«Fuocoammare» di Gianfranco Rosi è il film italiano candidato all’Oscar

È “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, che racconta il flusso inarrestabile dei migranti verso il nostro Paese, il film italiano candidato all’Oscar per il miglior film in lingua non inglese. Il docufilm, già vincitore lo scorso 20 febbraio dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino, girato interamente a Lampedusa, è stato scelto tra altri sei titoli da una commissione di selezione riunita presso la sede dell’Anica, composta da nove membri. Oltre al film di Gianfranco Rosi erano in lizza: Gli ultimi saranno gli ultimi di Massimiliano Bruno, Indivisibili di Edoardo De Angelis, Lo chiamavano Jeeg Robot, di Gabriele Mainetti; Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese; Pericle il nero di Stefano Mordini; Suburra di Stefano Sollima. Il viaggio del docufilm di Rosi verso Hollywood inizia ora, “Fuocoammare” dovrà concorrere insieme a tutti gli altri titoli non in lingua inglese, le candidature vere e proprie si sapranno il 24 gennaio, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles domenica 26 febbraio 2017. «Sono molto felice di questa candidatura ed emozionato. Questo risultato va oltre al film, che in questi otto mesi ha girato per tutto il mondo e ora appartiene a tutti. Leggevo ieri le parole di Obama: chi erge delle barriere costruisce una prigione per se stesso. Ecco penso che il film possa trovare un’ispirazione in quelle parole», ha dichiarato Rosi raggiunto telefonicamente a Parigi, dove la pellicola sta per uscire al cinema. Chissà se si rivelerà profetica la frase di Meryl Streep, Presidente della giuria a Berlino, la quale dopo aver consegnato il premio a Rosi gli aveva confidato: «Questo film può vincere l’Oscar. Farò di tutto perché sia portato negli Usa». Dopo essere stato ospitato in tre festival americani (Telluride, Toronto e New York) ed essere stato venduto in più di 70 paesi sparsi in tutto il mondo, il film giungerà nelle sale americane il prossimo 21 ottobre accompagnato da una retrospettiva sul lavoro del regista al Lincoln Center di New York. Il film, che verrà trasmesso in prima visione il 3 ottobre su Raitre, in occasione della giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, racconta ciò che da vent’anni avviene a Lampedusa, quella “periferia dell’esistenza”, isola a metà tra Africa ed Europa, scelta da Papa Francesco nel luglio del 2013 come meta del suo primo viaggio apostolico.

Nel piccolo territorio di Lampedusa, una superficie di 20,2 kmq nella quale vivono 6.304 abitanti complessivi, nel corso di vent’anni sono sbarcati 400mila migranti e morte 15 mila persone. Con il “fuoco sacro del cronista”, Rosi si è immerso nella realtà lampedusana incrociando le storie e i diversi destini di quel popolo di mare e di quei migranti che sbarcano (spesso annegando in prossimità delle coste dell’isola) in quella terra di passaggio. Da un lato lo sguardo da adulto di Samuele Pucillo, un ragazzino di 12 anni al quale piace tirare con la fionda, fatta da sé, andare a caccia e sparare con un finto mitra contro il cielo quasi sempre plumbeo. Il lavoro quotidiano del dottor Pietro Bartolo che da anni soccorre e cura tutti con commovente uguaglianza, e spesso constata il decesso dei migranti. Maria Costa, la nonna di Samuele che racconta al nipote di quando durante la II Guerra Mondiale, le navi militari lanciavano razzi nel mare simili a fuochi, ora invece il mare se ha il colore del fuoco è perché si tinge del sangue dei migranti annegati. “Il mare non è un luogo da oltrepassare, non è una strada…”, è il rap/preghiera del giovane nigeriano che racconta l’orrore che i suoi occhi hanno visto e che ha sperimentato sulla propria pelle. Dall’altro lato gli sbarchi diurni e notturni nella scura notte lampedusana, i pericolosi trasbordi dai barconi, i naufragi, le salme dei migranti, le loro speranze e la loro disperazione.

Con “Fuocoammare” Rosi ci dimostra che non solo sono testimoni i lampedusani, ma l’intera umanità. «Filmare la morte è stata la cosa più dura» ha confessato il regista che ha obbligato l’Europa a puntare il suo sguardo distratto verso Sud, a Lampedusa.