Dialoghi sui sacramenti/Il matrimonio. Quello che Dio unisce

La sa, Don, l’ultima sul matrimonio? Il matrimonio è il sacramento di tutti i “poveri sacramenti”.

Nel senso di “poveri diavoli”, vuoi dire?

Esattamente. E gliene racconto un’altra. Quando mi sono sposato io, sono andato a confessarmi e il confessore si era dimenticato di darmi la penitenza. Io gliel’ho fatto notare ed egli mi ha risposto: Va’, va’, che la farai la penitenza…!

Ora capisco perché tuo figlio quando gli ho chiesto di elencarmi i sacramenti me ne ha detto solo sei e quando gli ho detto che aveva dimenticato il matrimonio, mi ha risposto che l’aveva tralasciato apposta, perché tu gli avevi detto che il matrimonio è compreso nel sacramento della penitenza.

Non è forse vero?

Attento però. Non dovresti esagerare così nelle barzellette sul matrimonio. Potresti fare del danno.

Ma no. Non abbia paura. Le cose veramente grandi non temono l’ironia; anzi, ne guadagnano. E poi, in fondo, anche Gesù con il suo primo miracolo alle nozze di Cana non ha mancato di ironia.

Hai ragione. A Cana, s’è vista plasticamente la differenza che c’è tra quando c’è Gesù e quando invece è assente: come tra la notte e il giorno, o tra l’acqua e il vino, appunto. Ha ragione il salmo 127 che dice: “Se il Signore non costruisce la casa, lavorano invano quelli che la costruiscono”.

Certo. La presenza di Cristo, in una casa è garanzia di protezione. Perciò ci si sposa in chiesa. 

Non hai capito niente. Il matrimonio religioso non è semplice benedizione che funzionerà da garanzia contro gli infortuni della vita. Se fosse così semplice, tutti si sposerebbero in chiesa. Non ti pare? Il matrimonio in chiesa è un sacramento, cioè un lasciarsi mandare da Gesù verso il coniuge in modo da essere per lui un segno concreto (un sacramento) del suo amore che lo vuol salvare.

Si spieghi meglio, perché la cosa mi pare interessante.

Ecco. Sta’ attento. Gesù, la sera di Pasqua, soffia sugli apostoli e dice loro: “Ricevete lo Spirito santo. Come il Padre ha mandato me, ora io mando voi…”. Nel matrimonio succede in piccolo la stessa cosa. Gesù dice ad ognuno dei coniugi: “Ricevi lo Spirito santo. Come il Padre ha mandato me [a condividere la condizione umana, a redimerla, a renderla feconda e a salvarla con l’amore, con il perdono, con il dono di me stesso] così ora io mando te dal tuo coniuge a fare la stessa cosa: condividete tutto fedelmente, redimetevi e riscattatevi a vicenda dai vostri limiti con l’amore, diventate fecondi in tutti i sensi, siate segno di salvezza l’uno per l’altro”…

Un coniuge perciò diventa in certo modo Gesù per l’altro? È forte quello che dice. Adesso mi par di capire anche perché nel matrimonio cristiano il divorzio è del tutto fuori luogo, è un non senso.

Il divorzio non c’entra col matrimonio cristiano non perché una legge lo proibisce, ma perché amarsi come Gesù ha amato noi vuol dire amarsi di un amore fedele, di un amore che sa pazientare, perdonare. Quando due accettano di vivere il matrimonio come un segno dell’amore di Gesù, cambia davvero tutto.  Molto più che a Cana. E anche i “poveri sacramenti” diventan capaci di cose grandi.

Bellissimo, ma mi pare più facile a dirlo che a farlo. Il matrimonio è delizia, ma è anche croce.

Hai ragione. Un giorno ho sentito un papà, saggio, che diceva alla figlia innamorata da poco: “Ricordati che incominciare ad amare vuol dire incominciare a soffrire”. Occorre un bel rapporto con il Signore nella preghiera e nella Comunione. Io suggerisco agli sposi di dire ogni giorno insieme questa invocazione: “Gesù, mite e umile di cuore, rendi il nostro cuore simile al tuo”. E si può chiedere una mano anche a Maria. Non per caso a Cana è stata lei a provocare il miracolo e l’ha fatto dicendo ai servi della festa: «Fate quello che lui vi dirà».