Dopo i funerali delle vittime di Dacca. Che senso ha porgere l’altra guancia?

IL MALE SPAVENTA

Vorrei stare in silenzio e pregare, caro Emanuele, consapevole che, anche nell’oscurità della storia e del dolore, il vangelo continua a brillare e a risplendere nel profondo dei cuori.

Alla tua domanda non voglio dare riposte affrettate, come se fosse un problema da risolvere velocemente, per soffrire il meno possibile; condivido il tuo smarrimento e sto con te in questa faticosa e dolorosa “sospensione”, con la certezza che la crudeltà della malvagità umana non annulla la verità del Vangelo, confermata da centinaia di migliaia di martiri che hanno creduto fino al sangue nella potenza della sua fecondità.

Il male, come quello di cui siamo stati “tutti” vittime in questi ultimi giorni, spaventa, spaventa molto e a ragione! Con la malvagità, infatti, non si scherza come se fosse una beffa di carnevale! La questione è seria, drammatica e tragica per tutti, anche per Dio, che ha individuato la “scandalosa” via del perdono e del bene, quale risposta più feconda ed efficace al male, l’unica in grado di sconfiggerlo alla radice.

Di fronte alla violenza cieca e immotivata, le nostre viscere fremono di sdegno, mentre a fatica si trattengono le lacrime…

IL PERDONO PER BLOCCARE LA SPIRALE VIOLENTA

Che senso ha porgere l’altra guancia se non quello di rifiutare decisamente di offrirsi alla violenza centuplicandone la potenza a scapito di tutti, così da spezzare, rompere e frantumare quella spirale diabolica che tutto distrugge?

Per quanto il male ci possa attaccare e persino uccidere, chiediamo al Signore la grazia di non rispondere mai con la stessa moneta, poiché faremmo il medesimo gioco, sporco, vile e meschino, a cominciare dai nostri “piccoli” litigi quotidiani, dalle “piccole” ingiustizie subite, dai “piccoli” torti, quelli con i quali ci imbattiamo giorno dopo giorno, uscendone spesso sconfitti.

UNA STORIA DI VIOLENZA ATROCE E DI PERDONO

Mi sembra significativa in proposito la testimonianza di Carlo Castagna che nel 2006, perse, in una strage, (forse uno dei crimini più atroci della storia d’Italia, pianificato con almeno tre mesi e compiuto con una violenza terrificante), la moglie Paola (57 anni), la figlia Raffaella (30 anni) e il nipotino Youssef (due anni e tre mesi), con la vicina Valeria Cherubini sgozzati, da Olindo Romano e Rosa Bazzi, per futili liti di condominio. Castagna sceglie la via del perdono e a coloro che gli chiedono ragione della sua scelta, risponde: “Non c’è alternativa a questo percorso. In qualunque situazione si possa trovare, un cristiano deve opporre alla radicalità del male la radicalità del bene; anche in una situazione tragica come la mia che mi ha sconvolto l’esistenza. Come siamo amati da Dio, così dobbiamo amare i nostri nemici. ‘Che meriti avresti – dice il Vangelo – se ami solo coloro che ti amano? Mia moglie e io avevamo sempre in mente una frase scritta sulla facciata di una chiesa di un paese vicino Erba, riferita alla croce: ‘Se mi accogli ti sorreggo, se mi rifiuti ti schiaccio’. Il perdono non è frutto del buonismo, né della mia bravura, – continua l’uomo in una delle numerose interviste – è un dono che Dio ci dà perché la vita possa ricominciare”. Carlo Castagna aveva imparato, nelle piccole scelte della vita quotidiana, a essere fedele alle parole di Gesù: “Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto”! Ecco perché è stato in grado di farlo anche in quelle più difficili.

La testimonianza di questo fratello, uomo proprio come noi, ferito negli affetti più cari, ci incoraggia nel continuare a credere che il bene è sempre la strada giusta, anche quando siamo “toccati” nella carne, feriti, sconvolti a causa di una assurda e incomprensibile violenza.

Non temiamo di gridare a Dio il nostro dolore, la nostra rabbia, la nostra disperazione: Lui solo può comprenderci fino in fondo ed offrirci un sostegno affinché la furia del male e l’efferatezza della malvagità non abbiano il sopravvento sul nostro cuore.