La legge sulle unioni civili. Mons. Galantino, l'”arrabbiato”. Alfio Marchini, il missionario

Foto: Alfio Marchini, candidato sindaco di Roma

Il parlamento approva la legge sulle unioni civili. Poco prima Alfio Marchini, il candidato sindaco a Roma, annuncia che, se sarà eletto sindaco, non celebrerà le nozze gay.

A CHI GIOVA LA POSIZIONE DI MARCHINI

Perché la presa di posizione di Marchini? O, in altre parole, a chi porta vantaggi? Non ai cattolici e a coloro che hanno osteggiato la legge approvata in Parlamento, perché se di legge si tratta, è legge per tutti. La presa di decisione di Marchini serve dunque a lui, non alla società. Il mondo cattolico, probabilmente, lo voterà e la Meloni gli dovrà cederà un po’ di voti. Soprattutto non serve ai cattolici e alla Chiesa. Perché se non sarà Marchini a celebrare i matrimoni gay sarà un suo assessore.

I VESCOVI ARRABBIATI

A proposito di Chiesa, La Stampa, per commentare le dichiarazioni di mons. Galantino sulle unioni civili, titolava “L’ira dei vescovi”. Sono andato a vedere i termini precisi dell’ira. Eccoli: “Il governo ha le sue logiche, le sue esigenze, probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti”. Poi il segretario CEI prosegue con semplici, perfino un po’ scontate raccomandazioni: “C’è la necessità di politiche che siano più attente, e che davvero mettano al centro l’importanza della famiglia fatta di madre, padre, figli. La famiglia non deve stare a cuore solo alla Chiesa, ma a tutti, a tutta la società. Quello della famiglia non è un ruolo sussidiario o marginale. Questo la società deve capirlo”. Sarebbe questa l’ira dei vescovi? Se si sta alle parole, senza particolari prevenzioni, emerge invece che di tutte le forze impegnate in questa vicenda la Chiesa ufficiale è la meno arrabbiata di tutti.

IL COMPITO DELLA CHIESA

Forse perché la Chiesa sta comprendendo che per lei il compito resta intatto: testimoniare la bellezza del matrimonio e la centralità della famiglia. Chiede che politica e leggi se ne accorgano, certo. Ma sa che non può né pretenderlo né tanto meno imporlo. Il compito torna ai credenti perché davvero ci credano e facciano tutto il possibile perché quella bellezza in cui credono diventi credibile anche a chi non condivide la loro fede.