Gentilissime signore. Dieci lettere alle donne della Bibbia/Eva, madre di tutti i viventi

Immagine: Rousseau, Eva, 1906-07, Kunsthalle, Hamburg 

Care mamme,
dice un proverbio che di mamma ce n’è una sola, ma non è vero.
Di mamme ce ne sono tante, di tutti i tipi.
Tutte belle, però.
(Almeno così diceva una canzone di Sanremo quando io ero giovane).
Tutte belle, è vero; ma sono anche tutte brave?
Lo ammetto, la domanda è un po’ moralistica
e potevo anche risparmiarmela.
Ma, quando nel mio compito di parroco e di educatore
mi trovo ad avere a che fare con i loro… frutti,
a volte non posso fare a meno di pormela.
Evidentemente, come tutti, papà compresi,
anche le mamme sono un cocktail di belle qualità,
con qualche difettuccio più o meno vistoso.
Ad ogni buon conto, da parroco un po’ moralista offro a voi,
mamme della mia parrocchia e oltre,
queste mie “Lettere alle madri della Bibbia”.
Ci troverete qualche spunto di riflessione
sui vostri rapporti con i figli
e forse anche un piccolo incoraggiamento e un aiuto
a correggere quei pochi difetti che forse vi capita di avere.

Con affetto,
Don Giacomo

Gentilissima Signora Eva,

ho avuto l’idea e ottenuto il permesso di inviare delle lettere alle mamme della Bibbia. E a chi potevo mandare la mia prima lettera se non a lei, la madre di tutti i viventi?

NON PER RIVANGARE LA STORIA

Non è mia intenzione di approfittare dell’occasione per rivangare la storia, penosa per tutti, del peccato suo e del signor Adamo, suo marito. Men che meno voglio accodarmi a coloro che la insultano da sempre accusandola di averci inguaiati tutti fino alla fine dei tempi per la stupidaggine di un po’ di frutta. Le cose evidentemente sono state più serie e più tragiche. Non è possibile infatti che il mondo sia andato in rovina per una mela, Se fosse, sarebbe davvero costata l’ira di Dio.

PARLIAMO DEI SUOI FIGLI: CAINO E ABELE

La ragione per cui le scrivo è un’altra; riguarda i suoi due primi figli: Caino e Abele. Quando penso a  lei e alla vicenda dei suoi due figli, trovo conferma di un’idea che mi son fatto a furia di incontrare genitori che con lo stesso metodo e lo stesso impegno educativo si son visti crescere nel nido pulcini bianchi e pulcini neri. È un problema vecchio come il mondo, come si vede. La Bibbia non lo dice, ma sono certo che lei, signora, e Adamo suo marito, dopo aver fatto del vostro meglio, visti i risultati, vi siete chiesti: «Come è stato possibile?».

È esattamente la stessa domanda di un’infinità di altri genitori. Ciò sta a dimostrare che l’educazione non è come quando si piantano zucche, che sei sicuro che verranno zucche, o come quando si schiaccia un pulsante e immancabilmente si verifica l’effetto voluto, ogni volta sempre identico. L’educazione invece deve fare i conti con la libertà di coloro che vengono educati, che non sono né orti piantati a zucche, né robots computerizzati. Ai genitori perciò, dopo aver fatto il proprio dovere, spesso non resta che dividersi tra l’amore compiaciuto per i figli riusciti bene, e l’amore ferito e preoccupato per i figli malriusciti. Ma c’è da dire che nei casi di esiti educativi diversi, sono molti i genitori che stressano i figli più vivaci con interminabili confronti, indisponenti da morire, con i fratelli tutti bravini e… odiosini.

NON È CHE LEI, SIGNORA, È STATA UNA MADRE ROMPONA?

Si offenderebbe, Signora, se le dicessi che, a volte, mi è venuto da pensare che lei sia stata una mamma rompona e cavafiato? Temo infatti che abbia portato il povero Caino all’esasperazione con il dirgli asfissiante: “Hai voglia prima di arrivare a essere come Abele”. Con questo, sia ben chiaro, non intendo giustificare in alcun modo l’esito tragico della tensione tra i suoi due figli. Però qui potrebbe esserci un principio di spiegazione. Fatto sta che vi siete trovati a piangere il figlio delle vostre compiacenze ucciso dal fratello che voi tartassavate fin da bambino come incapace di fare mai qualche cosa di buono.

Fortunatamente non va sempre a finire così tragicamente. Meno male! Ma l’errore si ripete di generazione in generazione, senza che la storia insegni nulla di nulla a nessuno. Benedetti genitori!

AL VOSTRO MATRIMONIO NON C’ERA NÉ PARROCO NÉ SINDACO

Lei, Signora, ha tuttavia delle scusanti non da poco. Al vostro matrimonio, per esempio,  non c’è stato né un parroco, né un sindaco che vi leggesse gli articoli del nostro codice civile. Peccato! Avreste saputo che l’art. 147 esige che ambedue i coniugi educhino i figli non imponendo i loro gusti o le loro frustrazioni di genitori, ma tenendo conto dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni della prole. Se l’aveste saputo, chissà… ! Forse Caino non sarebbe uscito così squinternato e Abele avrebbe potuto giocare tranquillamente con i suoi altarini Dio sa per quanto tempo.

LA INVITO AL MIO CORSO FIDANZATI

Quelli che non hanno scusanti sono i genitori di oggi, gli italiani specialmente. che non si curano dell’art. 147 del codice civile italiano, che si potrebbe dire ispirato se non proprio dallo Spirito santo, certamente dalla più sana psicologia. È così che dalla Vetta d’Italia all’isola di Lampedusa, in tutti i dialetti del Bel Paese, senti continuamente risuonare uno strillo universale contro i pulcini neri: «Brutto cattivo! Guarda tuo fratello, come è più bravo, più ubbidiente. Lui sì… Tu invece…».

Se non fosse che i genitori di sempre e dovunque sono allergici ai consigli perché preferiscono sbagliare da sé, la inviterei a tenere alcune conferenze a papà e mamme della mia parrocchia. Ma lasciamo perdere. Vedrei molto meglio un suo intervento al corso dei fidanzati. Che ne dice? Per i miei giovani apprendisti-genitori sarei disposto a farmi in quattro.

In attesa di un suo cenno, le porgo i miei più rispettosi saluti.