Il rettore del seminario diventa parroco e un parroco diventa rettore. Il significato di una scelta

Foto: don Gustavo Bergamelli, nuovo rettore del seminario diocesano  di Bergamo

Il mese di giugno era sempre, negli anni passati, mese di grandi notizie ecclesiastiche. Preti che andavano, preti che venivano. Soprattutto preti nuovi che iniziavano la loro vita nelle parrocchie. Quest’anno, di preti che vanno e vengono ce ne sono ancora, ma di preti nuovi non ce n’è nessuno. In compenso, ai vertici del seminario diocesano, è avvenuto un cambio di guardia importante.

IL RETTORE PARROCO E IL PARROCO RETTORE

Mons. Pasquale Pezzoli, dopo quattordici anni di onorato servizio come rettore del seminario, lascia e diventa parroco di Santa Caterina in città. La notizia è stata data il 12 maggio scorso. Mons. Pezzoli ha 61 anni. Un mese dopo, il 12 giugno, è stato nominato il successore: don Gustavo Bergamelli, parroco di Paratico. Don Bergamelli ha 51 anni.  A confrontare le due figure si ha la sensazione di un perfetto gioco delle parti: Il rettore diventa parroco, il parroco diventa rettore. Il rettore diventato parroco non ha mai fatto vita di parrocchia, il parroco diventato rettore non ha mai fatto vita di seminario. Queste, nella vita ecclesiastica della diocesi di Bergamo, sono ambedue delle novità importanti.

I RETTORI PRECEDENTI NOMINATI ALL’INTERNO DEL SEMINARIO

Negli ultimi decenni, solitamente, i rettori del seminario venivano scelti tra i superiori attivi all’interno del seminario stesso. Così era stato per mons. Mario Gorini: da direttore spirituale del Liceo del seminario era passato, nel 1975, a rettore. Nel 1981 gli succedeva mons. Roberto Amadei, che era preside della facoltà interna di teologia. Nel 1990 Amadei diventava vescovo di Savona. Gli succedeva mons. Gianni Carzaniga, che era direttore spirituale di Teologia. Dal 2002 ad oggi il rettore è Pasquale Pezzoli che era stato – ed ha continuato ad essere anche da rettore – insegnante nello stesso seminario. Dunque: da almeno quarant’anni a questa parte, i rettori del seminario vengono dal seminario e non dalle parrocchie. Per cui la nomina di don Gustavo Bergamelli rappresenta una novità, significativa anche solo per i molti decenni nei quali i criteri di scelta erano stati altri.

LA NOVITÀ BERGAMELLI E LE SUE POSSIBILI CONSEGUENZE

Si può forse fare qualche semplice considerazione. La scelta “interna” fatta finora supponeva come decisiva la competenza educativa: un prete che aveva passato buona parte della sua vita a insegnare ai seminaristi o a accompagnarli come educatore era ritenuto più adeguato per fare il rettore: conosceva l’ambiente e le sue esigenze. Si trattava, ovviamente, di una scelta. Tra le molte centinaia di preti che hanno fatto vita parrocchiale in questi decenni è probabile che ci sia stato qualcuno – più di uno certamente – che avrebbe potuto fare anche il rettore del seminario. Ma, a parità di condizioni, si è pensato che un prete “interno” era più adatto a dirigere il seminario rispetto a un prete venuto dalla parrocchia. Con grossi vantaggi, evidentemente. Ma con qualche rischio. Uno, soprattutto: una certa “distanza” fra chi educa e studia – il seminario – e chi agisce negli oratori e nella comunità parrocchiali – parroci e curati. Le conseguenze ultime, estreme – solo estreme – sono talvolta quelle di una pastorale povera di teologia e di una teologia povera di pastorale.

Non è che la nomina di un parroco a rettore risolva il problema, che è molto più vasto di una persona e anche di una istituzione, ma pone un tassello che aiuti a non aumentare quella distanza. Del problema dovremo parlare ancora e molto, ovviamente. Intanto si prende atto di quella scelta e dei suoi possibili significati.