità alla fecondità, riappropriandosi della sua vocazione a donare la vita e la fede. Il profilo di ogni donna, che in Maria ha la sua pienezza, sia per tutti provocazione a lasciarci raggiungere, in questo Natale, dall’annuncio di salvezza che Dio viene a visitarci per rimanere con noi. Ci coglie nel nostro oggi, in quel quotidiano apparentemente sterile che lui rende fecondo e gravido di vita, perché anche noi possiamo farci madri, generandolo nel mondo con l’opera della nostra fede, che attraverso di noi si fa benedizione per il mondo. Dio viene e annuncia una nuova primavera di salvezza. Ed è Natale!